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Conferenza Rivoluzione liberale
Berti Palazzi Marco - 25 settembre 1998
SISTEMA CILENO - una precisazione sul sistema pensionistico cileno

Che la riforma pensionistica fatta in Cile nell'81 sia facilmente applicabile in Europa é sicuramente discutibile. Che sia stata brutalmente imposta nello stadio di Santiago con i carriarmati di Pinochet é pero' un mito , al quale io stesso ignorante ho creduto, che deve essere sfatato.

La transizione dal sistema a ripartizione a quello a capitalizzazione é avvenuta nel rispetto di tre regole principali:

1. chi al momento della transizione (1 maggio 81) era già in pensione ha visto salvaguardati i suoi diritti acquisiti, e ha continuato a prendere la sua pensione come se nulla fosse avvenuto, finanziata dalla fiscalità generale

2. chi era lavoratore attivo HA POTUTO SCEGLIERE se stare nel vecchio sistema o passare nel nuovo. Il vecchio sistema ha quindi continuato a funzionare, a spese della fiscalità generale, per coloro che hanno voluto restarci (circa il 10%). Coloro che hanno optato per il nuovo sistema hanno ricevuto un conguaglio corrispondente alla capitalizzazione dei contributi fino a quel momento versati, anche questo a carico della fiscalità generale.

3. chi é entrato nel mondo del lavoro successivamente ha a disposizione solo il nuovo sistema.

Se a questo si aggiunge che la transizione é stata accompagnata da una rigorosa regolamentazione dei fondi pensione e del mercato finanziario teso a dare stabilità al sistema e a proteggerlo dai pescecani, mi pare che ci troviamo di fronte al paradosso di una dittatura, e che dittatura, che ha prodotto o comunque consentito una riforma di esemplare democraticità.

Per quanto riguarda l'obiezione che un sistema a capitalizzazione non dà nessuna pensione a chi non ha di che risparmiare, si puo' sempre pensare a dei meccanismi di protezione sociale per i più deboli. Per esempio nel sistema cileno é prevista un'integrazione per coloro che, con almeno 20 anni di contributi, non raggiungono una pensione del livello minimo stabilito per legge. Chi ha meno di 20 anni di contributi ha diritto a una pensione sociale, molto più bassa.

Il problema vero con questo tipo di riforma, come ho già ripetutamente implicitamente accennato, é il costo finanziario della transizione. Per un certo periodo di tempo bisogna mantenere i due sistemi, ogni individuo paga contributi volontari per il proprio fondo pensione e contributi obbligatori (tasse) per finanziare i costi di cui ai punti 1 e 2. Un simile sforzo finanziario lo possono reggere paesi demograficamente giovani, dove la popolazione attiva é molto maggiore di quella dei pensionati e riesce a pagare per tutti, come il Cile e altri latini che lo stanno seguendo. In paesi demograficamente vecchi, e per di più indebitati e infestati dai pescecani, come quelli Europei e in particolare l'Italia, questi costi di transizione sono probabilmente insostenibili. A meno di non voler imporre la riforma con la brutalità che in materia pensionistica si attribuisce, erroneamente, all'altrimenti brutale Pinochet.

 
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