Il Sole-24 Ore
domenica 6 dicembre 1998
LAVORATORI, ATTENTI AI VOSTRI GENI
di Cinzia Caporale
"Sollecitiamo questo Governo a promuovere una campagna di alfabetizzazione scientifica: nella nostra società, la conoscenza e l'acculturamento sono fondamentali non solo per l'accesso alle tecnologie e per un esercizio effettivo della cittadinanza, ma anche per dare la possibilità concreta agli individui di difendersi da eventuali abusi. Del resto, l'oscurantismo apocalittico e, viceversa, l'adesione acritica all'innovazione biotecnologica nascono entrambe da un analfabetismo scientifico generalizzato e pericolosoà". A margine del convegno 'Genetica e Cittadinanza' organizzato dall'Ufficio Nuovi Diritti CGIL, Sergio Cofferati ha preannunciato un documento/appello "affinché vengano realizzate iniziative di informazione su larga scala relative ai progressi della scienza e delle biotecnologie". Ed anzi, ha reso disponibile le strutture del sindacato quale luogo di discussione "come oggi raramente avviene senza sospetti e senza schieramenti". Cofferati ha poi puntualizzato: "Tengo molto alla distinzione dei ruo
li, e certamente la diffusione della conoscenza non è compito prioritario di un sindacato. Tuttavia ritengo che non si tratti per noi di una funzione marginale ma, al contrario, di una funzione alta e non banale dell'esercizio della rappresentanza".
Illustrando i motivi di questo primo dibattito, Cofferati si è soffermato sul problema dell'informazione: "Le ragioni di questo incontro sono quelle di contribuire con un primo sassolino alla costruzione di una muraglia che si preannuncia di difficile architettura e di lungo lavoro, quella della conoscenza. Riguardo a queste tematiche, siamo molto colpiti dal livello altissimo di disinformazione e talora, dallo stravolgimento stesso dell'informazione più elementare. Stiamo parlando dei maggiori quotidiani e delle fonti di informazione più importanti, di quelle comunque ritenute le più autorevoli anche sul piano scientifico. Il sensazionalismo ed il tentativo di evitare qualsiasi forma di approfondimento che abbia un minimo di fondamento, producono danni rilevanti e non possono che riflettersi su un altro degli aspetti che ci preoccupano particolarmente: il basso livello culturale della popolazione. Il sapere costituisce l'accesso fondamentale all'esercizio della cittadinanza. Naturalmente, ciò vale per quals
iasi argomento ma, a maggior ragione, vale per gli ambiti che possono condizionare fortemente i comportamenti di massa e un'organizzazione collettiva come la CGIL non può mai prescindere dai comportamenti di massa e dal sentire comune, tanto più quando sono condizionati così negativamente. Tra l'altro, il sapere non rappresenta soltanto il fondamento della possibilità effettiva di esercitare i diritti individuali, ma anche quello dell'esercizio dei diritti collettivi che sono l'architrave della democrazia".
Il Segretario della CGIL ha quindi affrontato alcuni degli aspetti che riguardano in modo specifico il suo ruolo: "Da sindacalista ho una preoccupazione in più: la disinformazione e l'analfabetismo scientifico producono, anche in tempi brevi, distorsioni consistenti sul piano delle solidarietà. La solidarietà è uno dei tratti fondamentali di qualsiasi processo di coesione sociale e forse anche economico. In ogni caso, per un'organizzazione di rappresentanza collettiva che vuole avere questo tratto di rappresentanza generale, costituisce un valore irrinunciabile. Ad oggi, gli effetti delle biotecnologie sulla produzione materiale sono ancora contenuti, si può tuttavia facilmente immaginare quale potrebbe essere l'effetto finale in un sistema senza regole. Basti pensare, ad esempio, al ruolo dei monopoli ed alla funzione prevalente di alcuni raggruppamenti industriali che possano controllare ed orientare la ricerca per poi utilizzare, senza regole e senza vincoli, le possibili applicazioni industriali". Ripren
dendo i contenuti delle relazioni di Stefano Rodotà e di Giovanni Berlinguer, Sergio Cofferati si è poi soffermato sui rischi legati all'uso indiscriminato dei test genetici in ambito lavorativo: "E nostro compito incidere sul nuovo equilibrio che si va determinando tra l'esercizio della privacy, la cittadinanza e i diritti del lavoro. L'idea che tende a prevalere, quella di individui predeterminati geneticamente e non semplicemente predisposti, produce pericoli molto gravi di discriminazione. In un sistema non regolato in cui si affermi quest'impostazione errata, gli individui deboli geneticamente diventerebbero tali anche sul piano delle protezioni e forse anche in quello delle occasioni economiche. Inoltre si consoliderebbe l'idea che l'ambiente è immutabile e non migliorabile. Si potrebbe arrivare a sostenere che la costituzione genetica di un lavoratore possa rappresentare una sorta di corresponsabilità, di concorso di colpa, rispetto ad un determinato danno biologico che viceversa si è verificato per l
e condizioni ambientali. Questo rischio esiste e sarebbe un'ipotesi sciagurata: un contributo genetico alle morti sul lavoro è privo di fondamento scientifico ed è un espediente procedurale da evitare accuratamente per i danni che potrebbe produrre sul piano dei comportamenti giuridici. Danni che paradossalmente sarebbero ancora peggiori di quelli intorno ai quali il tribunale è chiamato a decidere".
Se con questa iniziativa la CGIL si vuole collocare al centro di un dibattito culturale e politico, nel nostro paese certamente sulle questioni di bioetica non manca la qualità dell'elaborazione teorica. Questa costituisce il prerequisito della bioetica stessa e si traduce spesso e utilmente nella costruzione di leggi. Tuttavia, ciò che è gravemente insufficiente è il "contenuto" della bioetica e cioè la raccolta del dato empirico. Il risultato è che la definizione di queste norme avviene in assenza di un adeguato strumento interpretativo della nostra specifica realtà nazionale e viceversa, come segnalato da un altro dei relatori, Gilberto Corbellini, "spesso basandosi addirittura su dati relativi ad altri paesi con la pretesa che siano una base adeguata per regolare i nostri comportamenti". Si tende cioè a dare maggiore rilievo ai principi in astratto piuttosto che a valutare le conseguenze delle loro applicazioni. Tutto ciò è particolarmente grave in ambiti nuovi come quelli delle biotecnologie riguardo al
le quali non esistono ad esempio dati rilevanti sull'accettazione sociale di queste tecniche, sulla percezione del rischio, sull'accesso ai test genetici o sul loro impatto psicologico e sociale. In definitiva, la conoscenza della realtà e la conoscenza individuale delle problematiche vanno entrambe fortemente perseguite per costruire una società davvero civile e meno conflittuale. A quando iniziative concrete da parte di chi governa?