- per molti compagni- da Paolo Pietrosanti
I radicali rischiano di perdere la loro identita', e quel che soprattutto la connota. Occorre uno sforzo straordinario, che indugi e ostacoli si rimuovano, che nuovo slancio rimpiazzi quelli che stanno scemando o sono scemati. Slanci consapevoli e politici, capaci di superare la introversione spesso paralizzante che si sedimenta.
I sintomi sono numerosi ed evidenti, e devono finalmente divenire oggetto di dibattito aperto, esterno, scevro dalle troppe e sedimentate introversioni che caratterizzano una fase che sta divenendo pluriennale.
La stessa analisi del regime italiano rischia di staticizzarsi su parole d'ordine non nutrite di politica, inadeguate alla analisi stessa, e alla lucidita' di Pannella.
La situazione attuale di quella che viene chiamata "area radicale" e' sottratta al dibattito politico, a partire dalla crisi finanziaria ed economica, che per la prima volta non e' oggetto di dibattito, per la prima volta non esce dalle mura delle sedi, per la prima volta non e' elemento e base e oggetto di confronto politico.
Stiamo conducendo battaglie e iniziative che hanno prodotto soggetti e compartimenti incomunicanti. Per la prima volta e' cosi' accecante l'evidenza che i grandi temi delle battaglie di oggi riguardano soltanto i settori che su quelle battaglie si sono formati, e che settori tendono a rimanere, salvo pur felici - ancorche' ad ora soltanto potenziali - eccezioni. E lo stesso partito - che per definizione - non e' settore - non riesce che ad essere settore residuale, visto che non riesce o non intende affermare e acquisire e scegliere priorita' di politica e di iniziativa. Iniziativa di settore non significa, infatti, necessariamente e automaticamente incapacita' di individuare e dare forza a priorita' comuni.
Eppure, accade che il mondo stia trasformandosi rapidamente, rendendo evidenti contraddizioni da noi individuate prima di altri o di tutti; eppure in Italia sta consolidandosi un regime che se pure non e' il centro propulsore delle metastasi, e' a pieno titolo elemento fondativo di modalita' nuove e abili delle vecchie stratificazioni di potere e culturali.
La lotta tesa ad abbattere il regime italiano non riesce a coniugarsi, e nemmeno a decidere se coniugarsi, alla lotta per l'affermazione del diritto nei rapporti tra le persone a prescindere e oltre gli stati.
Potrei dire qui che la battaglia per affermare una consapevolezza che era di Lincoln, ancorche' necessariamente centrale, ancorche' evidentemente tanto "italiana" quanto "transnazionale" e' sostanzialmente espunta da ogni volonta' di concepire strategicamente una priorita'.
Potrei dire che non possiamo permetterci di evadere dal tenere in considerazione fenomeni e' attualita', concretezze e realta' che devono tornare al centro dell'operare e della riflessione dei radicali.
Potrei dire che, con la memoria e la attualita' della storia di Pannella e di ciascuno, sta espellendosi ormai quasi al di la' del punto di non ritorno la stessa capacita' nostra di prevenire anziche' rispondere.
In primo luogo occorre che la politica necessaria possa trovare le sedi - esistenti e accantonate - per divenire politica. Se possibile, cioe' se vi saranno assunzioni di responsabilita', che attengono e pertengono a ogni singolo e alla sua intelligenza delle cose.
E' in questo senso che la questione delle forme del nostro agire e' centrale, e impone indilazionabili fatti.
Lo Statuto del Partito Radicale contiene poche regole, ma molto precise. Tra queste alcune rivestono un ruolo, ed hanno una qualita' del tutto fondamentali.
Il Congresso del Partito deve tenersi in via ordinaria ogni due anni (e lo Statuto fissa addirittura il torno di mesi entro il quale deve svolgersi; il Consiglio Generale del Partito deve riunirsi in via ordinaria almeno una volta ogni anno.
L'ultima volta in cui il Congresso si e' riunito risale all'aprile 1995, oltre tre anni e mezzo fa. Il Consiglio Generale del Partito eletto dal Congresso non si e' mai riunito da quella data.
La circostanza e' particolarmente importante anche in considerazione del fatto che lo Statuto del Partito attribuisce al Consiglio Generale e al Congresso la responsabilita' di esaminare e approvare i bilanci preventivi e consuntivi, e la politica finanziaria del Partito.
Beninteso, seppure non ho elementi, escludo che la gestione finanziaria del Partito sia meno che irreprensibile; ma occorre tenere presente che sul piano della politica finanziaria, la pubblicita' dei bilanci del partito si attua soltanto in sede di Consiglio Generale e di Congresso.
La politica del Partito non e' stata mai, in oltre tre anni e mezzo, sottoposta ad esame alcuno da parte non solo del Congresso, ma nemmeno dell'unico organo deliberativo "inter-congressuale.
Il Partito ha chiuso, o sospeso, intere campagne politiche, e ne ha aperte altre, e ne ha delegate svariate a soggetti della cosiddetta area - nonostante l'organo deputato a ratificare accordi di federazione con gruppi federati non si sia mai riunito in tre anni e mezzo; nonostante, insomma, la politica del partito, da tutti i punti di vista, non sia mai stata discussa in alcuna sede statutaria. Tanto meno, naturalmente, e' stata oggetto di dibattito e riflessione la conformazione stessa della politica radicale per campagne, che ha presto recato ad una frammentazione di soggetti.
Il Partito e' privo di una Segreteria (anche se e' stata qualche mese fa formata una giunta informale), che lo Statuto prescrive sia ratificata dal Congresso o - ma solo in circostanze particolari - dal Consiglio Generale.
Essendo chiaro e indiscutibile quanto espresso sopra, alcune considerazioni devono brevemente aggiungersi.
Gli ultimi mesi, piu' degli altri, sono stati caratterizzati da una accentuazione della volonta' di attribuire soggettivita' ad un'area radicale, che se forse puo' in qualche modo essere individuata sulla base di un idem sentire, non puo' certo trovare istituzionalizzazione ne' formale ne' informale; quanto meno in assenza di un itinerario totalmente pubblico e noto.
La urgenza di una soluzione di continuita' deve e non puo' non individuarsi nella urgenza di superare assetti privi di formalita', di forma, di forme. Pena il superamento dello strumento politico come mezzo e la sua trasformazione in fine, in scopo.
E questo vale certo anche o a partire dal cosiddetto soggetto italiano. Il Movimento fu chiuso con modalita' e decisioni politiche chiare, congressuali, piu' di un anno fa, e una soluzione di continuita' e' o dovrebbe essere nei fatti.
Non e' proponibile un Congresso del Partito, non e' proponibile una rifondazione del partito, senza una soluzione di continuita' nei connotati attuali del Partito medesimo, come detto piu' sopra. Allo stesso modo non sembra possa esservi fondazione o rifondazione di un cosiddetto soggetto italiano senza una soluzione di continuita' che ad onta dell'essere stata stabilita' da un Congresso, non ha trovato concretezza - ma anzi smentite - nella realta'.
Tanto meno e' possibile nascondersi che la stessa esistenza di una pluralita' o di una dualita' di soggetti o di soggetto non puo' non discendere da volonta' e responsabilita' politiche. Quindi da opera, dibattito, confronto.
Il problema dei soggetti che compongono l'area radicale e' da molto tempo ineludibile, e non puo' essere evitato, dribblato, aggirato.
La responsabilita' non puo' che pertenere a ciascuno. Compresi, o a partire da coloro cui regole esistenti impongono obblighi ineludibili. Vorrei anzi dire molto chiaramente, anche a scanso di equivoci, che in capo ai responsabili istituzionali del Partito si convogliano due responsabilita' di segno (anche semantico) diverso: infatti, se da una parte e' certo ed evidente che essi si sono assunti la responsabilita' di interrompere la vigenza dello Statuto, e per un tempo che per la sua durata non puo' considerarsi emergenziale, dall'altra parte va dato a loro atto che avocando a se' e per cosi' lungo tempo anche poteri e competenze affidati ad altri organi, essi si sono fatti carico anche di queste responsabilita', e quindi almeno da questo punto di vista questa responsabilita' hanno assicurato. Ma e' evidente che non puo' oltre frapporsi alcun indugio ad una netta e fattuale inversione di tendenza.
La frammentazione della cosiddetta area e' piu' che nota, e non vale, almeno qui e ora, soffermarvisi. In una tale condizione il Congresso non potra' recare alcun vantaggio, a meno che questo concluda - concluda - una fase di ripristino della legalita', e da questa tragga una legittimita' altrimenti difficile da affermare. Un Congresso senza questa soluzione di continuita' si risolverebbe fatalmente in un Congresso di composizione delle varie e diverse componenti della supposta area (e gia' segnali concreti in questo senso sono molto visibili): tutto, cioe', meno che una soluzione di continuita' e una rifondazione e uno slancio.
Abbiamo delle priorita' chiare: un regime da abbattere; un regime piu' vasto e un Ordine mortifero.
O ci si assume di fronte a questo una responsabilita' da parte di ciascuno, oppure e' assai piu' utile lasciare su un campo non praticato illusioni rimaste tali.
E' soprattutto questione di ambizioni, di ambizioni che sono speranze ambiziose, adeguate al valore che ciascuno annette a se stesso, al proprio tempo, alle proprie risorse. Alle risorse proprie, piu' e prima che a quelle di Pannella e dell'essere con Pannella.
Quali ambizioni sono quelle di chi condivide una storia, che e' la storia e la volonta' di storia di ciascuno, e non necessariamente quella di Pannella o con Pannella? Quanto vale questo? E che significa quindi essere radicali?
A questo quesito occorre che ciascuno dia una risposta, se la/lo riguarda e la/lo interessa.
Mentre occorre un pieno di iniziativa e di iniziative, occorre insieme, contemporaneamente, che un percorso chiaro e noto ci rechi al Congresso. Un percorso di iniziativa, di politica, di riflessione. A che una soluzione di continuita' sia concepita e attuata mentre si concepisce e attua la rifondazione del Partito, e il suo ritorno alla legalita' statutaria.
Per questo, per questo percorso due binari sono ineludibili dal punto di vista statutario, tanto quanto necessari e urgenti: la apertura della campagna di iscrizione al Partito, e la fissazione della data del Congresso.
Siamo a meta' novembre, ed e' tempo di aprire la campagna di iscrizione al Partito del 1999, rafforzandola, e dandole forza di percorso, con la fissazione di una data certa per il Congresso del Partito.
Reciprocamente, fissare il Congresso mentre si lancia la campagna di iscrizione consente che il percorso necessario e le necessarie consapevolezze riguardino tutti, cioe' ogni iscritto, con la responsabilita' di tutti e ciascuno.
A partire da quella del Segretario e del Tesoriere, a ognuno dei quali lo Statuto attribuisce gli oneri principali e in questo caso esclusivi nella gestione del Partito e in queste indifferibili decisioni.