Il giudizio di Donvito sul contributo di Paolo Pietrosanti mi pare un po' troppo ultimativo e sprezzante. A me sembra che Paolo ponga dei problemi seri, anche se poi ognuno ha certamente la sua analisi e le sue conclusioni da proporre.
Voglio rileggere con piu' calma il suo testo, ma intanto cio' che sicuramente mi lascia perplesso e' il punto in cui Paolo afferma che "abbiamo delle priorita' chiare: un regime da abbattere; un regime piu' vasto e un Ordine mortifero".
Il punto pero' e': chi ha queste priorita'? Il partito? La cosiddetta "area"? La giunta? I soggetti? Gli iscritti?
Quelle indicate da Paolo sono sicuramente priorita' di Pannella, ma allora lo possono essere, automaticamente, solo per la Lista Pannella. L'analisi che Pannella fa della situazione e le conclusioni a cui arriva - condivisibili o no ora non mi interessa - non sono ancora state organizzate in un qualcosa che formalmente impegni una qualche istanza formalmente costituita.
Non lo sono - non lo sono ancora -, mi pare, per il partito che, per quanto mi riguarda, resta legato alla mozione approvata dal 37o congresso che ha affidato (per un massimo di un anno) a segretario, tesoriere e presidente i poteri congressuali al fine di "predisporre un progetto di rifondazione del partito", limitandosi a invitare a iscritti, associazioni radicali e associazioni federate a moltiplicare "le forme di iniziativa politica radicali organizzate".
Non lo sono per il Cora, che nella mozione di Parigi ha anzi posto delle precise richieste al partito decidendo di assumersi - sono parole di Pannella - "una responsabilita' politica aggiuntiva e straordinaria" proponendo "il primo documento ufficiale nel quale si richiede, e in qualche misura si esige e si costruisce il congresso di rifondazione del partito radicale".
Nemmeno mi pare lo siano - per il momento - per l'Era, Non c'e' pace o Nessuno tocchi Caino.