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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rino - 29 ottobre 1998
L'INTERVISTA
Corriere della Sera del 29 ottobre 1998 - Pag. 2

Pannella: caro Silvio, è una follia insistere sulla Costituente

»Io all'opposizione dei Poli: voglio maggioritario secco e presidenzialismo all'americana »Le riforme? Amato l'unico ad affrontare sul serio il problema di rinnovare il Paese

di Felice Saulino

ROMA - Tornato a casa da un lungo »carcere sanitario fatto di operazioni e di infezioni, Marco Pannella non ha l'aria del sopravvissuto. Anzi. Seduto al lungo tavolo della cucina-soggiorno di casa, scrive, telefona e fuma. All'interlocutore che lo guarda stupito

risponde con una risata: »Il fumo? Ho quattro by pass, altrimenti che ce li ho a fare? . E battagliero come sempre: »Mi considero all'opposizione della maggioranza e all'opposizione dell'opposizione . Ma prima di tornare sulla scena politica, prevede ancora una pausa: »Faccio questa intervista, poi basta. Poi sparisco per un mese . Da quando è tornato lo cercano in tanti. Lui ci scherza sopra: »Ti fanno l'apologia ed è come se ti facessero il necrologio. Mi dispiace

per loro, ma vorrei abbattere - sì proprio abbattere - questo regime che va da Bertinotti a Rauti .

Compreso Berlusconi?

»Certo. Il punto è che io voglio un'alternativa e Berlusconi oggi no. A esempio, sono per un maggioritario secco e un presidenzialismo all'americana. Loro impapocchiano crostate in casa Letta e un semipresidenzialismo che è peggio della situazione attuale. Sono in sintonia con la stragrande maggioranza del Paese. Risulta da tutti i sondaggi. Ho rotto con il Polo proprio per i suoi continui accordi con l'Ulivo. Anche ieri, al Senato il messaggio era: sulla legge elettorale ci metteremo d'accordo. Il Polo insiste sull'Assemblea costituente. Ma siamo matti? Sarebbe il trionfo della partitocrazia, il ritorno al proporzionale puro. Aveva ragione Benedetto Croce: "Questo è l'unico Paese al mondo che fa sempre controriforme e mai le riforme" .

- D'Alema ha messo le riforme nelle mani di Amato. Che ne pensa?

»Giuliano Amato, da presidente del Consiglio e poi al vertice dell'Antitrust, è stato forse l'unico ad affrontare sul serio il problema del rinnovamento del Paese. Ma le riforme sono uno strumento, non possono essere un obiettivo .

- Pannella, che cosa farà al suo ritorno?

»Sono ragionevole: minaccio il ricorso al Paese per una rivoluzione liberale di questo Stato che è letteralmente fuori legge e viola la propria legalità. A cominciare dai capi dello Stato che usurpano tutti gli altri poteri e tradiscono la Costituzione. Rientrerò se potrò fare una grande battaglia capace di abbattere questo regime. Dare forza politica alla maggioranza sociale. Ben più di quello che accadde con il divorzio e con l'aborto .

- Ce l'ha con il governo D'Alema-Cossiga?

»E accaduto quello che doveva accadere. Ora ex dc ed ex pci sono costretti a stare assieme alla luce del sole. Andreotti e Berlinguer erano d'accordo, ma di rado ufficialmente. Il Pci è partito di potere dal 1947. E stato ed è la punta di diamante della difesa del sistema. Dalla svolta di Salerno in avanti, la linea di Togliatti è stata: niente nemici a destra. Quindi, né la chiesa né la monarchia. Guardi D'Alema. Quanto a Cossiga, nonostante Gladio, ha sempre fatto tutto con i comunisti: il ministro e il primo ministro, il presidente del Senato, il presidente della Repubblica. Quindi, nessuna meraviglia. Con questo governo siamo all'apogeo d'un regime partitocratico che dura da mezzo secolo .

- E lei spera nella rivoluzione liberale?

»Siamo in una situazione prerivoluzionaria. C'è perfino, possente, il terzo Stato, proprio come nella rivoluzione francese. E il terzo Stato dei ceti produttivi schiacciati dalla partitocrazia e dalle burocrazie parassitarie di chi pretende invece di rappresentarli. Come la Confindustria e il parastato sindacale .

- Non è esagerato?

»Esistono sentimenti e risentimenti popolari che vengono sottovalutati. Questo è l'apogeo del regime ma potrebbe essere anche il punto terminale. Possono crollare all'improvviso come accadde per l'onnipotente Caf. Il partito dei giudici è pronto come allora a regolare i conti con chi si frappone al suo potere .

- Ancora contro il »partito dei giudici?

»E il più pericoloso, reazionario e volgare dei partiti italiani. Viviamo in uno Stato in cui i magistrati si sono incostituzionalmente impossessati di un enorme potere politico. Un'oligarchia attenta a denaro, stipendi, carriere e privilegi. Che piega a questo gran parte delle sue attività.

Due anni fa, due politici pugliesi indagati per finanziamento illecito dei partiti, uscirono dalla scena giudiziaria. L'accusa non era stata accompagnata, come di solito succedeva, dalla corruzione o dalla concussione e i magistrati non erano andati avanti con gli atti. Infatti il

finanziamento illecito cadde in prescrizione. I due parlamentari erano Massimo D'Alema e Pinuccio Tatarella. Radio radicale si occupò del caso, ma la stampa italiana riuscì a bucare in massa la notizia... .

- Vada avanti.

»Nel 1978 proponemmo i referendum abrogativi dei decreti Cossiga e venimmo osteggiati dal Pci. Dicemmo che i provvedimenti nati sotto la spinta dell'emergenza avrebbero distrutto la giustizia. E così è stato. Cossiga lo aveva capito, ma poi lasciò cadere la cosa. Non era lui che

poteva difendere lo Stato di diritto. Lui incarna con grande forza una visione antiliberale dello Stato .

- E D'Alema?

»Qualche anno fa, dopo una trasmissione televisiva, mi coprì d'insulti. Uno sfogo inaudito, isterico. Oggi è diverso: calmo, serio, tollerante. Non credo che sia solo immagine. Credo che corrisponda a una sua crescita effettiva. Il problema è la natura delle sue truppe. I nostri rapporti personali adesso sono buoni. L'altro giorno, quando mi ha telefonato perché voleva Emma Bonino nel governo, si è presentato con un "Pronto, è il regime che parla". E io: "Sei il solito presuntuoso" .

- Cosa pensa del referendum sull'abolizione della quota proporzionale?

»Quel referendum l'abbiamo presentato noi, prima che Segni e Di Pietro lo riproponessero. Per noi era e resta una subordinata. Comunque, il referendum si farà se Scalfaro e D'Alema saranno d'accordo. Altrimenti la Corte Costituzionale lo boccerà... .

 
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