Trecentomila nel Lazio gli operatori "atipici". La Cgil: "Un esercito senza diritti"
Da Il Corriere della Sera(Cronaca di Roma, pag. 48), mercoledì 25 novembre 1998
Nel Lazio ci sono, per quanto riguarda i diritti sindacali, almeno trecentomila "figli di nessuno": un esercito eterogeneo e sempre crescente di giovai che va dal pony express all'archeologo, dal venditore porta a porta al promotore finanziario, dall'informatico all'assistente agli anziani. Ed è proprio a questo "popolo della partita Iva", "senza diritti, senza tutele, e soprattutto privo di rappresentanze sociali" che si rivolge ad una nuova struttura sindacale creata dalla Cgil di Roma e Lazio ("Nidil, nuove identità di lavoro). "L'obiettivo - spiega il responsabile Michele Bonacci, già segretario della Cgil di Latina - è assicurare a questi lavoratori autonomi che in realtà autonomi non sono, almeno le tutele più elementari di assistenza sia giuridica che previdenziale". Tutto ciò anche in vista del Giubileo che aumenterà a dismisura l'utilizzo di questa massa di giovani impiegata nelle più svariate "collaborazioni". Il contenzioso non manca, spiega ancora Bonacci, e riguarda anche istituti importanti com
e le soprintendenze e la stessa Inps. Quest'ultima, per esempio, "pretende dai suoi medici fiscali una collaborazione esclusiva. Il risultato è che questi medici non possono usufruire dei diritti e delle tutele dei lavoratori dipendenti e nello stesso tempo non godono di nessun privilegio dei liberi professionisti. Per lavoro devono controllare le malattie degli altri, ma se per disgrazia hanno un incidente o si ammalano, sono affari loro". Nel mirino ci sono poi le soprintendenze: accusate di inviare le giovai archeologhe nei cantieri di scavo senza contratto, senza assicurazione e contributi. E proprio in questi giorni è in corso una causa indetta da una giovane rimasta infortunata durante un sopralluogo in un cantiere dell'Alta velocità. "La retorica sugli anni 2000 - conclude Bonaci - crolla miseramente di fronte allo sfruttamento del lavoro di migliaia di giovani costretti ad accettare rapporti di lavoro capestro. Ed è importante che il parlamento approvi una legge per tutti questi lavoratori sbrigativ
amente definiti "atipici" il cui rapporto è regolato da norme risalenti agli anni '40".