COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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CI AVVICINIAMO AL MERCATO EUROPEO, MA SUSSISTONO ANCORA LIVELLI CHE PENALIZZANO IL PICCOLO CREDITO: QUELLO PIU' DIFFUSO E PIU' FRAGILE.
Firenze, 29 Dicembre 1998. Il ministero del Tesoro ha diffuso i nuovi tassi di credito, in vigore dal prossimo 1 gennaio, oltre i quali dovrebbe scattare il reato di usura. Fino al prossimo 31 marzo avremo questi nuovi punti di riferimento.
Interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il credito immobiliare medio si colloca a 5,8% con un tasso considerato usurario quando oltrepassa la soglia dell'8,7%. Sicuramente un adeguamento che va incontro al mercato, ma che non soddisfa le esigenze dei consumatori, sempre piu' vessati da istituti creditizi che scalpitano per adeguarsi ai nuovi tassi.
Infatti chi ha un mutuo contratto prima dell'entrata in vigore di questi livelli, con tassi decisamente usurai, se richiede la contrattazione gli viene richiesto un esborso di denaro, tra penali e saldo, che nella maggiorparte dei casi gli conviene continuare a pagare il mutuo al vecchio tasso. L'aggiornamento dei tassi usurai mostra qui tutta la sua debolezza, perche' non basta enunciare che i nuovi tassi sono questi, ma bisognerebbe predisporre norme che consentano a tutti i risparmiatori di poterne usufruire, altrimenti -come sta succedendo- si creano cittadini di seria A (i nuovi mutuatari) e cittadini di serie B (i vecchi mutuatari). Sapra' il Governo far fronte a questo discrimine, e approvare norme che impongano alle banche, comunque, la ritrattazione del credito in modo che non sia solo un'operazione di facciata in cui il risparmiatore paga tantissimo denaro per il trascorso, ma dove invece sia equiparato ai nuovi mutuatari?
Un'ultima cosa, infine, sul tasso del credito finalizzato all'acquisto rateale, che il nuovo indice ritiene usuraio, per i crediti fino a 2,5 milioni, quando supera il 41,2%. Avete letto bene, non e' un refuso: e' proprio il 41,2%. La forma di credito piu' diffusa e dove il risparmiatore e' in posizione piu' debole (sono i meno abbienti che ricorrono a questo credito con importi cosi' bassi) viene elargita a percentuali da capogiro. E questa sarebbe una politica di favoreggiamento dell'accesso al credito?
Oltre ai bla bla sull'euro, e sui suoi presunti vantaggi, il risparmiatore medio italiano avra' la speranza per un 1999 in cui il credito non serva solo a far guadagnare gli istituti di credito? Aspettiamo anche qui le risposte di un Governo, assente.