Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mar 29 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 11 ottobre 1998
L'intervento di Grippo su "cossuttismo e bertinottismo" ha toccato tangenzialmente un punto centrale, decisivo, anzi, mi sentirei di dire "il" punto della Politica, la vera dannazione storica di chiunque faccia politica ad alto livello, il vero dilemma mai risolto della "ars politica": e cioè il giusto mix (mutevole da tempo a tempo, da luogo a luogo, da situazione a situazione) fra realismo, da un lato, e intransigenza sui contenuti dall'altro. L'atteggiamento realista è molto attento agli effetti concreti delle decisioni prese, mentre l'approccio intransigente tende a farsi custode dell' "integrità" delle proprie posizioni. Non per snobistica esibizione di machiavellismo, ma probabilmente a causa di una visione disincantata della natura e della realtà umane, tendo a essere attratto dall'approccio "consequenzialista", che valuta le conseguenze di una certa azione politica, che tiene conto dei rapporti di forza, che ritiene che la politica sia anche spostamento di equilibri, scherma, alleanze, compromessi no
bili, individuazione dei punti di attacco più appropriati in funzione del successo della propria iniziativa, enfatizzazione di alcuni temi (e accantonamento di altri) se questi favoriscono l' acquisizione del consenso e/o mettono in difficoltà l'avversario. Questo approccio ha generalmente un certo discredito fra le "anime belle" della politica e viene erroneamente confuso con l'opportunismo, tacciato di deprecabile mania compromissoria, equivocato con l'atteggiamento volto al puro e semplice mantenimento del potere. Credo che anche tu, Antonio, sia caduto in un equivoco simile. Le tematiche care all'area comunista hanno più chances di affermarsi attraverso la politica attuata da Bertinotti o attraverso quella attuata da Cossutta? O, alternativamente, quale politica limita maggiormente i danni (dal loro punto di vista)? Questo aspetto di metodo mi ha sempre molto intrigato, non solo per un interesse di natura teorica, ma perchè faccio parte di un'area politica che, a mio avviso, è sempre stata molto orientat

a verso la polarità "intransigente", e mi sono spesso domandato quanto alcuni nostri insuccessi politici fossero da addebitare a tale "impronta" genetica . In un seminario di alcuni mesi fa, ad un mio intervento che tentava di trarre conseguenze politiche partendo da questo problema, Pannella mi rispondeva che noi non dobbiamo essere "rassicuranti", che uno dei nostri compiti è proprio quello di suscitare contraddizioni anche, e soprattuto, partendo da posizioni minoritarie. Naturalmente il fascino di tale asserzione di Marco è indiscutibile, ma continuo a pensare che con tale modalità di azione la soglia che divide la politica dalla testimonianza rischi di essere troppo spesso superata.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail