ssivamente semplificatoria e dunque non descrittiva (è il caso della distinzione contenuta nel famoso pamphlet di Bobbio, a mio avviso sopravvalutato da mezzi di comunicazione conformisti e sempre troppo rispettosi dei "monumenti" nazionali). A sostegno della mia tesi scelgo un tema che oggi è prevalentemente considerato espressione di posizioni "di destra": il libero mercato. Da quando la divisione destra-sinistra ha avuto origine, e cioé dall'epoca della rivoluzione francese, e dunque in due secoli di storia, il termine destra ha identificato in gran parte opzioni culturali e politiche nettamente anti-mercato, incentrate sulla regolamentazione dell'economia, sulla difesa delle rendite dei ceti privilegiati, sulla corporativizzazione dei sistemi economici e sociali. La destra delle origini, nella versione reazionaria di De Maistre, de Bonald e von Haller, è anti-borghese, e avversa il capitalismo in quanto veicolo di stravolgimento delle gerarchie sociali. E' contro la prospettiva giusnaturalistica e contrattualistica dell'89 che Muller, Novalis, Schlegel, Schelling esaltano la nazione come comunità organica fondata sulla tradizione. La destra che prende forma dopo il 1848 (Boulanger, Drumont, Wagner) mantiene la sua ostilità nei confronti della rivoluzione capitalistica, dell'industrialismo e dell'urbanesimo, cavalcando il disagio sociale in nome dei valori di ordine, tradizione e gerarchia. Nell'ultimo decennio dell'Ottocento si afferma una destra che coltiva l'avversione alla modernità proprio in quanto portatrice del materialismo borghese, che dissolverebbe i rapporti personali naturali. E così via, passando per la Rivoluzione conservatrice nella Germania di Weimar (Junger, Heidegger, Schmitt), per l'organicismo tradizionalista e lo Stato etico degli esponenti di maggior rilievo del fascismo, Rocco e Gentile, per la pervasività del controllo statale esercitata dal nazismo. Solo negli ultimi decenni, e prevalentemente nel mondo anglosassone, forze politiche collocate sul versante di destra hanno assunto pos
izioni nettamente "free market". Ma contemporaneamente altre forze considerate indiscutibilmente di destra, come il Partito Popolare di Aznar, i gollisti o Alleanza Nazionale, si connotano per istanze fortemente "sociali" e/o stataliste. Dunque, esaminata in un'ottica storica, che valore esplicativo ha, per l'oggi, il termine destra? Secondo me, quasi nullo. E un ragionamento analogo potrebbe essere condotto per il termine sinistra, sebbene in questo caso il richiamo alla "giustizia sociale" sembrerebbe rappresentare un elemento comune a coloro che si definiscono di sinistra (ma ad un esame più attento anche questo principio risulterebbe poco dirimente rispetto alla distinzione in esame).
Ciò detto, voglio ugualmente "sporcarmi le mani" con la questione posta da Antonio, e procedo ad indicare i temi su cui i radicali italiani possono essere considerati di sinistra e quelli su cui possono essere considerati di destra. Con un avvertenza: poiché, come ho cercato di dimostrare, non credo alla fecondità di questa coppia interpretativa, utilizzerò come criterio il senso comune politico-culturale diffusosi negli anni in Italia, o meglio, la vulgata così come si è trasformata in senso comune, così come viene percepita dall'opinione pubblica. E dunque: secondo me il radicalismo-pannellismo è percepito come "di sinistra" sulle seguenti tematiche: legalizzazione delle droghe, aborto, divorzio, abolizione della pena di morte, abolizione dell'ergastolo, condizioni di vita dignitose per i carcerati, difesa dei diritti delle minoranze (in particolare gli omosessuali), obiezione di coscienza, laicità dello Stato, bioetica. E' percepito invece "di destra" sui seguenti temi: il liberismo, l'ostilità nei confro
nti dei sindacati, il sostegno alla politica estera americana, l'abolizione del finanziamento pubblico (in quanto avversione per la "democrazia dei partiti", nella retorica della sinistra), il presidenzialismo americano, un'interpretazione della storia italiana che per semplicità definisco "revisionista" (contro la retorica della resistenza, sottolineando l'importanza degli angloamericani nella liberazione, contestando la legittimità dell'attentato di via Rasella, rifiutando l'antifascismo come strumento di discriminazione ecc.).