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Conferenza Rivoluzione liberale
Scandura Mario - 18 novembre 1998
DAL "CORRIERE DELLA SERA"
Sabato 14 novembre 1998, Pag. 15 (ampio richiamo in prima)

Il sacerdote siciliano di "Telefono Arcobaleno" si allea con i clandestini della rete per chiudere i siti

PRETE E "PIRATI" CONTRO I PEDOFILI

Già trovate e cancellate su Internet dagli hackers 34 porno pagine

Di Felice Cavallaro (inviato)

SIRACUSA - Nel Far West di Internet anche un prete può farsi giustizia da sé, magari chiedendo aiuto ai "pirati". Soprattutto se la causa è giusta e c'è da scatenare l'attacco contro i pedofili che infestano le reti informatiche. Le preghiere non bastano e don Fortunato Di Noto, da anni impegnato su questo fronte, per vincere la guerra si allea con i pirati del Duemila, gli "hackers", quelli che in America irrompono negli archivi della Nasa o simulano dei "War game" fra le autostrade computerizzate del Pentagono.

Per questa "specializzazione" acquisita negli anni l'aggancio è stato stabilito con "hackers italiani e amici americani". Una collaborazione che ha già cancellato 34 siti mentre 20 pedofili sono ora sotto monitoraggio, come informa l'ultimo bollettino di guerra di don Fortunato, una figura ormai familiare in tutte le redazioni perché i suoi comunicati arrivano a pioggia. Per fare rimbalzare allarmi continui. Per rilanciare le notizie captate dalle sue "sentinelle", i ragazzi che si danno il turno navigando nella postazione Internet ricavata accanto alla sacrestia della parrocchia di Avola, quartier generale del Telefono Arcobaleno.

In questo grande centro agricolo vicino ai simboli di un'antica cultura scolpita nelle pietre di Noto e Siracusa si prova a combattere contro i simboli della barbarie più grande. Obiettivo numero uno: individuare i "siti" in cui i pedofili vendono i corpi dei bambini, ridotti a schiavi costretti al peggio. Poi, con l'allarme ai mass media e con le denunce alla polizia telematica, qualcuno dovrebbe far piazza pulita, oltre che istruire processi penali. "Ma spesso non accade niente", spiega don Fortunato con l'amarezza di chi non ha trovato per questa battaglia civile adeguato sostegno. "Molti impegni, tante parole, ma dopo centinaia di denunce, tutti i siti segnalati sono sempre presenti in rete", spiega con l'aria di chi ha deciso di tirare fuori la "colt".

Appunto, come in un Far West con sceriffo distratto, don Noto decide di piombare nel saloon dei pedofili. E visto che Gianluca, Stefania, Sara e gli altri giovani impegnati come cacciatori di parole-chiavi e di password segrete possono solo scoprire i siti e gridare allo scandalo, il sacerdote chiama a raccolta i "pirati" trasformandoli in "guastatori" per violare questi labirinti della vergogna, scovare gli archivi e distruggerli. Siamo alla teorizzazione dell'incursione elettronica al di là di ogni regola, come se si fosse all'alba della civiltà giuridica, senza codici. E questo allarma uno che se ne intende, Andrea Monti, autore di "Spaghetti hackers": "Quel prete dovrebbe essere punito per istigazione a delinquere : Internet non è un Far West...".

Dubbi che non scuotono i protagonisti della nuova crociata, motivata dall'orrore che una delle "sentinelle" di Avola. Gianluca Inturri, 24 anni, ragioniere senza lavoro, ha provato una sera davanti al monitor: "Non credevo ai miei occhi quando, fra tante orribili foto di un sito, mi sono trovato davanti a un'immagine in cui compaiono bambini e animali vicini...".

E' difficile perfino parlarne, mentre Gianluca continua la caccia provando dieci, cento parole chiave finché azzecca un nuovo sito di pedofili con un anagramma. Parte dalla parola "Lolita" e digita il contrario: "Atilol". Nuove vergogne galleggiano nell'etere approdando sul video. "Si può andare avanti così, senza che nulla accada ?", si chiede Sara alternandosi nel turno 16-20 con altri giovani, mentre Stefania opera col suo terminale la notte, da casa.

E quando trova il sito sporco annota i dati nel modulo per il fidanzato, Nanni Arena, vice presidente dell'associazione guidata da don Fortunato. Tutti volontari lanciati contro i 2.500 siti finora individuati. Una montagna di foto. Parlano di mezzo milione di immagini. Con 160 denunce inviate senza seguito alle autorità di cinque Continenti.

 
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