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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 12 novembre 1998
Ri: A proposito delle combinazion

Molto utile, per capirsi, tentare di dare una definizione delle parole tanto

spesso usate, come hanno fatto Vernaglione ed altri (qui ed in altre conferenze).

Non sempre, infatti, a parita' di termine intendiamo quello che intendono gli

interlocutori, e gli equivoci trascinati all'infinito si sprecano.

Concordo sufficientemente sulla definizione di "liberale".

Come ogni classificazione del pensiero e del comportamento non puo' essere

troppo netta, ammette gradazioni e sfumature : tuttavia le caratteristiche sono quelle.

Mi domando se alcune di esse non appartengano di diritto anche al "democratico"

(in senso occidentale), cioe' se per essere democratici (*) nella sostanza non si debba essere anche

"sufficientemente" liberali.

(*) urge definizione di democratico (io voto per quella di Popper)!

Per "liberista", non concordo sul fatto che il termine sia "abbastanza esplicativo".

O meglio, ritengo che sia usato nei modi piu' disparati e confusionari.

E che, comunque, vi siano piu' livelli di possibile liberismo.

Qualcuno chiama liberismo quello che altri non esiterebbero a definire

statalismo; per un comunista i socialdemocratici europei sono molto liberisti;

per chi ritiene lo stato non debba operare alcun tipo di intervento, mai, lo

sono pochissimo o nulla.

Qui si innesca la spinosa questione: si puo' essere liberali senza essere

liberisti? Vernaglione lo nega. Io credo sia necessario intendersi su

"quanto" liberisti. Ad esempio (solo come esempio, c'e' ovviamente dell'altro),

sono di certo negati i principi liberali se si nega la liberta' di impresa.

Ma chi considera utile o necessario che lo stato si occupi anche di politica

economica, con interventi correttivi/ridistributivi, sta negando i principi

fondamentali del liberalismo politico?

Mi chiedo quindi: si puo' essere dal punto di vista economico un

socialdemocratico, e da quello politico un liberale?

Per libertario, il termine e' effettivamente molto ambiguo.

D'accordo nel considerare tale chi ammette ogni comportamento altrui che non

danneggi altri, ma forse cio' e' assorbito nella definizione di liberale.

Un'osservazione, rispetto a quanto scritto da Vernaglione.

PV> tuttavia mi sembra inaccettabile sul piano culturale non

PV> considerare libertari autori come Nozick o Friedman o

PV> Hospers, so lo perche sono favorevoli ad uno stato minimo

PV> e non all'estinzione dello Stato come gli

PV> anarco-liberisti.

A me pare inaccettabile considerare liberale chi auspica l'estinzione dello

stato: libertario, anarchico, utopista, liberista, ma non liberale.

La mia definizione di liberalismo implica necessariamente lo stato: al servizio

del cittadino, che stia al suo posto, ma che ci stia in maniera autorevole.

Uno stato liberale.

 
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