non credevo di sollevare un tale casino riprendendo il discorso su "liberismo et riformismo" di fronte alla Grande Crisi mondiale.
proprio ora mi é arrivato un messaggio e mail dell'amico Barletta, che mi ricorda che la sua cultura economica é figlia delle mie interviste....
Evidentemente sono un pessimo giornalista....Oppure semplicemente non vi é, troppo spesso, un atteggiamente mentale e culturale "laico", riflessivo (come insegna Habermas) e pragmatico (come dicono gli anglosassoni..)...
Perché, caro Barletta, non cercare di comprendere le complicate faccende dell'economia politica invece di assumere pregiudizi ideologici per Verità assolute?
Insomma per aver semplicemente messo l'accento sul fatto che questa Grande Crisi dell'economia mondiale ricorda molto la Grande Crisi degli anni trenta (come affermano non il Landi ma signori economisti...); per aver fatto osservare che forse sarebbe il caso di porsi il problema delle contraddizioni dell'economia capitalista, ovvero il deficit strutturale di domanda che si manifesta in particolari occasioni; per aver concluso, provvisioriamente, che l'intervento sociale di soggetti collettivi non é d demonizzare, tuttaltro....per tutto questo sono stato accusato di "trasudare presunzione" ovvero invitato a "mettermi in testa" non so quale arguta osservazione...
Per rispondere a te, caro Angiolo, una semplice osservazione: io stavo cercando di parlare degli avvenimenti asiatici e russi; non mi pare che si possa parlare perbene dei casi italiani senza cercare di capire quello che ci accade intorno. La geniale intuizione della politica transnazionale significa appunto, mi pare, cercare di governare con il diritto una fortissima e contradditoria globalizzazione economica e finanziaria.
Detto questo, é evidente che, se per "liberismo" si intende una politica "pro-market" l'economia italiana ha bisogno di elementi del suddetto "liberismo" (come peraltro io stesso ho ricordato quando ho parlato di politica europea di sostegno della domanda con diminuzioni di carico fiscale...): Se però per "liberismo" si intende la fine teologica di qualsiasi redistribuzione sociale, definita "mafiosa" a prescindere, e la scomparsa di qualsiasi forma di protezione sociale pubblica allora proprio non ci siamo..
Una piccola domanda finale, caro Angiolo: in Italia continuano a nascere partite Iva e nuove imprese a tutto spiano (decine di migliaia in pochi mesi). Non mi pare che ci sia un particolare bisogno di sollecitare gli italiani in tal senso..per fortuna...Non sarebbe molto più necessario per la società e per l'economia italiana la formazione di una rilevante "capitale sociale" (NB: per evitare inutili polemiche ideologiche con tale termine intendo scuole, infrastrutture, reti telematiche, ospedali, reti idriche, trasporti ferroviari, porti, ambiente e territorio, beni culturali non necessariamente statali o pubblici...)? Ovvero, l'Italia ha un deficit di imprenditorialità oppure di capitale sociale? Credo che basta andare in giro per le strade di Roma per consocere la risposta..
Conclusione, caro Angiolo, l'Italia ha certamente bisogno di più mercato..ma anche di più "pubblico"....
ciao
un carissimo Saluto Claudio