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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 28 novembre 1998
CASO OCALAN: NESSUN TRIBUNALE AD HOC, PROCESSO IN ITALIA.

Dichiarazione di Gianfranco Dell'Alba, deputato europeo:

Bruxelles, 27 novembre 1998 - "Incassato il previsto e pilatesco "nein" all'inoltro della richiesta di estradizione di Ocalan da parte del cancelliere Schroeder, Massimo D'Alema fa propria la balzana idea di un Tribunale internazionale ad hoc lanciata da quella "persona informata dei fatti" che è il ministro Diliberto, sino a pochi giorni fa più propenso a proporre per Ocalan, più che dei giudici, il Premio Nobel per la Pace.

Vero è che con la storica sentenza dei Lords inglesi, che hanno ribadito che non vi può essere impunità, nemmeno per dei capi di Stato, quando si è accusati di genocidio e crimini contro l'umanità, il tema della giustizia penale internazionale è tornato alla ribalta confermando che Laurent Desirée Kabila meritava più di conoscere Regina Coeli che il Palazzo del Quirinale, ma qui si rischia di confondere ancora le acque e trasformare in pochade l'attuale, complesso, pasticcio nel quale ci siamo infilati.

Infatti, escludendo che D'Alema pensi di poter fare istituire dal Consiglio di Sicurezza, nonostante l'abilità dell'ambasciatore Fulci, un Tribunale ad hoc come quelli per la ex Jugoslavia od il Ruanda per il solo Ocalan, o che suggerisca di aspettare l'entrata in vigore della Corte Penale Internazionale varata a Roma nel luglio scorso, l'unico precedente paragonabile di "Corte Internazionale" è quello messo in piedi per il caso Lockerbie, dove la Libia ha ottenuto una sorta di "campo neutro" per giudicare i responsabili, libici, dell'abbattimento di un aereo americano.

Ma il paragone proprio non regge, poiché nel caso Lockerbie per l'appunto è stato determinante un accordo fra Stati, legato peraltro alla revoca parziale dell'embargo alla Libia, che appare estremamente difficile conseguire da parte turca, poiché sancirebbe il riconoscimento di una "internazionalizzazione" del conflitto coi curdi e l'inadeguadezza delle leggi e della magistratura turca a giudicare.

Che lo si voglia o no, viceversa, ciò che è d'applicazione per il caso Ocalan, se la Turchia ci fa pervenire una richiesta di estradizione, sono le disposizioni della Convenzione europea per la repressione del terrorismo, ed in particolare l'art.7 che stipula che per imputati di reato di terrorismo, qualora non vengano estradati, il processo deve svolgersi nello stato di detenzione, senza alcuna eccezione o ritardo ingiustificato."

 
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