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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 1 dicembre 1998
Lettura consigliata solo a chi ha pazienza

Ieri mi sono fatto una chiacchierata con un amico che conosco da piu' di vent'anni.

Ci frequentavamo spesso, parecchio tempo fa, ora ci vediamo in media ogni sei mesi.

Da sempre, dopo convenevoli generici va a finire che si parla di politica. Io liberale, lui ex comunista, oggi iscritto PDS non militante, professore di matematica alle secondarie.

Da sempre, va a finire piuttosto male... :)

Certo, siamo cambiati, con gli anni si sono sovrapposti problemi, esperienze, ripensamenti.

Eppure, come vent'anni fa, dopo poco affiorano prepotenti le differenze che io chiamo (non mi spaventa) ideologiche, differenze sui "valori di fondo".

Che sono poi uno dei fondamenti di quel poco di Politica, qui, ancora, piu' che altrove.

Insomma, il problema e' piu' o meno sempre quello. Io tendo a considerare normali la diversita' ideologica, la accetto, la rispetto. Non credo nel concetto di "interesse generale".

Lui mi pare, tuttora, tende a considerare certe profonde diversita' come clamorosi errori "oggettivi" dell'interlocutore. E insiste, appunto, sull'interesse generale, obiettivo.

Un classico, almeno secondo la mia esperienza.

Da giovani, lui difendeva il sistema comunista, io l'america: erano i tempi...

Ieri la discussione e' andata rapidamente sulla scuola, con sbandate inevitabili di politica generale.

Ci siamo trovati d'accordo mica su poco. Sull'abolizione del valore legale del titolo di studio e sulla necessita' di migliorare la scuola pubblica (difficile dissentire), persino sul fatto che non si debbano dare finianziamenti diretti alle scuole private; genericamente e vagamente d'accordo pure su qualcosa di simile al "buono scuola".

Poi pero' l'accordo e' finito. Lui dice: parita' scolastica, ma con chi? Solo con le scuole che "non discriminano nessuno", che accettano tutti, sia come professori che come studenti, indipendentemente da convinzioni e da pratiche: scuole che, come quelle pubbliche, non impongono condizioni... Insomma, parita' solo fra scuola pubblica e scuola privata rigorosamente selezionata dallo Stato.

Io dico: liberta' di scelta per tutti, non solo per i ricchi come e' oggi, ma vera liberta' di scelta. Lui dice: se uno vuole certe scuole "se le paga". Io dico: cosi' i ricchi possono fare quello che vogliono (come gia' fanno), i poveri no. Lui si incazza: perche' devi fare discorsi di sinistra (a favore dei poveri) se non sei di sinistra e non li sai fare? :)

Poi esce fuori il fatto principale: perche' diavolo qualcuno, con una scuola pubblica "migliorata", dovrebbe desiderare di andare in scuole "di parte", ed essere pure finanziato?

Perche' ciascuno ha opinioni diverse sulla bonta' della scuola pubblica, dico. E scoppia la rissa :))

Come corollario, ho appreso che Cossiga (uomo pericoloso di destra che vigliaccamente ricatta la povera sinistra, la quale per il "bene comune" deve accettare il ricatto), insieme ai cattolici del Polo, complotta per finanziare le scuole cattoliche: dal discorso sono miracolosamente scomparsi il PPI ed altri di altra sponda.

Poi che la "destra" italiana e' indecente, mentre la "sinistra" (verso cui e' pur critico) ha il senso dello stato ed e' seria.

Poi che Bertinotti e' una schifezza.

Infine che Berlusconi pensa solo ai propri interessi personali (nulla su Fini, normale).

Cose che avevo gia' sentito da qualche parte :) Come d'altra parte lui aveva sentito le mie...

Se il mio amico leggesse qui, probabilmente avrebbe da ridire su qualche parte della ricostruzione.

Ma cosi' ho inteso, e mi torna rispetto a cento altre discussioni.

Credo che nel suo piccolo questa sia ben rappresentativa di uno scontro ancora lungo.

 
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