COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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LE RIFLESSIONI DI UN AVVOCATO IN PRIMA LINEA PER I DIRITTI DEGLI UTENTI E CONSUMATORI CHE SI RITROVA NELLA VICENDA, E, CON L'OCCHIO DI CHI TUTELA I PIU' DEBOLI, CHIEDE A CHI SA DI PARLARE: LA GIUSTIZIA SERVE A TUTTI.
Firenze 10 Dicembre 1998. L'avvocato Elisabetta Bavasso, coordinatrice dello studio legale dell'Aduc, che assiste l'associazione nelle battaglie per i diritti degli utenti e consumatori, anche in questa sua veste, ha sviluppato una riflessione sulla vicenda Enzo Rontini e "mostro di Firenze". Gia' nei giorni scorsi l'avvocato era intervenuta sulla vicenda, perorando la causa di Rontini che chiedeva aiuto allo Stato per i debiti contratti nella ricerca della verita' sull'assassinio di sua figlia: un'occasione che l'aveva fatta incontrare con lo stesso Rontini e che le ha stimolato questa riflessione sul funzionamento della giustizia, sullo sviluppo di un'indagine e, soprattutto, sugli omissis di chi sa o potrebbe sapere, ma non dice. Ecco il testo.
Questa vicenda mi ha lambito professionalmente piu' volte, la prima 15 anni fa quando il giudice istruttore Rotella mi disse "io non vado a caccia di mostri ... indago su omicidi, e' diverso, ma la Procura di Firenze non vuole capirlo!". Poi la nomina a difensore d'ufficio del Pacciani, dopo la sua assoluzione per la revoca delle misure di prevenzione.
Nel 1969, da universitaria a Firenze, avevo conosciuto suor Elisabetta: la intrusiva suora dell'istituto Santa Caterina d'Alessandria, il salotto buono della Curia.
Tanti mi hanno chiesto "che ne pensi di questa vicenda?" Ed io ho sempre risposto "Non ho un'opinione sulla colpevolezza o innocenza degli indagati, non mi compete!" Per un avvocato e' possibile, fa parte della sua professionalita'. Non e' altrettanto facile per i cittadini. La sindrome dell'inquirente si e' diffusa, e' stata forse la causa della morte del Rontini, che avevo personalmente conosciuto per motivi di solidarieta'. Egli, in un'ultima telefonata, mi aveva detto "in questura mi hanno detto che suor Elisabetta non appartiene alla diocesi di Firenze, lei, signora, avra' modo di sapere da chi dipende?" Questa richiesta mi aveva lasciata un po' sgomenta per i modi e i tempi, e Rontini cercava di fare una propria indagine e indagava su suor Elisabetta, che a sua volta indagava; ho personalmente visto suor Elisabetta che riferiva a caio notizie di tizio assunte in carcere, in colloqui con carcerati che poteva fare in quanto suora.
Questo e' l'aspetto piu' sconcertante della vicenda: nei vuoti della gestione della giustizia, si annida qualunque germe, dalla disperazione ai depistaggi, alla ricerca dei poteri paralleli ... e diventa negazione di giustizia, sovversione.
La sindrome dell'inquirente non mi ha mai conquistato, ma da cittadino, oggi che la voce forte e chiara del Rontini si e' spenta, ritengo doveroso consegnare a chi di competenza alcune riflessioni che non sono certo solo mie.
Perche' suor Elisabetta ha preso posizione sulla vicenda "terrena" del Pacciani, indaga, porta e riporta notizie, a chi? Per quale scopo, che non e' certo la cura dell'anima? Perche' la Curia tace, con un silenzio che si ode piu' del clamore, perche' innaturale. Perche' a Rontini in questura vien detto "suor Elisabetta non e' della diocesi di Firenze", che importanza ha? Forse la Chiesa non e' l'unico governo sovrannazionale che ha anche istituzioni e poteri negli Stati? Osservata, discussa, a sua volta inquisita, suor Elisabetta e' sempre al suo posto, mai trasferita dal suo superiore, chiunque esso sia, quindi vuol dire che fa bene il suo lavoro.
Le confessioni, se ancora qualcuno le fa, le cose dette in "camera caritatis" non sono strumenti dello Stato, e, nelle mani dello Stato non sono mai cosi' potenti come nelle mani di chi li ha creati. Il Governo delle anime ha strumenti piu' sottili e intriganti che purtroppo si stanno infilando nei tessuti dello Stato corrodendone la resistenza; quale potere ha lo Stato per farsi consegnare una verita' che, con probabilita' un altro potere conosce?! Nessuno, secondo la legge civile, ma chi detiene il potere morale, puo' essere richiamato secondo al sua stessa morale ad aiutare la giustizia terrena? Insomma, cardinale Piovanelli, di fronte a chi cade stremato per fame e sete di giustizia ...... si muove?