Il commissario Emma Bonino: il reincarico la scelta miglioreLA REPUBBLICA, mercoledi' 14 ottobre 1998
dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI
BRUXELLES - "Il reincarico a Romano Prodi e' per l'Europa la soluzione piu' rassicurante della crisi politica italiana. Il messaggio che arriva qui a Bruxelles e' chiaro: dal punto di vista della politica economica non si cambia, l'Italia resta nella rotta tracciata, cioe' il rispetto degli impegni presi per la moneta unica. Questo e' cio' che conta per i miei colleghi della Commissione europea e per i governi dei paesi membri". Parla il commissario Emma Bonino, che ci riferisce "a caldo" il punto di vista europeo sulla soluzione della crisi politica italiana. La Bonino e' reduce dalla riunione pleniaria della Commissione, che ieri a Bruxelles ha ricevuto la visita ufficiale del primo ministro francese, Lionel Jospin. Nella mattinata di ieri, precisa il commissario, anche le voci di un incarico a Carlo Azeglio Ciampi erano state accolte bene a Bruxelles, come un segnale di continuita' nel rigore economico. "Naturalmente - aggiunge - il cessato allarme non significa che gli europei non facciano i soliti comme
nti sulle nostre istituzioni, in particolare sul sistema elettorale...".
Che genere di commenti? Ci spieghi com'e' la crisi politica italiana giudicata da Bruxelles.
"L'Europa vede un paese capace di grandi sforzi, e tuttavia debilitato da una fragilita' istituzionale che non ha eguali fra gli altri partner dell'Unione. Cio' che e' accaduto venerdi' scorso a Roma ci riporta alla mente le obiezioni dei vari Waigel, Tietmeyer, Zalm, all'ingresso dell'Italia nella moneta unica...".
Vuole dire che avevano ragione loro?
"Voglio dire che i loro timori meritavano rispetto perche' in quelle obiezioni c'era un nocciolo di verita': l'Italia puo' fare miracoli concentrati in un brevissimo tempo, se le viene imposto un obbligo dall'esterno; se viene lasciata alle proprie dinamiche si dimostra incapace di autoriformarsi dall'interno".
Ma dopo il nostro ingresso nell'euro siamo ingabbiati nelle severe regole del Patto di stabilita' che ci impongono un bilancio in pareggio. I nostri partner europei possono stare tranquilli, la politica economica italiana ormai si decide piu' a Bruxelles che a Roma...
"Questa e' l'illusione funzionalista: l'idea che l'economia possa essere sempre il fattore trainante, in grado di ''disciplinare'' la politica. Invece no, anche l'integrazione economica dell'Italia in Europa, se non e' sorretta da riforme politiche, alla fine non regge e puo' sfociare in tensioni insopportabili. Bisognera' pur imparare la lezione di quest'ultima crisi politica: dal governo Amato in poi il paese ha fatto sforzi enormi per mettere in ordine i conti economici, ma le istituzioni non hanno tenuto il passo con l'entrata in Europa. E periodicamente la debolezza istituzionale dell'Italia minaccia di prendersi la rivincita".
Dunque che cosa ci manca per essere compiutamente europei?
"Cominciamo dall'essenziale: ci manca una legge elettorale europea. L'esperienza degli altri sistemi politici conta. Le riforme istituzionali devono essere fatte studiando i sistemi che hanno retto meglio all'estero. Io sono convinta che ci convenga andare a Londra a imparare come funziona una delle migliori leggi elettorali del mondo. Qualcun altro voleva portarci a Parigi, ma abbiamo perso la coincidenza e siamo finiti in Libano. Il problema numero uno rimane quello di una semplificazione drastica della geografia dei partiti. Di questo sistema frammentato hanno fatto le spese prima Berlusconi, poi l'Ulivo. Io non ho gioito ne' prima ne' adesso. Tra l'altro vedo inquietanti analogie con la Prima Repubblica, agitata da crisi ricorrenti che erano sempre convulsioni interne alla maggioranza. Anche stavolta non mi sembra che il primo governo Prodi sia caduto perche' l'opposizione aveva i numeri o il coraggio di farlo cadere".
Quali problemi vede per il Prodi bis?
"Resta irrisolta la questione fondamentale: riuscira' a fare la riforma elettorale? O la politica italiana restera' un campo di battaglia dove ciascuna parte fa continue scorribande tra le file dell'avversario? Non possiamo illuderci di rinviare la resa dei conti con questo problema che ci tiene ai margini dell'Europa: noi non ci siamo dati gli strumenti istituzionali che garantiscano quella cultura della stabilita' che e' la base della costruzione europea".
Intanto si e' allontanata - almeno per adesso - una delle emergenze che incombevano sul Parlamento italiano e dividevano il centro-sinistra: la questione dell'intervento Nato in Kosovo. Lei e' la responsabile europea degli aiuti umanitari. Cosa pensa dell'accordo tra Holbrooke e Milosevic?
"Spero proprio che i negoziatori abbiano ragione, mi auguro che tutto cio' non si risolva solo in un guadagno di tempo gratis per Milosevic. Ma tra un ultimatum e l'altro, di rinvio in rinvio, ho tanto l'impressione di un film gia' visto... Da febbraio ho contato 37 dichiarazioni ufficiali dell' Unione europea. Intanto arriva l'inverno e noi non potremo aiutare gli abitanti del Kosovo: ci sono 50mila fuggiaschi nei boschi, e con l'inizio delle piogge quelle zone diventano impraticabili".
Lei teme che Milosevic ci inganni, e che i massacri continuino?
"Tutta la politica occidentale in Kosovo si puo' riassumere in una frase: too little too late, troppo poco troppo tardi. Milosevic e' l'unico ad avere un progetto chiaro: non piu' la pulizia etnica, ma il ''soggiogamento etnico'' perche' il suo obiettivo e' di dominare completamente l'etnia del Kosovo. Ha evitato l'errore che aveva commesso in Bosnia dove creo' masse di rifugiati, con l'effetto di allarmare gli europei per l'afflusso di profughi. Gli abitanti del Kosovo li ha circondati e assediati tutti dentro, ha distrutto un villaggio alla volta, con un conflitto scientificamente voluto di profilo basso. E nei rapporti con l'Occidente ha sempre ottenuto quel che voleva: guadagnare tempo".