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Conferenza Rivoluzione liberale
Caporale Cinzia - 13 ottobre 1998
Sempre sulla Fecondazione assistita...

IL SOLE 24 ORE

11-10-98

MEGLIO NESSUNA LEGGE

di Cinzia Caporale

Autonomia degli individui, responsabilita', equita' nelle politiche pubbliche, questi i principi cui si ispirava il "Manifesto di Bioetica laica sulla Fecondazione assistita". Nel nostro Paese, la questione delle tecnologie applicate alla riproduzione ha assunto una dimensione politica, parlamentare e mediatica che e' senza precedenti rispetto alla considerazione finora riservata al confronto sulle tematiche bioetiche e sui "nuovi diritti".

Formalmente rinviato per motivi "tecnici", a causa della concomitanza con la Finanziaria, il dibattito parlamentare sul "Testo Unificato in Materia di Procreazione Medicalmente Assistita" si e' di fatto arenato, alla vigilia della discussione sugli emendamenti, sui veti incrociati in merito alla liceita' della fecondazione eterologa e dell'accesso per le coppie di fatto. Approdato in Aula nel mese di luglio, il dibattito generale sulla proposta di legge, fortemente voluta dalla relatrice Marida Bolognesi, ha visto intervenire leader politici e correnti di partito in una contrapposizione spesso strumentale e comunque deliberatamente ideologizzata. Le esplicite pressioni delle gerarchie ecclesiastiche e la frammentazione politica dei cattolici, hanno indotto molti parlamentari a competere su chi risultasse il piu' ortodosso rispetto alla Dottrina della Chiesa. Di certo, questo atteggiamento ha contribuito piu' al consolidamento dell'antitesi laici-cattolici che ad un confronto dialogico e produttivo.

L'impostazione laica e liberale di una legge non dovrebbe tendere a rappresentare singole posizioni etiche, anche quando queste risultassero maggioritarie: i diritti degli individui infatti, non sono meno violati se viene loro imposto cio' che essi accetterebbero volontariamente. Egualmente, una legge non dovrebbe costituire un compromesso tra diverse visioni etiche, ne' tentare sempre di comporle. Essa dovrebbe viceversa basarsi sull'individuazione di principi quanto piu' possibile universali, che permettano ai cittadini che aderiscono a differenti visioni etiche e religiose di veder rispettate le loro decisioni e le loro liberta'. Questo approccio alle norme giuridiche e' conforme ai principi che ispirano tanto la bioetica laica quanto le concezioni liberali dello Stato e dell'individuo, ed e' precisamente a questa visione che ci si sarebbe dovuti riferire nell'impostare una legge sulla fecondazione assistita. A maggior ragione, per il fatto che si trattera' della prima legge organica relativa alla bioetic

a, quella che cosi' tanto influenzera' il nostro modo di costruire le regole in ambito di biodiritto.

Questa posizione e' 'laica' ma non 'laicista', nel senso che non vuole entrare in conflitto con altre concezioni etiche e religiose, compresa quella cattolica. Il Cattolicesimo infatti, consiste in una visione dottrinaria della fede e in un insieme di precetti morali che provengono dal Magistero della Chiesa. Nelle problematiche della scienza e della tecnologia non sono pero' implicate questioni di fede, ma soltanto questioni di precetti morali la cui validita' e' relativa ad un insegnamento che non e' vincolante neppure per gli stessi cattolici. In campo bioetico, ad esempio, cio' e' dimostrato dal fatto che eminenti istituzioni, indubbiamente cattoliche, non sempre si sono sentite vincolate dalle raccomandazioni della Chiesa. Tutto questo dovrebbe appunto far riflettere quei cattolici che si considerano dei liberali ed indurli ad evitare devastanti e spesso pretestuose polemiche. L'assioma fondamentale del liberalismo e' infatti che le decisioni, e la loro responsabilita', sono eminentemente individuali, e

non collettive. Pertanto, non puo' essere certo una maggioranza politica ad imporre agli individui quelle scelte le cui conseguenze maggiori ricadono proprio sugli individui stessi. Le decisioni in merito alla procreazione assistita sono esattamente di questo genere, e una legge liberale su questa tematica non avrebbe potuto che riferirsi ad un diritto "leggero", comunque a regole condivise che dirimessero il conflitto invece che alimentarlo.

Il Testo Unificato che verra' dibattuto nei prossimi mesi e' viceversa una proposta di compromesso che non soddisfa alcuna delle parti politiche e che ripercorre la logica di ipocrisia e di enunciati etici della legge sull'aborto. Riduce gli ambiti decisionali della donna, che nei fatti scompare come individuo/soggetto per essere sostituita dal "soggetto" coppia, e, per la prima volta in Italia, introduce una discriminazione su base di diritto positivo degli omosessuali. E' ispirata a logiche inquisitorie nei confronti di uno degli ambiti piu' privati della vita: l'accertamento della condizione di sterilita' presuppone un'indagine minuziosa a proposito delle propria vita sessuale, quale, ad esempio il dichiarare quale sia stata la frequenza dei rapporti intercorsi negli ultimi due anni. L'impianto della legge come "terapia della sterilita'" pone tra l'altro una seria questione di anticostituzionalita': ci si chiede infatti come il diritto alla salute, sancito dall'art. 32 della Costituzione, possa essere lim

itato a categorie predefinite di cittadini, e cioe' alla coppie coniugate o di fatto. L'insieme delle norme e' aleatorio, e la loro applicazione e' difficilmente controllabile poiche' implica una serie di passaggi in pratica autocertificati, come i due anni di presunta sterilita', la stabilita' affettiva della coppia non coniugata, oppure l'aver fatto ricorso alla fecondazione omologa prima di accedere a quella eterologa. La legge, inoltre, puo' essere elusa anche recandosi all'estero, come improvvidamente suggerito da alcuni leader politici, oppure, ancora piu' facilmente in alcuni casi, con un banale quanto clandestino kit di autoinseminazione. Non ultimo, il Testo Unificato riapre un anacronistico conflitto tra strutture sanitarie prevedendo che le banche del seme siano esclusivamente pubbliche e mai private. Si tratta di una norma ispirata al principio di un supposto primato morale dello Stato sui cittadini: in una visione liberale, lo Stato garantisce i diritti dei cittadini attraverso regole certe e co

ntrolli efficienti, non attraverso l'assunzione di un monopolio di diritto o di fatto.

In definitiva, ben altra cosa sarebbe stata considerare il ricorso alla fecondazione assistita come esercizio di un diritto individuale, come, insomma, semplicemente un altro modo di procreare.

In attesa di una legge che, se approvata, avra' come unico pregio quello di legittimare il progresso biomedico, resta al Parlamento la questione urgente ed ineludibile di modificare il Codice civile in merito al disconoscimento di paternita', superando l'annoso ostruzionismo della sua componente cattolica e considerando anche la recente e significativa sentenza della Corte Costituzionale. Resta al Ministro della sanita' il compito di ritirare la Circolare Degan, che ha creato odiose sperequazioni tra pubblico e privato e sulla quale esistono fondati dubbi di legittimita', e il dare ascolto a quanti, come il Forum dei Centri privati, propongono rigorosi codici di regolamentazione che finalmente garantirebbero la sicurezza e la qualita' delle prestazioni. Resta infine all'Ordine dei medici la riforma del Codice deontologico che, in regime di monopolio della professione, impone a tutti i cittadini, attraverso restrizioni che riguardano l'accesso alle tecniche riproduttive, gli orientamenti morali di una singola

categoria.

 
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