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Conferenza Rivoluzione liberale
Donvito Vincenzo - 6 novembre 1998
commercio elettronico
Noto con dispiacere che il vezzo autoritario di far dire al proprio interlocutore cose diverse per valorizzare le proprie, e possibilmente cose di una scontata insostenibilita', ha cittadinanza anche presso Carlo Corazza (che scrive con firma M.Turco), che mi sembra sia un collaboratore del commissario ai consumatori Bonino.

Infatti il comunicato del'Aduc non parla mai di transazioni commerciali che non devono avere regole, ma lui ce lo fa dire.

Il comunicato Aduc sostiene la necessita' della liberta' del consumatore in un mercato libero anche dalle attuali regole soffocanti di tutto il commercio che danno come unico risultato la lievitazione dei prezzi e la compressione dello sviluppo. Corazza, invece, evidenzia la necessita' di una burocrazia, di uno Stato inesistente, di giustificare in qualche modo la sua syessaesistenza. Infatti oltre all'assioma che di per se' una nuova tecnologia abbia bisogno di nuove norme, non aggiunge niente a quanto oggi gia' non offra la legislazione in materia di transazioni commerciali; non solo, ma si fa avanti proponendosi come controllore di norme che, di per se', non farebbero altro che appesantire la situazione. Un vizio non tanto di Corazza, ma della Comunita' Europea e di tutti coloro che, lavorandoci e/o gestendola, la ritengono il passaggio obbligato, per quello che e' e riesce ad essere, per l'obiettivo federalista europeo: fare di tutto per dire che c'e', con lo "splendido" risultato di aggiungere norme a

norme, burocrazia a burocrazia, complicando al vita.

Ma oltre a questo, c'e' anche una differenza di impostazione. Il Corazza, ideologizzando una condizione economica -quella del consumatore- sostiene che le norme di riferimento per le transazioni commerciali dovrebbero essere quelle del Paese del consumatore, e non quelle del Paese del produttore. Un metodo che credo serva a uccidere il mercato (comprensivo di consumatore e produttore), dando un presunto potere ad un soggetto -il consumatore- che di per se' non puo' gestirlo perche' non e' portatore di potere politico, ma potrebbe solo affidarsi ad una burocrazia superiore (quella della Commissione, per l'appunto, e non a caso): e' il tradizionale metodo di chi pensa che il consumatore vada tutelato, protetto e non solo informato perche' scelga da se'.

Ve l'immaginate un'azienda che, per vendere prodotti in rete, dovrebbe conoscere tutte le norme di tutti i Paesi da cui potenzialmente potrebbero originare gli acquirenti dei suoi prodotti? Roba ad esclusivo uso di giganti dell'economia e del commercio, e neanche tanto: piuttosto roba che ammazzera' qualunque commercio in rete. Il consumatore, invece, potrebbe aderire o meno ad un contratto d'acquisto che gli viene proposto, facendo anche riferimento alle sue conoscenze di questo o quel Paese, di questa o di quella azienda. Non vedo alternativa. Il problema e' che i tecnocrati delle eurocrazie credono nel potere taumaturgico e assoluto del commercio online, ma cosi' non e' e non sara': il commercio elettronico e' una delle forme emergenti di transazioni economiche, ma non si sostituira' alle forme "tradizionali". Un esempio? La vendita per corrispondenza, che ha preso solo una piccola nicchia di mercato, ma non e' diventata il mercato.

Insomma, abbiamo bisogno di piu' informazione, e di meno regole e piu' semplici e dirette. Non altro.

 
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