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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 11 novembre 1998
FONDAZIONI: LISTA PANNELLA "PERCHE' DICIAMO NO"
Il senatore della Lista Pannella, è stato tra i pochissimi a votare contro il Disegno di Legge sulla Fondazioni, approvato oggi al Senato.

Roma, 11 novembre 1998

Dichiarazione di Piero Milio, senatore della Lista Pannella e di Benedetto Della Vedova

"Il disegno di legge non dà alcuna garanzia sul fatto che le Fondazioni escano definitivamente e in tempi certi dalle banche ove mantengono posizioni rilevanti.

Ma non è solo e tanto questo che motiva la nostra radicale contrarietà al provvedimento. Che faranno le Fondazioni del patrimonio colossale che si troveranno ad amministrare con le dismissioni delle partecipazioni nelle banche? Certo, la Legge contiene indirizzi "vincolanti" e prevede perfino l'ennesima Autorità cosiddetta indipendente, ma anche qualora le intenzioni del legislatore fossero le migliori - e secondo noi non lo sono - è scritto nelle cose ciò che si prepara: le Fondazioni diventeranno sempre di più un centro di potere formidabile - con una potenza di fuoco finanziaria enorme - saldamente nelle mani della partitocrazia.

Che si tratti di entrare nei noccioli duri di aziende privatizzate o privatizzande, di acquisire sleeping partnership in grandi gruppi finanziari o industriali oppure di direzionare investimenti multimiliardari nei settori della sanità, della formazione, della cultura o dell'assistenza sociale, l'unico dato certo è che si tratterrà di decisioni discrezionali effettuate da emissari di partito, sottratte a qualsiasi effettivo controllo democratico, diretto o indiretto. Un potere tanto forte quanto irresponsabile anche se fondato sulla gestione di risorse della collettività, che finirà inevitabilmente per orientare pesantemente il consenso politico e per costituire enormi clientele.

Una vera e propria manna per la partitocrazia che controlla saldamente la nomina dei Consiglieri di Amministrazione delle Fondazioni.

Si sta consegnando alla partitocrazia il più potente strumento di clientelismo e di manipolazione del consenso che essa abbia avuto a disposizione, nemmeno negli anni d'oro delle partecipazioni statali e dei bilanci pubblici allegri.

L'unica via perseguibile nel segno del mercato, della concorrenza e di una maggiore efficienza del sistema bancario resta la dismissione al meglio in tempi certi delle partecipazioni bancarie delle Fondazioni, i cui proventi debbono andare in parte a diminuire il debito pubblico e in parte a finanziare investimenti infrastrutturali di lungo periodo nelle regioni di pertinenza delle Fondazioni stesse".

 
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