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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Claudio - 22 settembre 1998
Per Grippo

rispondo alle tue osservazioni per punti

1. E' assolutamente necessario, secondo me, garantire un forte e decente livello e qualità di "diritti sociali" sia per ragioni "ideali" (per chi ovviamente "ci crede" ovvero per esempio per chi si rifà alla grande tradizione anglosassone del liberalismo sociale dei Ralws, dei Dahl, dei Waltzer) sia per rispettabili ragioni "strumentali". E' nell'interesse di tutti che i paesi avanzati garantiscano un forte livello di opportunità sociali ed economiche (ovvero di "diritti") perché in tal modo si sostiene la domanda effettiva e si possono evitare o meglio controllare le crisi "depressive" congenite all'economia di mercato capitalista; é nell'interesse di tutti che i paesi emergenti comincino ad introdurre decenti livelli di garanzie sociali proprio per evitare le crisi deflazionistiche, i Grandi Crolli ovvero per superare lo stadio dello "sviluppo trainato dalle esportazioni". Insomma per "sostenere la domanda interna".

E sostenendo sia la domanda dei paesi avanzati che quella dei paesi emergenti sarà possibile evitare chiusure "autarchiche". Il Caso Malese dovrebbe essere sotto l'occhio di qualunque persona informata....

2. E' ovvio, almeno per il sottoscritto, che però la "declinazione storica" dei diritti sociali del presente prossimo venturo non potrà essere eguale a quella del passato seppur glorioso del welfare statalista, dirigista e nazionale per tantissime ragioni, dallo squilibrio demografico ai tanti casi verificati di "fallimento dello stato". E qui l'insegnamento di un importante filone del libertalismo più liberistico, la Pubblic Choice appare decisivo.

NB: un piccolo consiglio a tutti i neoliberisti fondamentalisti..andatevi a leggere il testo di Buchanam or ora uscito anche in italiano ("Il calcolo del consenso" edizioni Il Mulino) dedicato proprio ai fallimenti dello stato....leggerete come ragiona un liberista liberale e scoprirete che molti dei vostri tabù non stanno in piedi...

3. A me inoltre appare evidente anche che una politica "aperta" per l'immigrazione può essere varata o in presenza di una forte e legittimata mobilità ecologica o in presenza di una robusta garanzia di diritti sociali per gli autoctoni e di una applicazione graduale delle opportunità sociali per gli stessi immigrati. Le reazioni xenofobe in assenza di adeguate garanzie sociali sono facilmente immaginabili anzi osservabili....

4. A me ha un po' meravigliato la risposta di Bandinelli a Grippo, in primo luogo per la totale rimozione della grande tradizione del riformismo social-liberale europeo, quello che si rifà a Beveridge e Keynes (entrambi liberali britannici...). La sinistra europea non si rifaceva solamente a Marx nel dopoguerra. Dopo Bad Godesperg erano i due liberali inglesi i "Padri Nobili" della sinistra democratica e riformista europea...

In secondo luogo, mi sono un pò (ma non troppo) meravigliato per le sottili distinzioni in fatto di "socialismo liberale".

Ohibo! I fratelli Rosselli e gli altri esponenti del "socialismo liberale" italiano, poi fondatori del partito d'azione, erano così poco socialisti da proporre nel programma elettorale di quel piccolo partito la "nazionalizzazione" delle grandi industrie.....

I "socialisti liberali" erano così poco socialisti da chiamare il loro movimento "Giustizia e Libertà" anteponendo il concetto liberale della libertà a quello socialista della giustizia e ricevendo così le critiche di Benedetto Croce...

I Rosselli, gli azionisti "non avevano nulla di strettamente socialista"??? Carissimo Bandinelli ma vogliamo scherzare???

Cordiali saluti

 
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