--------------------------------------------------------------------------------Devo ringraziare G. Dellalba per avere richiamato l'ottimo intervento di Giorgio Inzani che, vorrà consentire Gianfranco, non può permettersi li liquidare nei termini espressi, per quanto evidentemente condivisibili, come il successivo intervento di Grippo dimostra e al quale pure infine vorrei dire qualcosa.
Mi spiace di non avere la disponibilità del mio studio, dei miei libri, delle mie carte per disavventure personali. Ma devo qui anzitutto aggiungere che vi fu una storica Conferenza universitaria di Focault sull'argomento a Parigi nel 1968 (si legga prego la prevalenza "Focault" piuttosto che "1968") pubblicata, della quale mi riservo di fornire adeguata citazione.
E già Gianfranco, anche la circolazione automobilistica può costituire, in una certa evoluzione del tempo, un crimine contro l'umanità:
Non sappiamo forse qualcosa di sviluppo sostenibile, di velocità entropica? Non siamo forse, noi radicali, per una società "climax" legata all'informazione scaturente dalla rivoluzione tecnologica in atto, ove si tenga conto delle implicazioni ecosistemiche del quotidano intasamento del traffico aereo, per esempio, ed ove si favorisca il ritorno ad una vita ed a consumi che riducano appunto la velocità entropica del tempo contemporaneo? Non crede Gianfranco che "politico" è ormai soltanto ciò che tende alla composizione delle grandi questioni planetarie aperte, al di la del lavoro pur utile che un eurodeputato o altro, nelle piccole quotidiane cose, può fare nel senso e nella fattispecie che io stimo e apprezzo?
Ed è proprio sicuro che è politically correct non vedere la mostruosità, non tanto in se ma quanto di politicamente ridicolo e sintomaticamente esprime la partita "bambine contro armi".
Mi si vorrà perdonare se quanto esprimo appare involuto e contorto ma devo cercare codici di espressione e di comunicazione per sintesi, impossibile dibatterne in due parole: occorrono dati ed una lettura profonda ma soprattutto un "pensiero in grande".
Il tempo è quello che scorre e si trasforma: occorre leggere l'insieme dei fattori, politici si badi non altro, fornendo contributi significativi che sappiano tendere verso l'evoluzione auspicata e necessaria, poiché questo non è uno sviluppo sostenibile. Ed anche il liberismo va concepito in ambito dato e non assoluto. Non possiamo sacrificare l'auspicato avvento liberalista perché si vuole sostenere ad ogni costo la libera e globale circolazione delle merci e delle persone. O meglio, perché no: l'assunto è valido ma non si possono mandare milioni di persone a svaccare alle Maldive od altra esotica località; che imparino tutti a far da conto e crescere alfabetizzandosi e meditando sulle miglior sorti del Pianeta.
Quanto a Grippo, e chiedo scusa ma devo chiudere, credo che ponga questione di suggestione individuale e della qualità di espressione e intervento vissute in un certo ambito e con una certa delusione.
Dunque anch'io in conclusione "sono uno dei dogmatici, integralisti e in definitiva pericolosi che ritengono che il proibizionismo sulle droghe (ma anche su altro) sia un crimine contro l'umanità.