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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 13 ottobre 1998
Ri: L'intervento di Grippo su "co

Scritto il giorno 11-Ott-98 da Pi.Vernaglione:

PV> danni (dal loro punto di vista)? Questo aspetto di

PV> metodo mi ha sempre molto intrigato, non solo per un

PV> interesse di natura teorica, ma perche faccio parte di

PV> un'area politica che, a mio avviso, e sempre stata molto

PV> orientata verso la polarita "intransigente", e mi sono

PV> spesso domandato quanto alcuni nostri insuccessi

PV> politici fossero da addebitare a tale "impronta"

PV> genetica .

Caro Piero, la tua posizione e', in linea generale, assai condivisibile.

Quante volte io, come te e come tanti altri, mi sono detto : ma a che serve

giocare cosi'?

E infatti, molta semina (forse), ma risultati proprio pochini.

Gli altri fanno le loro "cose", e i pannelliani si accontentano di "suscitare

contraddizioni" che sentono solo e sempre i medesimi quattro gatti.

Soli, puri e testimoni. E colmi di insuccessi politici.

Vero.

Il dubbio resta forte a me come a te.

Solo, mi domando: quali obiettivi liberali potrebbero raggiungersi non in generale

ma qui ed oggi, essendo meno puri ed intransigenti, piu' realisti?

Quale spazio concreto si aprirebbe volendo restare, se non purissimi, pero' liberali-liberali,

e, almeno un bel po' liberisti (un bel po', ma sul serio, piuttosto che moltissimissimo e per

burla, che nemmeno i piu' sfegatati teorici...).

Un partito che scende a patti, si integra nella battaglia da melodramma,

puo' restare davvero quello che era, o diventa per forza un'altra cosa,

piccolo ma "come gli altri".

E, se diventa un'altra cosa, e' piu' utile, o magari meno utile?

E, volendo tornare com'era, non dovra' rompere tutto?

Forse, essere comunisti sul serio non e' tanto piu' facile, oggi, che essere

liberali sul serio... Con i dovuti distinguo, e i dovuti apprezzamenti o

non apprezzamenti, e' ovvio.

Essere comunisti picciisti non e' mai stato molto difficile: c'era tanto potere

da distribuire, che con la causa e le sue durezze c'entrava pochino.

Essere comunisti alla Cossutta, alleati con Dini, Prodi, la potenza del

sindacato e degli industriali di rango, sempre comunismo picciista e'.

Comunismo alla Peppone: qualche bandiera rossa, un paio di pugni chiusi, poi

un giro sulla machina nuova e i figli all'oratorio.

E, certo, qualche "risultato" frutto del compromesso.

Forse in Italia e' elitario essere qualcosa sul serio: comunisti, liberali,

conservatori, riformatori, pubblici amministratori, imprenditori...

Senza volere nulla regalare al Bertinotti in tweed, come nobilta' e purezza,

credo che si tratti anche, in parte, del fastidio della compagnia, unito

alla cosapevolezza dell'inutilita' di dirsi comunisti, e dei risultati ottenuti,

in quella compagnia, ed in quel modo.

Dubbi aperti. I comunisti si tengano i loro. :-)

 
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