Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 19 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 30 dicembre 1998
LA LETTERA / Il Pannella che non ti aspetti: "Gelli difendi la tua vita, e Buon Anno"

Da "La Nazione", Il Resto del Carlino" e "Il Giorno" di mercoledì 30 dicembre 1998

E passato un mese e mezzo da quando, il 16 ottobre scorso, Licio Gelli è rientrato in Italia e si trova rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, nella cella che fu di Erich Priebke, la stanza numero otto in fondo al reparto di infermeria-chirurgia del carcere romano. L'ex capo della loggia massonica P2 era stato arrestato a Cannes giovedì 10 settembre, dopo che dal 21 aprile aveva fatto perdere le proprie tracce, dileguandosi dalla sua residenza aretina di villa Wanda.

Nel corso della sua latitanza in Costa Azzurra l'ex Venerabile era riuscito a camuffarsi e a sfuggire per qualche tempo all'assedio degli agenti della Digos che lo stavano cercando dopo che gli era sfuggito sotto il naso ad Arezzo, qualche giorno prima che la sentenza di condanna definitiva per il crack Ambrosiano (8 anni e 6 mesi per Gelli) fosse confermata dalla Cassazione e quindi pochi giorni prima che Gelli dovesse varcare la soglia del carcere. Subito dopo l'arresto di Cannes, Licio Gelli - secondo quanto riferì la polizia francese ma che fu smentito dalla famiglia - tentò il suicidio, ferendosi in carcere con la stanghetta degli occhiali. I legali dell'ex Gran Maestro della P2 hanno più volte chiesto la sospensione della pena per motivi di salute e comunque per sopraggiunti limiti di età.

"SE MUORE IN CARCERE E ASSASSINIO DI STATO"

di Marco Pannella

SI TRASCINA nelle nostre galere una larva umana, ottantenne, che tutte le perizie sanitarie attestano affetto da gravi patologie, condannato, assieme ad altre 32 persone, per concorso in bancarotta fraudolenta, che fra otto mesi - se ancora vive - dovrebbe essere scarcerato ai sensi della legge Simeoni-Saraceni. La condanna che sta così espiando lo vede unico detenuto, probabilmente poiché "colpevole" d'essersi reso latitante, nel timore di un accanimento disumano da parte dell'amministrazione della giustizia e della "politica" italiane, che non è più - oggi - pericolo da dimostrare, ma fatto da constatare.

QUEST'UOMO fu - o venne ritenuto - potentissimo. Noi tentammo da soli, in Parlamento e nel paese, di denunciare le trame che il regime partitocratico, con lui e attorno a lui, tesseva, con il concorso di massimi esponenti politici e del mondo militare ed editoriale, usando da una parte il terrorismo dall'altra il temuto golpismo della P2, per rafforzarsi. Ma tutti, dai leader di destra, di centro a quelli di sinistra, proprio tutti, allora, non sapevano, non udivano, non vedevano, non fiatavano. Solamente l'onestà intellettuale e umana del Presidente Pertini e la nostra battaglia di radicali impedirono che all'inizio del 1981 governasse l'Italia un governo "amico" di colui che oggi rischia di essere ucciso dalla viltà e dall'ignavia della nostra classe dirigente, nelle patrie galere.

SECONDO i calcoli ufficiali della Procura della Repubblica di Milano, Licio Gelli ha da espiare ancora cinque anni e qualche mese edittali, per concorso nella bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano; ma, fra otto mesi circa, "ope legis" dovrebbe essergli garantita la scarcerazione. Per qualsiasi altro, tenuto conto della sua età e delle sue indiscusse, gravissime condizioni di salute sarebbe già scattata la misura degli arresti domiciliari. In queste condizioni tengo solamente a dichiarare che l'eventuale morte in carcere di Licio Gelli non sarebbe da considerare altro che un assassinio di Stato, reso possibile dal concorso di una stampa che non a caso gli fu a lungo serva, proteggendone il potere con la censura e l'ostracismo contro le denuncie dei radicali. Licio Gelli non si è macchiato di nessun reato di sangue, ed è condannato assieme a decine e decine di altri, tutti liberi, per una bancarotta che, se ci fu, fu protetta e consentita dalla partitocrazia. Lo condanna a morte probabile, la cattiva co

scienza dei potenti di ieri, e dei loro eredi di oggi.

RIVOLGO quindi un appello a Licio Gelli: difenda in ogni modo la sua vita, accettando cure e alimentazione, contro la disperazione, non consentendo, per quanto sta in lui questo suo assassinio, salvando così - con sé stesso - anche gli altrimenti probabili suoi assassini di domani da un indegno crimine.

MI SCUSI, signor Gelli, ma io la prego di accogliere questo mio appello anche per espiare colpe ed errori che con costoro lei a suo tempo commise, e che costarono e costano ancora molto al nostro Paese ed alla sua giustizia.

Buon anno, con cuore oggi amico.

Marco Pannella

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail