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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Claudio - 9 settembre 1998
Caro Cappato,
mi meraviglia che, invece di obbiettare alle mie fallaci argomentazioni, mi accusi di fare "ricatti ideologici" nel porre l'alternativa fra riformismo sociale-liberale ("socialdemocrazia"?, la socialdemocrazia nazionale, statalista e dirigistica fu storicamente una delle forme più importanti ma superata di riformismo sociale in Europa) e rischi pericolosi di nuovi totalitarismo fondamentalistici ("fascismi" in senso lato).

Non sono "ricatti ideologici", ma una interpretazione dei fatti che stanno accadendo a porre questa alternativa. Il "neoliberismo" versione anni ottanta-novanta (in realtà cominiciato prima con la politica economica dell'amministrazione Carter e poi definitivamente vincente con il modello Reaganiano), la formula che vedeva insieme monetarismo, politica dell'offerta e deregulation, ha avuto indubbi successi, ha contribuito a sviluppare interi subcontinenti (es. l'asia sudorientale), ha rappresentato la formula economica (e politica) vincente. Le società capitaliste hanno anche pagato prezzi e costi rilevanti per quella formula, ma non é questa l'occasione per discutere di questo recente passato. Il punto é che il neoliberismo "Reaganiano" (per capirci, la mia é una mera definizione "giornalistica"), come tutti i programmi, le politiche, le formule può funzionare o meno a seconda dei paesi, delle epoche, dei problemi.

Ricette neoliberiste hanno avuto successo in Polonia, hanno portato l'Indonesia vicino a un benessere più o meno diffuso (pur a costi sociali elevati), hanno distrutto la Russia. Ora, in periodo di "deflazione" crescente, quelle formule possono ancora essere ritenute "vincenti"? Questo é il problema. La mia modestissima risposta é che la Grande Crisi internazionale rappresenta uno spartiacque fondamentale: prima l'obiettivo di fondo era la lotta all'inflazione: Monetarismo e politica dell'offerta hanno rappresentato una soluzione (non era l'unica, ma questo appunto é un'altro discorso...).

Ora l'obiettivo é e sarà sempre di più la lotta alla deflazione. Ci vogliono politiche e programmi, insomma una formula diversa. Ad esempio prima la deregulation ha permesso uno sviluppo impetuoso dei mercati finanziari globali che con la loro influenza hanno imposto la disinflazione; ora proprio lo sviluppo incontrollato dei mercati finanziari genera crisi mondiali e rischi di recessione globale. Appare cioè necessaria una qualche regolamentazione di questi mercati. La vogliamo fare con istituzioni sovranazionali e liberali o con istituzioni nazionali ed autarchiche? E questa non é una precisa alternativa fra riformismo e "fascismo"?

Oppure, per garantire la stabilità dei sistemi bancari sarà indispensabile una qualche autorità monetaria: vogliamo mettere a punto autorità monetarie e creditizie "globali" o qualche forma di concertazione sovranazionale fra Usa e Ue oppure vogliamo lasciare questo compito a singoli nazioni o gruppi di nazioni "spaccando" il libero commerecio internazionale in regioni geoeconomiche chiuse?

Oppure ancora, come possiamo sostenere la domanda interna dei paesi indistriali?

Come vedi l'alternativa che pongo (fra riformismo sociale-liberale "aperto" e fondamentalismo "autarchico") npon é un "ricatto ideologico". Tuttaltro: é, mi pare, una via di uscita.

D'altro canto proprio l'ultima questione, le politiche di sostegno alla domanda interna mi induce ad una ulteriore riflessione.

Fino ad ora abbiamo parlato di Indonesia, Russia, Malaysia e quant'altro.....Attualmente la domanda mondiale, lo sviluppo del capitalismo globale sono appesi alla elevatissima propensione al consumo degli americani. Osservatori, statistiche, buon senso induco a supporre che siamo ormai prossimi ad un rallentamento ciclico dell'economia Usa. Non ti viene in testa che la crisi mondiale potrebbe provocare un calo significativo di questa elevatissima propensione al consumo (oltre il 95 per cento...)? E che ciò provocherebbe una Grande Depressione in assenza di una forte politica reflattiva?

Non ti viene in testa che, ove banca centrale europea, bundesbank, governi europei si tenessero "fedeli" ad una politica monetaria, di bilancio, fiscale restrittive e quindi se l'Europa non facesse il proprio dovere di fronte al rallentamento ciclico Usa, la domanda mondiale cadrebbe pericolosamente?

E la "reflazione" é esattamente la politica economica di quella che tu chiami con disprezzo "socialdemocrazia" (ripeto per l'ennesima volta, questa mia definizione é altamente imprecisa...) o di autoritarismi demagogici. La reflazione può essere "autarchica" o "liberale", può essere affidata ai beni sociali oppure al riarmo. Queste mi pare sono le alternative nel "nuovo mondo" della deflazione.

Sbaglio?

 
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