Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 17 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Rivoluzione liberale
Caporale Cinzia - 31 gennaio 1999
Sole-24 Ore, Domenica 31 gennaio 1999

COSI' "SCADE" UN COMITATO NAZIONALE

di Cinzia Caporale

C'era una volta un ministro della sanità che volendo istituire un comitato etico che discutesse di problematiche relative alla morte, previde che, tra le tante personalità, ne facessero parte anche una medium e l'autrice di un libro-inchiesta sui "redivivi". Il contributo di queste ultime doveva essere giudicato così irrinunciabile che alla reazione degli altri membri, "o noi, o loro", il comitato fu sciolto. Accadeva subito prima che l'allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti istituisse (28 marzo 1990) il Comitato Nazionale per la Bioetica (C.N.B.) che, dovendo inizialmente discutere proprio su tematiche riguardanti la riproduzione umana, non annoverava nella sua composizione neppure una donna. Fu probabilmente un articolo indignato di Giovanni Berlinguer a provocare la rapidissima emanazione di un decreto aggiuntivo volto a colmare l'imbarazzante lacuna. E fu lo stesso Berlinguer, alcuni anni dopo, a porre la questione del pluralismo culturale con le sue dimissioni dal Comitato nominato da Silvio B

erlusconi.

Proprio in questi giorni è in scadenza il C.N.B. presieduto da Francesco D'Agostino: quattro anni di mandato e ventitré documenti su una decina di diversi settori di interesse bioetico. Se l'obiettivo doveva essere quello di emanare pareri che offrissero un quadro di riferimento per la produzione di leggi, la sua funzione si è dimostrata pressoché inutile tranne per quel che riguarda l'abolizione dell'obbligo vaccinale, forse determinata più dall'impegno della sen. Carla Rocchi che non da quanto il Comitato stesso sia stato capace di incidere. Se, diversamente, lo scopo era quello di costituire un'interfaccia con la società e di dialogare con essa promuovendo un ampio dibattito pubblico, basti la considerazione che è l'unico comitato europeo a non essersi dotato di un sito Internet. Né la competenza della segreteria scientifica poteva ovviare alla grave carenza di mezzi finanziari che certamente ha condizionato, e probabilmente condizionerà, le sue attività.

Il disegno concettuale su cui si è impostato il C.N.B. è stato quello di accoppiare la logica tecnocratica con quella corporativistica. Nel campo della bioetica esistono delle conoscenze positive sia nell'ambito delle scienze biomediche che di quelle sociali. La loro padronanza giustifica la qualifica di "esperto". D'altra parte, il termine rischia di diventare ambiguo per quanto attiene alle conoscenze ed alle visioni di tipo normativo -che riguardano le opinioni, i valori e le opzioni morali-, e rispetto alle quali non esistono "esperti" autorizzati a decidere per tutti relativamente al merito delle questioni bioetiche ed al metodo con cui affrontarle. L'ovvia conseguenza di accoppiare queste due logiche, come peraltro si è verificato, è quella di costituire un organo di tecnocrati per i quali il dibattito collettivo, la formazione e l'espressione dell'opinione pubblica passano invariabilmente in secondo piano.

Il C.N.B., inoltre, non dovrebbe essere "rappresentativo" delle posizioni politiche o culturali del Paese. Corrisponde infatti ad una concezione corporativistica e illiberale ritenere che esistano rappresentanze che non siano determinate per via democratica. I membri del Comitato dovrebbero invece rappresentare soltanto sé stessi, le proprie competenze ed i propri valori. Le proposte formulate dovrebbero essere il frutto del confronto e dello scambio intellettuale e non l'esito del compromesso tra le posizioni dei singoli membri intesi come portatori di istanze politiche, religiose o ideologiche, magari "pesate" in funzione dei risultati elettorali. Per queste ragioni, non dovrebbe costituire obiettivo del C.N.B. il raggiungimento ad ogni costo di proposte unitarie. Un organo consultivo cioè, non deve trasformarsi in un organo rappresentativo: il C.N.B. non deve essere il CNEL delle questioni bioetiche.

Ipotizzando un'attività di tipo conoscitivo che privilegi la raccolta del dato empirico, il dialogo con la comunità, l'incontro con le realtà europee e mondiali, la promozione di un'alfabetizzazione bioetica della collettività e il ruolo di supporto informativo alle Istituzioni democratiche rispetto a quella della formulazione di pareri e di decaloghi morali, le priorità di una legge istitutiva che riformuli il Comitato dovrebbero essere la previsione di mezzi adeguati, la definizione dei compiti, e soltanto poi la garanzia di una composizione pluralista quanto a competenze, generi e culture. Il Disegno di legge attualmente in discussione alla Camera percorre la logica inversa, trascurando gli aspetti economici, non individuando in maniera sufficientemente chiara ed articolata le funzioni e viceversa concentrandosi proprio sulla precisazione di un'improbabile definizione di ciò che significherebbe il pluralismo. Del resto, se i compiti del C.N.B. corrispondessero a quelli sopra menzionati, l'ossessione per u

n pluralismo col bilancino paradossalmente perderebbe gran parte della sua pur legittima importanza.

Indipendentemente dalla prossimità della scadenza del C.N.B., le ragioni enunciate suggeriscono di ricorrere saggiamente ad un nuovo decreto di nomina da parte della Presidenza del Consiglio che dia il tempo per un approfondimento della questione. Per non ritrovarsi, ancora una volta, con una normativa ideologica, inefficace e semplicemente enunciativa delle tradizionali buone intenzioni.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail