IL NOBEL.
IL VECCHIO SISTEMA ECONOMICO VA A PEZZI, MA NON E' UNA DISGRAZIA
Colloquio con Gary Becker / di Paolo Mastrolilli
La cosa migliore da fare con il Fondo monetario internazionale è chiuderlo per impedirgli di combinare altri guai. La Banca mondiale invece può sopravvivere, a patto di metterle le briglie obbligandola a limitarsi acerte forme di aiuti. Il G7 può essere allargato, tenendo però presente che serve solo a propositi limitati. se poi abbiamo proprio la smania di creare delle istituzioni finanziare internazionali, nella nuova economia globale può tornare utile un consorzio fra le principali banche private e alcuni governi rilevanti come quello americano e tedesco. chiacchierando con Gary Becker, premio Nobel per l'economia, membro del Pontificio Consiglio per le Scienze e successore di Milton Friedman alla guida dei "Chicago Boys", il sistema nato decine di anni fa a Bretton Woods cade a pezzi e uno nuovo si ricostruisce dalle sue ceneri.
Becker è stato il migliore studente, e ora il maestro, di una scuola di liberisti che non ha mai amato le istituzioni internazionali poste a guardia del mercato. Ora che il mondo dell'economia sembra finito in un'orbita impazzita, fuori dal controllo di queste istituzioni , non cade nella tentazione di togliersi qualche soddisfazionepersonale e pensa a come raddrizzare la rotta. Sta infatti seguendo molto da vicino la crisi asiatica e soprattutto quella russa, per un coinvolgimento professionale personale, oltre che accademico. Però non crede che il mondo stia andando alla deriva, strano destino per uno come lui che si ritrova ad affermare l'importanza dell'azione dei governi nell'attuale crisi : << Prendiamo, per esempio, la crisi del Giappone, emblematica in quanto Tokio dovrebbe fare da motore per tutta la regione asiatica. Si tratta quasi esclusivamente di difficoltà finanziarie e non di problemi dell'economia reale. Per risolvere queste difficoltà basterebbe chiudere le banche che non funzionano e r
iformare il sistema fiscale abbassando le tasse: In questo modo, l'economia nipponica riprenderebbe la corsa , rimettendo in moto l'intero continente. Il governo giapponese però frena, perchè questo genere di interventi danneggerebbe direttamente gli interessi dei politici e dei loro alleati, e quindi la crisi continua. Dunque non c'è nulla fuori controllo: tutti sanno da cosa dipende la crisi, tutti sanno come rimediare, però manca la volontà politica di agire. Di fatto, i governi, nel bene e nel male, decidono ancora i destini dei propri Paesi >>.
E LA RUSSIA? RIUSCIRA' ELTSIN A RESISTERE ALLE BORDATE DEL MERCATO?
La crisi di Mosca è esplosa come conseguenza di quella asiatica, in particolare dalle difficoltà del Giappone. I problemi di Tokio e delle ex Tigri hanno impaurito gli investitori internazionali, spingendoli a ritirare i loro capitali da tutti i mercati emergenti. I soldi sono scappati dall'Indonesia e dalla Malaysia, ma poi anche dal Sudamerica, mettendo in difficoltà Paesi come il Brasile e il Messico. Alla fine questa fuga dei capitali stranieri ha colpito anche la Russia, lasciandola senza fondi per onorare i propri debiti. Quindi è esplosa la crisi, anche se la situazione era da tempo difficile. Questi problemi finiscono per avere un impatto anche sulle Borse dei Paesi occidentali, perchè le nostre industrie hanno grossi interessi nelle regioni colpite. Ma chi ha i <> dell'economia in ordine è in grado di difendersi.MA LA CRISI RUSSA ERA EVITABILE?
Esistono delle colpe molto chiare, anche se a sbagliare sono stati in parecchi. Per primo l'Fmi, che ha fatto grandi prestiti per sostenere artificialmente il rublo. Naturalmente la moneta ha continuato a scendere, e così sono stati buttati nella spazzatura miliardi a palate. Una grossa responsabilità poi ce l'hanno anche le banche e gli investitori occidentali, soprattutto quelli europei, che hanno pompato grandi capitali nell'economia russa, ritirandoli poi di colpo alle prime difficoltà. Ancora una volta, però la colpa principale è delle autorità di Mosca, che con i loro errori hanno creato le condizioni perchè tutto ciò accadesse.
CHE TIPO DI ERRORI ?
In Russia la situazione è più complessa che in Giappone, sebbene si tratti di un'economia molto più piccola. Tuttavia esistono dei rimedi chiari per affrontare la crisi. Per prima cosa serve una riforma fiscale che abbassi le tasse e migliorare il sistema di raccolta. Quindi bisognerebbe chiudere le banche in difficoltà, e rassegnarsi alla flessibilità dei cambi. Visto che, ancora una volta, il governo è stato la causa della crisi, potrebbe ora contribuire alla sua soluzione. Il problema è capire se esiste la volontà politica di fare i passi necessari.
QUESTO PER QUANTO RIGUARDA L'ECONOMIA. IN RUSSIA PERO' IL RISCHIO POLITICO LEGATO ALLA CRISI W' MOLTO MAGGIORE...
Il problema è proprio questo. Da un punto di vista puramente tecnico, la crisi esplosa a Mosca è limitata, e non minaccia i mercati occidentali, perchè le dimensioni dell'economia russa sono molte ridotte e non hanno nulla a che fare con quelle dell'Asia. La Russia però è una potenza rilevante, ancora in possesso di un grande arsenale atomico che in caso di crisi del governo potrebbe finire nelle mani di qualche estremista. Alcuni osservatori dicono che Eltsin non è in grado di lavorare per più di due ore al giorno e in queste condizioni l'instabilità politica diventa un elemento decisivo della crisi economica.
TORNA DUNQUE IL PROBLEMA DI COME GOVERNARE QUESTE SITUAZIONI PER GARANTIRE LA SICUREZZA DI TUTTI. qUALI ISTITUZIONI POSSONO TORNARE UTILI ALLO SCOPO ?
Al momento, secondo me, il Fondo non ha più motivo di esistere. Quando è nato, il suo compito era garantire la stabilità dei cambi, ma ora la situazione è mutata e i suoi funzionari cercano solo scuse per tenerlo aperto. Ma gli interventi che il Fondo ha fatto ultimamente, dal Messico con l'Asia fino alla Russia, sono stati inutili o dannosi. Penso che la soluzione migliore sarebbe chiuderlo. La Banca mondiale invece può avere ancora una funzione, a patto di limitare il suo ruolo agli aiuti e di impedirle di entrare nel campo dei grandi prestiti.
E IL G7 ?
Dal punto di vista dei numeri, i paesi con le economie più importanti sono dentro. Da un punto di vista politico, invece, l'esclusione della Russia o della Cina è grave. Però bisogna tenere presente che a Mosca ha un'economia molto piccola, mentre Pechino è destinata a diventare grande solo fra qualche decennio. Se quinsi si decidesse un allargamento del G7, dovrebbe essere parecchio più ampio di quello attuale , comprendendo anche altri Stati destinati in futuro a contare di più. Comunque il G7 è sempre servito per propositi limitati e la sua funzione resterà ridotta.
ALLORA QUALE STRUTTURA POTREBBE DARE PIU' STABILITA' E SICUREZZA ?
Uno strumento utile e realistico, nell'era della globalizzazione, potrebbe essere un consorzio fra le principali banche e i governi dei Paesi con le economie più sviluppate, tipo gli Stati Uniti e la Germania. Un0organismo potente e ristretto come questo, potrebbe trovare l'accordo per prendere iniziative efficaci. Io comunque continuo a pensare che i singoli governi debbano ancore avere il controllo delle loro economie. Infatti quando i mercati decidono di penalizzarli, come abbiamo visto molto spesso durante i mesi scorsi, è sempre in risposta a decisioni sbagliate degli esecutivi.
LA GLOBALIZZAZIONE SEMBRA OFFRIRE AI MERCATI GRANDI OPPORTUNITA', MA A LIVELLO POLITICO SEMBRA ESPORCI A RISCHI MOLTO GRAVI ?
Non credo che ci aspettino delle crisi più frequenti. Certo, i meccanismi di prestito internazionali e di cambio si sono modificati. Però non vedo differenze drammatiche rispetto al passato. Vivremo delle nuove crisi, e anche delle depressioni, ma possediamo ancora gli strumenti per affrontarle e superarle.