Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 25 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Vatinno Giuseppe - 16 novembre 1998
Chicago, il convegno
dei 'morti che camminano'

CHICAGO - Questa

è la storia di un

gruppo di persone

che la morte l'hanno

sfiorata, vista in

faccia, vicina,

maledettamente

vicina, a un passo.

Questa è la storia di un gruppo di 'morti che

camminano': i condannati in America alla

sedia elettrica, quelli che lo Stato decide di

uccidere, quelli che hanno commesso delitti

talmente efferati da finire sotto terra per

decisione di un giudice e di un tribunale.

Questa è la storia di un gruppo di persone

che hanno sfiorato il buio, ma non dovevano

morire perché erano innocenti e allora oggi

che si sono salvati e sono stati rimessi in

libertà fanno sentire la loro voce. Dicono no

alla pena di morte, si riuniscono, provano a

fare rumore hanno in programma iniziative e

manifestazioni e intanto nell'ultimo weekend

hanno convocato un convegno a Chicago,

Illinois, grattacieli che sfiorano il cielo e un

lago grande che non vedi nemmeno la fine.

Titolo: 'Errori fatali: l'innocenza e la pena di

morte'. Il più grande appuntamento contro le

esecuzioni capitali degli ultimi anni negli Usa

dalla reintroduzione, nel 1976, della legge

che consente ai vari stati di uccidere.

A Chicago, nell'ultimo weekend, sono arrivati

in tanti: più di mille avvocati, studenti di legge,

penalisti, professori universitari, avversori

della pena di morte e militanti, comitati per i

diritti umani - su tutti Amnesty International,

che ha organizzato l'incontro - e poi loro:

eccoli, sono una trentina, sul palco, gli ex

'morti che camminano', 75 quelli rimessi in

libertà perché non colpevoli secondo un

censimento della North Western University di

Chicago. Hanno raccontato le loro storie, con

in mano un bel girasole dentro un vaso e si

sono fatti fotografare così, a simboleggiare la

loro vita ritrovata.

"Mi chiamo Joseph Burrows, nel 1989 ero

un uomo morto, condannato per un delitto

che non avevo commesso. Mi hanno liberato

nel 1994, per fortuna la verità è venuta fuori,

altrimenti non sarei qui oggi a raccontare

quello che mi è capitato", dice e quasi

scoppia a piangere.

Ronaldo Cruz, condannato in entrambi i

gradi di giudizio per lo stupro e l'uccisione di

una bambina, Jeanine Vicario, racconta

ancora: "In prigione, nel braccio della morte,

la mattina pregavo di poter dormire la notte, la

notte sognavo di potermi risvegliare il giorno

dopo. Sempre così, per mesi. Poi si è

scoperto tutto: era una montatura, mi

volevano incastrare, a un certo punto il vero

colpevole ha confessato, quattro persone tra

agenti e investigatori sono finiti sotto

inchiesta. Ora sono qui per urlare che questo

sistema giudiziario è sbagliato, assurdo, sono

qui per dire che la pena di morte è una cosa

atroce. Ma quello che sono oggi lo debbo a

quello che hanno fatto di me", aggiunge,

mostrando davanti alle telecamere dei

network americani il certificato nel quale c'è

scritto in neretto, senza giri di parole:

condannato a morte.

"Siamo qui per mostrare il lato sporco,

marcio, schifoso dell'America", dice Joseph

'Shabaka' Brown, uno che si è fatto

quattordici anni nel braccio della morte e ha

evitato il patibolo solo a pochi minuti

dall'esecuzione. Era innocente, ora non vuole

risarcimento, ma solo che si parli della sua

storia, che tutti sappiano com'è andata,

perché non si ripetano altri casi come il suo.

Walter MacMillian, nero: "Ero accusato di

aver assassinato una bianca e il processo è

durato un giorno e mezzo, nonostante dodici

testimoni neri avessero affermato che al

momento del delitto ero con loro a una

cerimonia religiosa. La verità è che la

maggior parte dei tribunali degli Stati Uniti si

rifiutano di giudicare se l'imputato è

colpevole, ma si preoccupano soltanto se le

procedure legali per la condanna sono state

seguite in modo corretto, alla lettera".

Randall Dale Adams, salvato a 72 ore dalla

camera a gas: "Bisogna fermare questo

massacro di innocenti, bisogna fermarlo il

fretta, bisogna perché io ci sono passato e

una ferita così ti resta per tutta la vita, per

sempre".

A fianco dei detenuti, in questa battaglia

contro la pena di morte, c'è Amnesty: "E'

impossibile saper quante tra le circa settemila

persone messe a morte negli Stati Uniti in

questo secolo fossero innocenti, ma uno

studio dimostra che almeno 23 erano

sicuramente innocenti. La pena di morte è

troppo spesso un 'privilegio' dei poveri. Molti

dei morti viventi - circa il 53 per cento - erano

imputati poveri che non potevano permettersi

un buon avvocato, erano vittime di pregiudizi

razziali, condannati sulla base di prove

sbagliate e false", dicono ed è una denuncia

pesante.

L'Europa si muove contro la pena di morte,

l'America continua a essere divisa: chi è

favore, chi è contro. Loro, intanto, loro, gli ex

'morti che camminano', da sabato hanno

coninciato a mostrare i girasoli e proprio da

Chicago hanno promesso che non

smetteranno di andare in giro a raccontare le

loro storie. E a parlare del buio che stava lì, a

un passo. Il buio che era vicino. Troppo

vicino...

Da Repubblica on-line

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail