Oppure, tanto per rimanere sul suolo patrio, un certo Benedetto Croce?
Oppure ancora i pragmatici americani, un certo Dewey ad esempio?
Che ne facciamo espelliamo costoro dal liberalismo? la questione é, cari neoliberisti, che proprio non volete capire: il liberalismo é una cosa, il liberismo un'altra. Possono esserci liberisti liberali (e liberisti antiliberali) come possono esserci liberali antiliberisti. Non accettare questa semplice verità e pretendere di circoscrivere il mondo culturale liberale al liberismo é un atteggiamento inaccettabile e autoritario.
Tra l'altro mi volete spiegare perché "liberal", ovvero liberale nel mondo anglosassone, vuol dire "progressista e liberalsocialista", definizione che proprio non sopportate? E perchè voi "neoliberisti alla matriciana" vi piace tanto l'accezione sudamericana di "liberales", ovvero "laici di destra"?
Cari amici neoliberisti io continuo a pensare, che la patria del liberalismo sia il mondo anglosassone e che quindi la migliore definizione di liberalismo sia quella ivi prevalente anche nel linguaggio, "liberal"!
Nel mentre vi consiglio caldamente la lettura dell'opera più importante di James Buchanam, padre della "pubblic choice", la scuola neoliberale della Virginia, il padre della analisi dei "fallimenti dello stato", "Il calcolo del consenso" recentemente uscito anche in italia per il mulino.