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Conferenza Rivoluzione liberale
Manfredi Giulio - 17 dicembre 1998
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("La Repubblica" del 16/12/98, articolo di spalla nella pagina delle lettere, non firmato e quindi attribuibile al direttore del giornale)

"Dopo aver lanciato già nelle settimane scorse il sasso nello stagno, il ministro della Difesa Carlo Scognamiglio è tornato ieri a parlare di abolizione del servizio di leva e di esercito professionale. E per la prima volta ha anche quantificato l'arco di tempo entro cui è possibile realizzare questo progetto: cinque o sei anni. Quella annunciata da Scognamiglio è in realtà una piccola rivoluzione di cultura e di mentalità, oltre che naturalmente di organizzazione militare, destinata a incontrare un largo favore e a riscuotere una diffusa popolarità. La proposta merita perciò di essere studiata e approfondita, per trovare un'applicazione il più rapidamente possibile.

Da molto tempo, ormai, il servizio obbligatorio di leva non corrisponde più nè alle sue funzioni originarie nè alle aspettative della società. Nel migliore dei casi, non serve ad addestrare un esercito moderno ed efficiente, in grado di provvedere effettivamente alla difesa del territorio nazionale in caso di guerra o di attacco esterno. Nella maggior parte dei casi, invece, la naja si risolve in una perdita di tempo per molti giovani, se non proprio in un periodo di frustrazione e disagio. Di tutto ciò, non hanno colpa certo le Forze armate, ma il problema deriva da un'impostazione ormai anacronistica e inadeguata che va appunto corretta all'insegna di una migliore preparazione.

Ilprimo punto, come ha osservato recentemente lo stesso presidente D'Alema, è quello di prevedere una certa gradualità tra la riduzione del servizio di leva e l'entrata in funzione di un esercito professionale. Poi non va trascurato il fatto che una riforma del genere, in una fase di disoccupazione critica come quella che affligge in particolare le regioni del Sud, può contribuire in qualche misura a offrire una prospettiva di lavoro a tanti giovani, impegnandoli in una ferma di tre anni con uno stipendio che si aggirerebbe intorno al milione e mezzo al mese. Ma questo evidentemente non basta. Occorre creare le condizioni ambientali per favorire una scelta libera e consapevole in questa direzione, riconoscendo magari un titolo o comunque una priorità ai congedati in rapporto all'impiego successivo nei carabinieri o nella polizia, ai concorsi pubblici e anche alle assunzioni nelle aziende private. Oltre ad acquisire una professionalità, chi presta il servizio militare matura un diritto in più nei confronti de

lla società civile.".

Che concezione illiberale della società e della vita ha chi affronta un problema di libertà qual è quello della leva in termini di "diritti in più" per una categoria di cittadini!

E sul servizio "incivile" non una parola....

 
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