Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 27 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 2 novembre 1998
Tento di rispondere alla questione posta da Grippo in materia di sanità.
Una soluzione di segno radicalmente liberale, che al assicura al tempo stesso efficienza e tutela dei più svantaggiati è il sistema dei buoni. Lo stato distribuisce a ciascun individuo un "voucher" annuale di un determinato valore monetario, con il quale ciascuno può scegliere se acquistare un'assicurazione privata o acquistare direttamente i farmaci e i servizi sanitari necessari. In questo modo il servizio sanitario potrebbe essere anche integralmente privato (con i connessi vantaggi in termini di maggiore concorrenza, dunque maggiore qualità dei servizi per contendersi i cittadini-clienti dotati dell'assicurazione, riduzione dei prezzi, eliminazione degli sprechi, aumenti di efficienza ecc.) senza che vi siano "carenze" per i soggetti a reddito più basso.

Do' qualche elemento statistico per suffragare la tesi da me sostenuta (e individuata dalla dottrina liberista americana). Attualmente l'Italia spende circa 100.000 miliardi all'anno per la sanità pubblica, cioè sostanzialmente per il personale sanitario pubblico e per le strutture sanitarie pubbliche. Se questa somma fosse divisa fra i 56.900.000 cittadini italiani, ciascuno otterrebbe 1.760.000 lire. Se quei 100.000 miliardi, fossero distribuiti direttamente a ciascun cittadino sotto forma di "buono", ciascun individuo, con 1.760.000 lire annue potrebbe acquistare presso una compagnia privata di sua scelta, un'assicurazione sanitaria. Con una cifra di quel genere, più alta ad esempio del prezzo di un'assicurazione privata in Svizzera, ogni persona potrebbe godere di un'assicurazione onnicomprensiva, che gli garantirebbe un'assistenza sanitaria di ottimo livello, ciò che il sistema attuale si guarda bene dal fornire (gli italiani spendono altri 40.000 miliardi di tasca propria, a conferma del'insoddisfazion

e per il servizio pubblico).

Se si considera che la somma di 100.000 miliardi potrebbe essere ripartita non fra tutti i cittadini, ma con esclusione di coloro che hanno redditi alti in misura tale da potersi permettere senza problemi la spesa sanitaria privata, la cifra per individuo crescerebbe ancora di più.

Se poi si considera che la somma distribuita potrebbe essere più bassa (meno di 100.000 miliardi) senza compromettere gli standard di qualità per gli individui, vi sarebbe spazio per una riduzione della pressione fiscale. O, in alternativa, considerando che i contributi sanitari (pagati dal datore di lavoro) sono pari al 9,6% dello stipendio lordo, ci sarebbe spazio per una riduzione del costo del lavoro.

Infine una breve precisazione per Vatinno, che ha ripetuto un luogo comune molto diffuso in Italia, quello secondo cui il sistema americano sarebbe completamente privatistico. Non è così: negli Stati Uniti vi sono due programmi statali chiamati "Medicare", per gli anziani, e "Medicaid", per i poveri.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail