Su di un fatto possiamo essere tutti dÆaccordo: i guai della scuola di Stato, in Italia, non dipendono dalla scuola non statale - la scuola non statale da noi non esiste quasi; e per quel che esiste fa risparmiare ogni anno allo Stato sui cinque mila miliardi. La verità è che la scuola libera, in Italia, è solo libera di morire. La scuola non statale, in Italia, sta infatti scomparendo: viviamo in un regime di sostanziale monopolio statale dellÆistruzione. Ed è chiaro che il monopolio statale dellÆistruzione rappresenta un continuo attentato alla libertà; contrasta con le più elementari norme della giustizia sociale; distrugge lÆefficienza della scuola.Il monopolio statale dellÆistruzione mette in pericolo la libertà, giacché è solo con la presenza della scuola libera che alle famiglie viene garantita la possibilità di una reale alternativa sia sul piano dellÆindirizzo culturale, politico e religioso che sul piano della qualità e del contenuto dellÆinsegnamento. Una società liberale non può proibire né ostacolare la libertà dei cittadini di scegliere la scuola dei propri figli.
Il monopolio statale dellÆistruzione, oltre che liberticida, viola le regole della giustizia sociale: chi manda il proprio figlio alla scuola non statale paga due volte, una volta con le imposte ù per un servizio che non riceve ù e una seconda volta con la retta da corrispondere alla scuola non statale. E pagare due volte lÆistruzione per i propri figli è un lusso che non tutti possono permettersi.
Né è possibile, in linea generale, coniugare monopolio dellÆistruzione ed efficienza della scuola: ove la competizione è assente, là regna lÆirresponsabilità; senza concorrenza, gli esiti prevedibili sono inefficienza, servizio scadente e aumenti dei costi.
Il buono-scuola ù teorizzato da Milton Friedman, successivamente fatto proprio da Friedrich A. von Hayek, e che oggi è una realtà nello Stato di Washington, che è stato sperimentato nel Distretto di Alum Rock (California), nello Stato del Minnesota, a Porto Rico, in Nuova Zelanda, a Cleveland (Ohio) , a Milwaukee, che funziona bene in Svezia ù, il buono-scuola rappresenta di certo la terapia di lungo periodo dei mali della scuola italiana. Ciò mentre il credito di imposta ù che in nessun modo viola lÆarticolo 33 della Costituzione ù si presta a essere il mezzo più rapido e indolore per introdurre linee di competizione allÆinterno del sistema scolastico italiano. Altre soluzioni equivalgono esclusivamente alla statalizzazione della poca scuola libera che ancora sopravvive. La verità è che: chi paga compra. Lo sapeva bene, un antico romano ù Publilio Siro ù che »beneficium accipere libertatum est vendere .
Il buono-scuola è una carta di liberazione per i poveri. Tramite il »buono anche la famiglia povera potrà scegliere quella scuola che ormai oggi è solo dei benestanti o dei ricchi. DÆaltro canto, una scuola non è una scuola che indottrina per il semplice fatto di essere una scuola libera o a orientamento confessionale; e una scuola non è critica e tollerante per il semplice fatto che è statale. Le istituzioni sono come le fortezze: sono buone se è buona la guarnigione. E buone guarnigioni ù come cattive guarnigioni ù possono operare in scuole libere come in scuole statali.
Quanti sono a favore dellÆintroduzione di linee di competizione nel nostro sistema scolastico non sono per nulla contrari alla scuola di Stato. TuttÆaltro. La scuola di Stato è un grande patrimonio ù un patrimonio che da più parti mostra segni di crisi ù sintomi di quella malattia grave che è lo statalismo. Noi non siamo contro la scuola statale; noi siamo contro il monopolio statale dellÆistruzione. Ed è per guarire la scuola da questa malattia che pensiamo alla terapia della competizione. La competizione migliorerà sia la scuola statale che la scuola non statale. E ora di smetterla di credere valida lÆequazione stando alla quale: è buono solo ciò che è pubblico; è pubblico solo ciò che è statale; è statale solo ciò che può diventare preda dei partiti. E più pubblico, svolge un miglior servizio pubblico una efficiente scuola non statale oppure una scuola statale inefficiente e sciupona?
Dario Antiseri, Lorenzo Infantino, Sergio Ricossa,Massimo Baldini, Giampiero Gamaleri,Luigi Sepiacci, Luigi Binanti, Bruno Bordignon,Giovanni Palladino, Raimondo Cubeddu,Donato Petti, Raffaele De Mucci, Victor Zaslawsky.*per aderire a questo Manifesto rivolgersi allÆAssociazione Cattolici e Laici per la scuola libera - fax: 06-8552742