DA ALCUNI LANCI DI AGENZIA DI MARTEDI' 5 GENNAIO 1998
"ADNKRONOS"
PANNELLA: 'RIENTRA' IN POLITICA E CRITICA REFERENDUM
Marco Pannella, in una lunga intervista a Ideazione (la prima dopo la lunga convalescenza), annuncia il suo 'rientro in politica'; si dice convinto che l'Italia e' pronta alla ''rivoluzione liberale''; ipotizza un nuovo rapporto con il Polo; critica la Corte Costituzionale e il referendum anti-proporzionale che definisce ''manipolativo''; respinge l'idea del partito dei sindaci. ''Esiste una maggioranza assoluta di ribelli - dice Pannella- di scontrosi, di stanchi che 'possono fare lega' e diventare soggetto politico creativo e alternativo, di nuova legge e nuova legalità''.
Pannella si scaglia contro quello che definisce ''il partito dei magistrati'': ''contro di loro -sostiene- servirebbe un po' di sana lotta di classe''. Critiche anche alla Confindustria che ''ha paura che il blocco sociale tradizionale possa prima o poi saltare''.
Sollecita i leader del Polo a riprendere l'idea della ''grande riforma istituzionale americana antipartitocratica'' e a far propri ''4 o 5 referendum liberisti''. Ma la ripresa di un rapporto con il Polo ''può giungere solo dalla spietata franchezza della critica e dalla considerazione degli errori presenti e passati''.
Per quel che riguarda l'imminente sentenza della Corte Costituzionale sul referendum anti-proporzionale, Pannella si mostra scettico non solo sul comportamento della Consulta, ma anche sullo stesso referendum: ''la Corte ha lo scorso anno decretato che i referendum non possono più essere manipolativi (malgrado questa del referendum manipolativo sia un'invenzione della Corte stessa). E questo referendum e' certissimamente manipolativo''.
Quanto ai ''nuovi referendari'', degradano il referendum a mero ''stimolo per il Parlamento'', e Di Pietro ''ha addirittura contestualmente raccolto le firme per una legge elettorale diversa da quella risultante dall'eventuale approvazione del referendum. Insomma, vi sono tutte le condizioni per ritornare al 1993 e all'impostazione che rese possibile il tradimento del referendum di allora e la legge Mattarella''.
Infine, il partito dei sindaci. Pannella lo boccia senza appello: ''si tratta di sindaci giunti alla meta' del loro secondo mandato, non rinnovabile, che tentano di inventare ragioni politiche e magari anche ideali per il proseguimento delle loro carriere e per inserirsi (ora o mai più) ai massimi livelli dell'oligarchia italiana''.
"AGI"
PANNELLA ANNUNCIA SUO 'RIENTRO' IN POLITICA
Marco Pannella annuncia il suo "rientro in politica", si dice convinto che l'Italia e' oggi pronta a compiere la sua "rivoluzione liberale", ipotizza la possibilità di un nuovo rapporto con il Polo, si mostra cauto nei confronti del verdetto della Corte sul referendum antiproporzionale, boccia il cosiddetto "partito dei sindaci". Sede di queste 'esternazioni' del leader radicale e' una intervista rilasciata a 'Ideazione' (il bimestrale diretto da Domenico Mennitti). E' la prima intervista di Pannella dopo la guarigione dalla lunga convalescenza dei mesi scorsi.
"Il fatto nuovo nella storia d'Italia - dice - e' che per una serie di fatti, certo transeunti ma che durano già da 10 anni, il Paese e' oggi pronto a fare la sua rivoluzione liberale: esiste una maggioranza assoluta di ribelli, di scontrosi, di stanchi che "possono fare lega" e diventare un soggetto politico creativo e alternativo, di nuova legge e nuova legalità". In questo quadro, il leader radicale collega il suo "rientro in politica" alla necessita' di una iniziativa in grado di creare "un detonatore a questa potenziale miscela esplosiva". "Se ci fosse - spiega infatti Pannella - un'azione decisa, a salvare il regime non basterebbe più neanche l'arma politica del linciaggio che contra legem la magistratura italiana ha consentito alla sinistra, e in particolare al Partito comunista, di utilizzare per 40 anni come arma di lotta politica".
Per quanto riguarda il Polo, Pannella sostiene che "la ripresa di un rapporto può giungere solo dalla spietata franchezza della critica e dalla considerazione degli errori presenti e passati". Se da un lato il leader radicale sostiene che la destra, "della quale eravamo se non alleati almeno amici, ci ha offerto meno di quello che e' stato disposto a darci D'Alema con l'offerta del ministero a Emma Bonino", e che "la frattura nel Paese non può certo crearla tra i due turni di coalizione o il turno unico, di cui capisce solo qualche politico, e alla gente non importa niente". Pannella invita comunque i leaders del Polo a "oltrepassare la dimensione della politica e della cultura 'ufficiale'", a riprendere l'idea "della grande riforma istituzionale americana antipartitocratica" e a "far propri 4 o 5 referendum liberisti", insomma a fuoriuscire dal ghetto di "esigenze ultraminoritarie" e a sfruttare in pieno la chanche di "poter essere in sintonia con l'80% dei cittadini" sul fronte della rivolta sociale liberi
sta.
In merito all'imminente sentenza della Corte sul referendum antipropozionale, Pannella si mostra scettico non solo sul comportamento della Consulta ma anche sul referendum stesso: "La Corte costituzionale ha, lo scorso anno, decretato che i referendum non possono più essere manipolativi (malgrado questa del referendum manipolativo sia un'invenzione della stessa Corte). E questo referendum e' certissimamente manipolativo. Ma non importa: una Corte di regime come questa, di cortigiani del nuovo sovrano, ubbidirà, si smentirà se avrà più paura di bocciarlo che di approvarlo. I "nuovi referendari" - aggiunge poi Pannella - degradano comunque il referendum a mero "stimolo per il Parlamento": Di Pietro, addirittura, ha contestualmente raccolto le firme per una legge elettorale diversa da quella risultante dall'eventuale approvazione del referendum. Insomma: vi sono tutte le condizioni per tornare al 1993 e all'impostazione che rese possibile il tradimento del referendum di allora e la legge Mattarella".
Pannella, infine, boccia l'ipotesi del cosiddetto "partito dei sindaci", parlando di "sindaci giunti alla meta' del loro secondo mandato, non rinnovabile, che tentano di inventare ragioni politiche e magari anche ideali per il proseguimento delle loro carriere e per inserirsi (ora o mai più) ai massimi livelli dell'oligarchia italiana". "Che il Parlamento e i partiti - conclude Pannella - riformando la legge elettorale europea, non facciano valere la non candidabilità tra l'incarico di sindaco e quello di deputato europeo, mostra solo un alto grado di impreveggenza e di irresponsabilità".
"ANSA"
PANNELLA RIENTRA IN POLITICA, CI SARA' 'RIVOLUZIONE LIBERALE'
L'Italia e' pronta a compiere la sua ''rivoluzione liberale'': ne e' convinto Marco Pannella che in una lunga intervista a ''Ideazione'' (bimestrale diretto da Domenico Mennitti) ha annunciato il suo ''rientro in politica'' dopo i mesi di riposo forzato seguiti ad un intervento chirurgico.
Il leader radicale ipotizza anche un nuovo rapporto con il Polo, critica il ''partito dei sindaci'' e si mostra scettico sul comportamento della Corte Costituzionale sul quesito referendario.
''Il Paese e' pronto per fare la sua rivoluzione liberale'' afferma Pannella, perché ''esiste una maggioranza assoluta di ribelli, di scontrosi, di stanchi, che 'possono fare lega' e diventare un nuovo soggetto politico creativo e alternativo''. E' necessario pero' creare ''un detonatore di questa potenziale miscela esplosiva''. ''Se ci fosse un'azione decisa - sostiene - a salvare il regime non basterebbe più neanche l'arma politica del linciaggio che 'contra legem' la magistratura ha consentito alla sinistra''.
Quanto al Polo, Pannella sostiene che ''la ripresa di un rapporto può giungere solo dalla spietata franchezza della critica e dalla considerazione degli errori presenti e passati''.
La destra, afferma Pannella ''della quale eravamo se non alleati almeno amici ci ha offerto meno di quello che e' stato disposto a darci D'Alema con l'offerta del ministero ad Emma Bonino''. Secondo Pannella, ''la frattura nel Paese non puoi certo crearla tra i due turni di coalizione o il turno unico di cui capisce solo qualche politico e alla gente non importa niente''. E invita comunque i leader del Polo ad ''oltrepassare la dimensione della politica e della cultura 'ufficiale' e riprendere l'idea della grande riforma istituzionale americana antipartitocratica''.
''E' insomma necessario che i liberali e i moderati italiani cessino di considerare se stessi come molluschi invertebrati per assicurare allo scontro politico e sociale l'intransigenza senza la quale nessuna riforma e nessun buon governo sono immaginabili''.
''La Corte Costituzionale - sottolinea - ha lo scorso anno decretato che i referendum non possono più essere manipolativi (malgrado questa del referendum manipolativo sia un'invenzione della stessa Corte). E questo referendum e' certissimamente manipolativo. Ma non importa: una Corte di regime come questa ubbidirà, si smentirà se avrà più paura di bocciarlo che di approvarlo''. Quanto ai ''nuovi referendari degradano comunque il referendum a mero 'stimolo' per il Parlamento''.