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Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 22 gennaio 1999
La questione della donazione "post mortem" degli organi, in discussione alla Camera, ha trovato nel problema del silenzio-assenso un elemento di controversia (riassumo semplificando: con il silenzio assenso, ad un individuo possono essere sottratti dopo la morte uno o più organi, senza che egli in vita abbia esplicitamente manifestato il proprio consenso alla donazione). Osservando la questione dal mio punto di vista, che è liberale-libertario, oscillo fra le due soluzioni e non riesco ad assumere in maniera netta una delle due. Cerco di esplicitare brevemente quelle che sono, a parer mio, le implicazioni etico-filosofiche delle due opzioni. Sulla base del principio di autoproprietà assoluta del corpo, l'individualismo metodologico liberale induce a opporsi al silenzio-assenso, in quanto la scelta di disporre del proprio corpo non può essere sottratta all'individuo (e infatti ricordo che nel '95 i due nostri deputati Strik Lievers e Vigevano, in un dibattito parlamentare, si opposero al criterio del silenzio
-assenso). Tuttavia c'è un argomento, di matrice laico-liberale, che spingerebbe verso la soluzione opposta: esso è la desacralizzazione del corpo umano (che, da "cattivista", mi intriga molto). Per la cultura laico-libertaria un corpo senza vita non è oggetto di quelle attribuzioni spirituali che le diverse religioni ad esso conferiscono; non c'è alcun Dio che proietta su quel corpo una qualche assolutezza metafisica; non c'è alcuna anima che ne preservi una qualsiasi unitarietà. Inoltre l'accoglimento del principio del silenzio-assenso avrebbe il vantaggio pratico di consentire una maggiore disponibilità di organi, in modo da salvare vite "vere", non feticci.

Sono graditi contributi-opinioni-commenti-confutazioni.

 
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