Dopo la vertenza dei taxi a Roma, il conflitto intorno alla riforma liberalizzatrice dei trasporti pubblici si ripropone su scala europea. La federazione dei sindacati dei trasporti nell'unione europea ha proclamato uno sciopero europeo per il 23 novembre. L'obiettivo dichiarato é di costringere i ministri dei trasporti dell'UE, il cui consiglio si riunirà il 30 novembre, a rifiutare ed abbandonare definitivamente gli orientamenti della Commissione.
Il trasporto ferroviario in Europa é in continuo declino e attualmente la sua quota di mercato nel trasporto merci é solo il 16%. Per invertire questa tendenza al declino é necessario creare un mercato più sensibile ai bisogni degli utenti di quanto non lo sia l'attuale monopolio, un » customer orientated rail service per usare le parole del Commissario Kinnock. Conseguentemente a questa analisi, a luglio la Commissione ha presentato un pacchetto legislativo per il rilancio del trasporto ferroviario che introduce nuove regole per l'accesso alle infrastrutture, la distribuzione della capacità, la trasparenza delle tariffe e la separazione contabile tra gestione delle infrastrutture e dei servizi. L'effetto pratico della proposta é un'immediata apertura alla concorrenza del 5% del mercato, destinato a crescere fino al 25% in 10 anni. Si direbbe una riforma moderata e graduale, i sindacati invece la bollano come ultraliberale, libera concorrenza eretta a dogma, legge del mercato dappertutto e per tutte le at
tività. Da cui lo sciopero.