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Conferenza Rivoluzione liberale
Donvito Vincenzo - 16 dicembre 1998
VENDITE DEI GIORNALI IN CALO

COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC

Associazione per i diritti degli utenti e consumatori

URL: http://www.aduc.it

mailto aduc.it@aduc.it

Tel.055290606 - 0552302266

PER L'ADUC E' IL MONOPOLIO DELLA DISTRIBUZIONE CHE STROZZA IL MERCATO: LA LIBERALIZZAZIONE FAREBBE BENE A CONSUMATORI, EDITORI E COMMERCIANTI. LA VICENDA DELLA FASE SPERIMENTALE MAI PARTITA

Firenze, 16 Dicembre 1998. La Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) fa sapere che i giornali, tra il '96 e il '97 hanno perso quasi 1 milione di lettori, assestandosi a poco meno di 6 milioni di copie al giorno. E il suo presidente incolpa la concorrenza televisiva, l'overdose d'informazione e i lettori che non trovano riscontri dei loro problemi sulla stampa.

"Ci sembra troppo semplice appiattire il problema a esclusivi fattori esterni che, pur se avranno una loro incidenza, ci sembrano marginali". Interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. "Infatti se guardiamo gli indici di diffusione dei quotidiani nel mondo (fonte WAN, World Press Trends 1997), e facciamo un paragone con gli Usa, dove la diffusione dell'informazione televisiva e' decisamente piu' sostenuta e capillare che non in Italia, ci accorgiamo che non rappresenta una concorrenza, ma un vero e proprio stimolo: negli Usa, se nel '95 si vendevano 226 giornali ogni 1000 abitanti, nel '96 diventano 297, e siamo negli anni di un mercato televisivo in fortissima espansione grazie all'affermazione capillare e di massa delle nuove tecnologie. In Italia, invece, se nel '95 si vendevano 108 copie ogni 1000 abitanti, nel '96 si passa a 105, continuando il trend negativo degli anni precedenti. A parte le differenze notevoli (il doppio Usa rispetto all'Italia), da rilevare c'e' la differenza del

sistema di distribuzione della stampa. Negli Usa e' libero, in ogni angolo o negozio si compra un giornale; in Italia vige il monopolio degli edicolanti, e anche per fare lo strillonaggio occorre avere delle concessioni in deroga. In un sistema di distribuzione generale che e' radicalmente mutato, privilegiando le grandi superfici rispetto alle piccole, e' chiaro che un prodotto venduto solo in determinate piccole superfici non possa che risentirne. Una situazione che non invoglia il consumatore: non solo perche' non ne fa aumentare il numero, ma soprattutto perche' allontana anche chi gia' consumava. La lobbie degli edicolanti e' molto forte, ma invece di svolgere una funzione di lobbie, si comporta esclusivamente come una corporazione che limita lo sviluppo; se poi aggiungiamo che lavorano a rischio zero, perche' pagano solo il venduto, si capisce meglio cio' che stanno difendendo: il loro privilegio contro il diritto di tutti a consumare uno dei maggiori prodotti simbolo della liberta' d'informazione.

E' tutto qui il problema, e non nella troppa informazione, come ci vuol far credere la Fieg; per noi l'informazione puo' essere troppa solo quando viene negata, e anche quando vengono negati i suoi mezzi di diffusione. La vicenda infine e' anche tragica se pensiamo alla ormai celebre legge sperimentale, che ancora non decolla, e che prevede la vendita di giornali in altri luoghi che non le edicole, ma a condizione che siano almeno a 300 metri di distanza, cioe' non in citta'!

 
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