Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 28 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rino - 23 ottobre 1998
Sgarbi a Pannella: tu sei la guida naturale di noi liberali
di VITTORIO SGARBI *

Caro Direttore,

ho letto con attenzione, e senza sorpresa, la lettera di Marco Pannella pubblicata sul Corriere di domenica. Vi si esprime una semplice verità, evidente in questi anni anche al più sprovveduto osservatore. E veramente sorprendente che dalla dissoluzione dei partiti, dalla decadenza delle ideologie, sia uscito qualunque mostro (veramente generato dal sonno della ragione): formazioni di dilettanti con leader senza cultura e senza storia, senza passioni e senza idee, compiaciuti della loro inesperienza e della estraneità alla politica, in un caos che non poteva che essere un terreno fertile perché ricrescessero i vecchi partiti rigenerati dai professionisti. Ed era inevitabile che, a fianco dell'unico sopravvissuto, il Pci-Pds, dopo una prima aggregazione di democristiani mascherati in Popolari, si ritrovassero come forza determinante i democristiani di sempre, senza vergogna e senza ipocrisia: l'Udr di Cossiga, Mastella, Buttiglione. Dopo tanti rivolgimenti l'Italia ritorna al punto di partenza: governata, gra

zie a un patto scellerato, da democristiani e comunisti. Non parliamo della statura dei leader, ma proviamo invece a cercare, tra popolari e socialisti, tra verdi e rossi, dove sono finiti i liberali. E vero: il regime si è ricomposto e l'opposizione grida al complotto favorito dal Presidente della Repubblica. Ma non c'è proprio motivo di stupore. E mancata in questi anni, oltre a una rappresentanza liberale, anche una figura morale che ne fosse il simbolo al di sopra delle parti, un Cossiga laico e senza macchia. E mancato Marco Pannella. Hanno così potuto affermarsi fenomeni come Bossi e Di Pietro, unici titolari di una protesta senza riferimenti certi. Pannella ha preferito invece strade extraparlamentari, ostinatamente referendarie, riducendosi al puro valore di testimonianza, sdegnosamente rifiutando un ruolo attivo nella lotta politica parlamentare.

Ed era l'unico puro, incorrotto eroe di alti valori ideali, come nessuno titolare di un pensiero, oltre che di una prassi, di lotta democratica. E così mi avvicinai a lui, come un soprintendente a un monumento, sicuro di aver riconosciuto un valore mentre tutto era caduto. Ancora oggi mi chiedo perché alla guida del Polo, a fianco di Berlusconi, Fini e Casini, e con ben altra autorevolezza e con una storia che è orgoglio di tutti, al di là delle parti politiche, non vi sia Marco Pannella.

Fatico a comprendere quale cupio dissolvi abbia indotto, nella primavera 1996, Pannella a spegnere sul nascere, invece che sciogliere attivamente e obbligatoriamente nello spirito del maggioritario, la nostra lista Pannella-Sgarbi che aveva acceso tante speranze nei liberali, oggi senza casa. Essa sarebbe servita forse a determinare un diverso risultato elettorale, e certamente a portare in Parlamento un piccolo drappello di liberali sovversivi, buoni per il governo e anche per l'opposizione. Di lì poteva partire quella rivoluzione liberale cui oggi Pannella fa riferimento.

E giunto il momento di riaccendere il fuoco degli ideali di libertà riorganizzando e definendo anche nelle istituzioni, e nel campo parlamentare un'area liberale. C'è un interesse vivo, e una continua delusione per aspettative insoddisfatte e attese deluse. C'è un'ansia che non può essere tradita, un'ansia liberale che non si consuma nelle istanze cattoliche, popolari, sociali, mai laiche rappresentate da Casini, Fini, Berlusconi. Sono completamente assenti i liberali, e Pannella, anche prima della malattia, sembrava preferire un astratto empireo libertario alla sporca, contaminata ma inevitabile, realtà effettuale. Ora ritorna e con lui e con altri amici occorre riconquistare lo spazio che è nostro, di individui solitari e intransigenti, talvolta anche incoscienti, che nessuno ha potuto e saputo occupare.

Perfino la Chiesa ci evoca: possiamo forse lasciare all'Avvenire, all'Osservatore Romano e alle gerarchie ecclesiastiche il compito di combattere il regime in nome dei principi laici, del rispetto delle identità e delle differenze? In questi giorni ho invitato alcuni amici di cultura laica e liberale presso il Senato della Repubblica, per discutere su questi argomenti che Pannella, con sensitiva coincidenza storica, ha richiamato all'attenzione dei lettori del Corriere. Naturalmente Pannella sarà non solo il privilegiato interlocutore, ma la guida naturale del movimento liberale che ci apprestiamo a organizzare. Lo aspettiamo. Ma egli è con noi e parteciperà e discuterà e deciderà, anche se non potesse fisicamente esserci, perché le grandi idee avanzano da sole nella coscienza degli uomini, e noi vogliamo realizzare proprio quello che Pannella ci ha indicato e a cui ha consacrato la sua vita. Anche oggi.

* deputato iscritto al Gruppo misto

source: http://rcs.it/corriere

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail