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BIOTECNOLOGIE

La Repubblica

sabato 5 dicembre 1998

pag. 44

Il Nobel Fo e il carnevale della scienza

di GIOVANNI MARIA PACE

Il premio Nobel autorizza chi lo ha ricevuto a sentenziare su qualsiasi argomento? La domanda si pose in passato per Carlo Rubbia, divenuto per un certo tempo commentatore televisivo, e ora si ripropone per Dario Fo, l'attore-drammaturgo che ha vinto il premio per la Letteratura l'anno scorso e da allora ha scelto un nuovo bersaglio per la sua satira: le biotecnologie.

Con la sua capacità quasi ipnotica di avvincere e raccontare, il premio Nobel per la Letteratura lancia strali contro l'ingegneria genetica, gli animali "umanizzati", gli eurocrati colpevoli di voler "brevettare la vita". Ma nella sua gag sull'uomo-porco, alla efficacia dell'affabulazione non corrisponde una efficacia di argomenti, che anzi appartengono al più consunto armamentario della rivolta post-modernista contro la scienza.

L'occasione per l'ultimo affondo gli è stata ieri offerta, paradossalmente, dal convegno Dieci Nobel per il Futuro con cui Milano onora annualmente la scienza quale matrice di progresso. Fo ha lodato Leonardo Da Vinci, che mentì sulla fattibilità dei sottomarini per non consegnare al principe un'arma letale, e s'è l'è presa con la manipolazione genetica degli embrioni umani che secondo lui consentirà di "ottenere (e naturalmente brevettare) pezzi di ricambio. Così, appena nati, ci metteranno nel freezer un nostro doppione (magari senza testa) che potrà fornirci, pagando naturalmente il brevetto allo scopritore del gene adatto, il cuore o il pancreas". Immagini da Grand Guignol, dipinte con una verve che ha strappato il sorriso anche di scienziati presenti, ma che mostrano la frequentazione più dei fumetti di fantascienza che dei laboratori di ricerca. Fo rivendica il diritto di fare satira "per far crescere il dubbio, che è alla base del progredire". E aggiunge che la satira deve avere per oggetto "questioni

veramente serie". Come gli xenotrapianti. La manipolazione genetica ha qui lo scopo, dice Fo, di "umanizzare" il maiale. "Col risultato", sostiene, "che sarà più facile prendergli il fegato o un rene per trapiantarlo in un uomo. Avremo così un uomo-maiale (voi direte che ce ne sono tanti) o un maiale-uomo. E' quest'ultimo che si potrà brevettare. E chi vorrà un pezzo di questo porco umanizzato dovrà pagare i diritti d'autore all'industria che lo avrà "inventato"". Applausi a scena aperta. Ma certo non da parte delle migliaia di cardiopatici (Fo parla di rene e di fegato pur essendo in realtà il cuore candidato allo xenotrapianto) in attesa di una donazione resa improbabile dalla cronica scarsità di organi umani. L'impianto nell'uomo di un cuore suino, quando mai si farà, suscita, è vero, problemi bioetici gravi. Però è una grande speranza - ha rilevato il presidente del Nord Italia Transplant Girolamo Sirchia, che pure si è divertito allo show - e non si può parlarne come di un Mistero Buffo. Una sociologa

americana, Harriet Zuckerman, ha fatto una inchiesta tra i Nobel per vedere quale cambiamento generi nei premiati il prestigioso riconoscimento e ha notato che il Nobel spegne la creatività, in quanto gli insigniti, ormai celebri, si occupano non più di studiare e meditare ma di comparire. In secondo luogo, l'alloro porta allo sviluppo di una particolare sindrome, chiamata "tuttologia". Tornato da Stoccolma, il laureato si sente in grado di disquisire su ogni argomento, di trattare i temi più vari e per avventura lontani da quelli di sua competenza, come se la pergamena ricevuta dalle mani del re gli desse una patente di onniscienza. La sindrome ha colpito anche Fo. L'ossessione della manipolazione genetica gli ispira scenari popolati di quei mostri che gli ecologisti si aspettano di veder uscire dalla provetta ma che in trent'anni di Dna ricombinante non sono ancora comparsi.

La nuova biologia è certamente da tenere sotto sorveglianza. Ma come bersaglio della potente comicità di Fo è mal scelta. L'attore ha, per il suo talento e la grande notorietà, una straordinaria presa sul pubblico. Ieri è piaciuto anche a Rita Levi Montalcini. Ma solo come uomo di spettacolo, precisa la neuroscienziata. Occorre infatti chiedersi quale effetto può avere sulla gente il carnevale inscenato da Fo intorno a una branca della biologia che andrebbe non derisa ma difesa, per i benefici che può portare alla nostra salute. Tanto più che l'Italia si trova in posizione arretrata: da noi, prima di uccidere le biotecnologie bisognerebbe farle crescere, almeno un po'.

 
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