Parecchi dei buoni, rossi o rosa o verdi o bianchi (non escludo altri colori), che marciano (di persona o in spirito) su Piazza San Pietro, che si stracciano le vesti contro la pena di morte, mi pare non sentano spesso il bisogno di essere a favore della vita, in tutti i paesi dove la vita, cioe' la persona, e' negata ogni giorno.
La battaglia contro l'esecuzione di stato va bene per tutti; anche quando non e' inserita in una lotta piu' generale per la liberta' e per i diritti della persona, non pare che crei grandi contraddizioni, che attiri esortazioni alla coerenza. Sempre che sia battaglia in primissimo luogo contro l'annuale cinquantina di esecuzioni statunitensi, naturalmente.
Non pensano che avere fame (di cibo, ma non solo) a causa delle ideologie di stato sia la cosa piu' terribile?
Che non poter esprimere il pensiero, essere condannati ad anni di prigione dura solo per il capriccio di un dittatore, o per una legalita' totalitaria, sia negazione della vita peggiore della morte di stato comminata dove esiste la possibilita' di dire e di fare, anche in contrapposizione ai poteri dello stato?
Insieme appassionatamente dal Papa dei cattolici, che piace a tutti. Contro la pena di morte in America e' sicuro. Contro la pena di morte nei paesi non democratici, penso in parecchi. Per la vita, in molti casi e' proprio difficile da credere. Ma dipende dal concetto di "vita".