Trascrizione di interventi pronunciati nella assemblea svoltasi a Roma, presso la sede di Via Torre Argentina, il 3 dicembre 1998 alle ore 18,00.Trascrizione integrale non editata.
Intervento di Paolo Pietrosanti
Credo che questa occasione di stare insieme sia estremamente ricca non soltanto in termini di quantita', di persone, di compagni che sono accorsi, ma mi sembra anche molto nella qualita' e nella variegatezza degli interventi. Sicuramente chi ascoltasse e chi ascoltera' al di fuori di qui questi nostri interventi, questo nostro dibattito, sicuramente - pensavo - si chiedera': ma questi in realta' non hanno risolto il problema di quel che sono, non hanno risolto il problema di che soggetto sono e di che soggetto intendono darsi, se intendono darsene uno, se intendono utilizzare quello o quelli che ci sono. E certo questo problema non e' risolto e certo una delle ragioni per cui cosi' tanti siamo qui stasera e' che questo problema non e' risolto e questo problema dobbiamo risolvere.
Donato mi ha colpito perche' vi era una contraddizione logica profonda in quel che diceva, pure nella suggestione di quel che diceva. Donato diceva: certe cose appartengono - forse soltanto per quanto riguarda il modo in cui sono espresse - ma certe argomentazioni appartengono a qualcosa che si puo' anche sacrificare alla concretezza e al merito delle cose. Dopo di che ci propone un contratto, parla di contratto... I contratti chi non li rispetta son mazzate, in uno stato di diritto. Il contratto e' esattamente quello che riteniamo probabilmente in molti di noi debbano essere le leggi. E qui facciamo a capirci. Storicamente (e anche Piero dovrebbe forse porre piu' attenzione per dare da se' le risposte alle domande che poneva, risposte che sono nella storia nostra, di questa, per usare una brutta parola, esperienza, che e' l'esperienza radicale).
Facciamo a capirci: che cos'e' che ci tiene insieme? siamo insieme perche' abbiamo un culto comune? abbiamo un credo comune? abbiamo ideologie in comune, certo che no? abbiamo idee in comune? siamo certi che l'esser radicale sia stato storicamente connotato e sia oggi connotato dalla comunanza ideale delle idealita' tra le persone che si fanno radicali prendendo la tessera? O non e' invece, laicamente, ed e' l'unica via laica concreta, quel che abbiamo praticato noi? o non e' invece soltanto nel rigore e nella sacralita' - che non puo' non essere laica se non in questo caso - nella sacralita', del rispetto e del nutrire l'unica cosa che ci tiene insieme e cioe' il contratto che abbiamo sottoscritto, con la tessera? E qui stiamo attenti, io non sto con Pannella perche' condivido le idee di Pannella, io condivido volta per volta le proposte che fa Pannella e ci sto sulla proposta, non ci sto sul complesso e se ci sto sul complesso e' qualcosa che attiene alla mia coscienza, o alla mia intelligenza o a quella d
i Marco o di chi altri, ma la ragione dello stare insieme per noi - pena essere altro, non da quello che siamo o da quelli che siamo stati sempre - la ragione dello stare insieme e' semplicemente il modo in cui stiamo insieme. In questo vi e' il meglio, per quanto vilipeso, della nonviolenza gandhiana e della nonviolenza nostra e di Pannella, Ma questo non significa che... Su questo vorrei essere molto chiaro. Se e' vero che fattualmente in questi anni lo statuto e' stato un tabu' cio' non significa che debba essere un totem, non deve essere un totem e questo sia molto chiaro tra di noi; credo che non ci sia nessuno che dica lo statuto per lo statuto. No, il problema e' che creativamente e politicamente, occorrera' pure porci questo problema ed e' feconda certo l'apparente variegatezza e l'essere apparentemente magmatico il dibattito che si e' svolto e si sta svolgendo 'stasera, gli interventi che si sono succeduti fino ad ora, e quindi l'esser diversi, variegati, l'essere qualcuno specificamente orientato
su questioni tra virgolette nazionali e altri invece piu' attenti ad altro e cosi' via; ed e' un sintomo bello, un sintomo ricco, ma ce lo dovremo porre o no questo problema, il problema e' esattamente questo, senza tabu', superando i tabu' che vi sono stati fattualmente; e senza totem, senza sostituire a questi tabu' totem alcuno. E allora il congresso non e' un tabu', non deve essere piu' un tabu' e non deve essere un totem; ma non c'e' dubbio che noi dobbiamo chiedere a noi stessi, che ciascuno di noi deve chiedere a se stesso se occorra conquistare sedi, occorra conquistare a noi stessi una procedura che ci porti al congresso, che ci porti a vederci in un congresso dove possiamo prendere decisioni, su noi stessi, se ci interessa, se ci riguarda. Un congresso, io non credo che debba essere tra due o tre o quattro mesi o tra otto; io dico che deve essere convocato per una data. Deve essere convocato in questi giorni per una data. Mentre in questi giorni si apre la campagna di iscrizioni in funzione del c
ongresso.
Credo che qui vi siano anche copie di un intervento di Marco Cappato che sta a New York; abbiamo tenuto a duplicarlo, io credo che sia molto imperfetto, pero' sicuramente molto utile nello stesso tempo. Perche' lo segnalo? Perche' per esempio una lacuna che ha quell'intervento e che quando propone una strategia politica anche intelligente (tra l'altro, e' qualcosa che Marco ha avuto sicuramente quanto meno il merito di aver messo insieme i dibattiti, i dialoghi che si son succeduti forse nel corso di anni): Ma c'e' una cosa che manca in quell'intervento, in quel testo, chi fa quel che Marco ritiene e per molti versi anch'io e molti si ritiene si debba fare, chi lo fa? dove e' l'esser radicali se non in questo, se non nella certezza di chi fa questo?
La nonviolenza non e' altro, la nonviolenza non e' altro se non il rapporto tra mezzi e fini, non e' niente altro, i digiuni non c'entrano niente, i digiuni li hanno fatti i violenti, le marce le hanno fatte gente di tutti i tipi, non c'entra nulla questo con la nonviolenza, automaticamente e di per se'; la nonviolenza e' qualcosa di totalmente diverso da quel che hanno voluto disegnare e nella quale poi spesso si cade anche noi. Io credo che noi dobbiamo aprire un itinerario, il partito deve, chi ha la responsabilita' statutaria, quelle residue o quelle vissute comunque in questi tanti anni; deve aprire un processo a cui chiamar tutti a partecipare, un processo che ci porti ad un congresso, un processo del quale faccia parte la redazione di uno stato del Partito e dell'area, uno stato del Partito e dell'area a che siano chiari come facemmo dieci anni fa, nel 1988, per il consiglio federale di Madrid, allora cosi' si chiamava. Uno stato del Partito e dell'area perche' sia anche contabilizzato tutto quel che
c'e', tutto quel che possiamo investire, tutti i debiti che abbiamo, se vi sono, quanto sono, dobbiamo sapere, e' questo il partito, se non e' questo, il partito e' una idealita', se non e' questo, il partito e' un totem o un tabu', se non e' questo, il partito non e' l'organizzazione libertaria, non lo e'.
Noi dobbiamo saper questo e insieme, insieme io credo dobbiamo impegnarci tutti ad arrivare in questo processo con il congresso come scadenza, dobbiamo finalmente metter mano - e questo davvero dipende da ciascuno di noi - metter mano al manifesto del partito Radicale, al manifesto del Partito Radicale del 2000.
Vedete, se vi sono di questo secolo personaggi che hanno cambiato la storia dell'umanita', che hanno inciso nella storia dell'umanita', se vi sono persone alle quali si puo' guardare o riguardare con letizia, con felicita' e senza paure, senza terrore, se vi sono queste persone beh sicuramente ve ne e' una che e' Gandhi, sicuramente. Non e' un caso che sia nel simbolo del nostro partito. Guardate ai personaggi che hanno fatto la storia di questo secolo, l'unico che non mette paura e' quello li'. Ed e' vero, e' un fatto vero, dovremo o no comunicare questo? Ebbene io credo dobbiamo impegnarci tutti a concepire un manifesto in questo senso, anche per questo citavo l'intervento di Marco Cappato, perche' e' un tentativo comunque di star su quella strada ed e' per questo poi che l'ho apprezzato molto da questo punto di vista.
Dobbiamo arrivare ad un manifesto su questo, perche' sia questo anche un altro binario di un itinerario del quale pero' e' assolutamente necessario che la stazione intanto, una stazione, non la stazione di arrivo definitivo, ma una stazione a cui il treno si fermera' per un attimo, il congresso. Ebbene, quella stazione deve essere certa come orario ferroviario e deve essere certa come luogo. Questo dobbiamo, credo a noi stessi, ed e' per questo anche che con estremo rigore molti questa sera fino adesso si sono espressi e credo pero' insieme ringraziando e a questi ringraziamenti voglio anche io associarmi, ringraziando il Segretario ed il Tesoriere del Partito Radicale che certo si sono assunti questa responsabilita' grave e gravosa, per loro, ma non solo per loro, ma che comunque hanno governato questa cosa. A loro ancora appartiene questa responsabilita' e io credo che possiamo ulteriormente rivolgere a loro un ringraziamento preventivo, preventivo, quindi con fiducia oltre che con speranza, perche' questo
conta, altrimenti se non e' questa la ragione per cui stiamo insieme, io davvero non so quali siano le ragioni per cui stiamo insieme.