UNA LETTERA A PANNELLA: ATTENTO AI SOLDI PUBBLICIdi Marco Civra
Caro Marco Pannella, ricordo allo scorso congresso della Lega Nord, a Milano, il tuo veemente intervento. E ricordo anche le tue battaglie per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti, che per inciso condivido pienamente, pagando di persona questa posizione. Pur essendo un avversario politico, ho sempre apprezzato una dote che ti qualifica, mi permetteranno i lettori, come padano onorario: la rude franchezza che non ti fa nascondere dietro avvocati e sofismi legali, ma affrontare le battaglie a viso aperto.
Eppure, questa volta, mi sembra che su un argomento tu stia percorrendo una via tortuosa. Mi riferisco, per doverosa chiarezza con i lettori della Padania, alla querela che hai avviato per l'accusa che ti ha fatto l'on. Balocchi, in un mio articolo, di prendere con la sinistra ciò che disprezzi con la destra, e cioè i finanziamenti pubblici. Nessuno ha mai sostenuto che tu intaschi personalmente quel denaro. Ma, devo ribadirlo, quei miliardi che la Lista Pannella, Radio Radicale, e il Centro di produzione spa, quest'ultimo per il servizio pubblico di trasmissione delle sedute parlamentari, ricevono, e che sono soldi legittimi, rappresentano una contraddizione pesantissima con le tue dichiarazioni contro il finanziamento pubblico ai partiti. La libertà non è demagogia. Chi combatte per la libertà scende in campo sulle piazze, sui giornali e sulle radio. E' di chi persegue interessi privati la via dei tribunali. Soprattutto di questi italioti tribunali, le cui sentenze sono troppo spesso politiche. Io difendo
il finanziamento pubblico, perché senza di esso la voce libera di questo quotidiano forse non sarebbe mai nata. E neppure sopravviverebbe Radio Radicale. Pertanto, caro Pannella, querela pure, ma, permettimi, mettiti davanti ad uno specchio e chiediti se la libertà e la democrazia possono essere difese con l'incoerenza.