L'informazione italiana, privilegiando la spettacolarizzazione oscurantista dei padri nobili in altri campi e il riduzionismo biologico fasullo della presunta scoperta di geni da logica binaria, concorrono non poco alla confusione dei lettori ed alla percezione della genetica come minaccia o, al più, come delusione. La scienza, stretta tra l'incapacità di soddisfare aspettative che non ha particolarmente contribuito a suscitare e la diffidenza aprioristica nei confronti di ogni sua singola acquisizione, finisce sempre di più per essere confinata nel ghetto di una cultura con la minuscola, quella dei tecnici e non degli intellettuali, quella dei manuali e non dei libri, appannaggio della sola Cultura riconosciuta: quella umanistica. Non stupisce l'autorevole e di per sé benemerito richiamo all'importanza della formazione umanistica da parte del presidente Scalfaro nel suo discorso augurale di fine anno. Avrebbe stupito, piuttosto, un suo richiamo all'alfabetizzazione scientifica. Ci sentiremmo tutti altrettan
to onorati però se la Cina, oltre che tradurre la Divina Commedia, considerasse la patria di Galileo anche come punto di riferimento nel settore della ricerca e dell'innovazione tecnologica.
L'analfabetismo scientifico, oltre che impedire l'esercizio effettivo dei diritti di cittadinanza nelle società moderne, produce degli effetti al limite del surreale per cui la complessità dei problemi da risolvere deriva molto spesso dal modo in cui le questioni vengono poste. In tema di clonazione, frequentemente non si sa di cosa si parla e le contraddizioni dell'ordinanza ministeriale ne sono una dimostrazione evidente. Ad esempio, come è concepibile riuscire a clonare in modo efficiente degli animali transgenici senza che questa metodica sia preceduta e accompagnata dal momento della ricerca? Chi potrebbe stabilire preventivamente se queste ricerche troverebbero applicazione diretta o indiretta nella clonazione umana? E inoltre, in merito alla deroga al divieto per le specie in via di estinzione, come interpretare il controsenso biologico per cui la clonazione sarebbe in grado di risolvere il problema quando, notoriamente, le specie sopravvivono solo se si è in presenza di un pool genico sufficientement
e diversificato? Curiosamente, i Verdi hanno accolto con soddisfazione, oltre che il bando in sé stesso, anche quest'ultimo punto che, per l'eterogenesi dei fini, rappresenta proprio uno degli aspetti più deleteri del provvedimento di Bindi. Concepita forse la deroga per controbilanciare l'apertura alla clonazione animale industriale, l'utilizzo della clonazione per le specie in via di estinzione equivale ad una sorta di esercizio "cosmetico" e riduttivo della genetica che, a prescindere dalla dubbia fondatezza scientifica, corrisponde ad una concezione di tipo conservativo e antiecologico di una natura che è invece in continuo disequilibrio dinamico.
L'ingegneria ideologica attraverso la quale ci si sottrae al dibattito sui problemi veri sollevati dalle biotecnologie per concentrarsi su questioni di principio se non su pretesti che evocano logiche di sopravvivenza politica, finirà per escludere l'Italia da qualsiasi decisione in merito a normative che sempre di più andranno ad assumere un carattere sovranazionale. L'ordine del giorno delle urgenze politiche in questo campo riguarda l'equità nell'accesso, la tutela della privacy, le discriminazioni in ambito lavorativo ed assicurativo, lo sviluppo dell'industria biotecnologica, il sistema dei controlli e la formazione degli operatori del settore. Quale segno di un mutamento autentico nell'atteggiamento con cui si affrontano queste problematiche, si cominci col sostituire nei documenti ufficiali l'espressione "clonazione" con la definizione "trasferimento di nuclei cellulari": terminologia più corretta e descrittiva e certamente meno minacciosa e intimidatoria.