Mi scuso per il ritardo, ma questa è "filosofia"; e come dicevano da Lattanzio a Hobbes, "Primum vivere, deinde philosophari".
Al dunque:
Per come la vedo io il giornalismo giudiziario rischia seriamente di morire. Ad alcuni potrà far piacere. Ad altri potrà non importare molto. Ma io la vedo così.
Non mi piace per nulla che i giornali non possano scrivere delle indagini giudiziarie in corso. Per qualcuno potrà essere tutela della strabusata privacy (inciso: la signora Palombelli in Rutelli è giunta a denunciare al garante l'"Espresso" che aveva pubblicato una foto della famiglia capitolina mentre passeggiava a Central Park di New York). A me sembra tanto una sorta di vendetta per tutto quello che in questi anni è stato scritto su Tangentopoli. E' verissimo che su Tangentopoli, quello che è stato, ha prodotto, significato, ecc., bisogna ancora forse fare una seria riflessione; mi par altrettanto vero che almeno il 90 per cento delle cose che sono state scritte, erano vere. Certo, quel 90 per cento non era "tutto"; ma il fatto che non fosse tutto non significa che non andava detto e scritto. Significa solo che anche altro andava detto e scritto. Mi spiego: il fatto che poco o nulla si sia parlato dei sistemi di finanziamento del PCI-PDS non significa che si doveva tacere dei sistemi di finanziamento deg
li altri partiti. Significa solo che bisognava scrivere e parlare anche di quello del PCI-PDS.
Ora potrà essere che mi sbagli - e lungi da me voler santificare la categoria a cui appartengo e che è colpevole di una quantità di mali - ma a me par di cogliere nei vari palazzi del potere una gran voglia di non essere disturbati. Una sorta di parola d'ordine, traducibile nell'oxfordiana espressione "Fuori dalle palle". Per altro devo riconoscere che molti di noi non chiedono altro, compiaciuti di dover assecondare i desideri del comandante di turno.
Il giornalismo ha una regola fondamentale: deve cercare di raccontare il fatto nel momento in cui si consuma; sapere, oggi, chi ha intascato le tangenti dello scandalo Lockheed, se sia stato Leone o Rumor o Moro, credo possa appassionare solo gli storici.
Io degli affari del signor Lorenzo Necci voglio sapere e voglio poter dire e scrivere nel momento in cui viene arrestato. E dico Necci per dire di tutti gli altri "animatori" delle cronache tangentopolari.
Voglio poi osservare che bene o male, l'opinione pubblica in questi anni ha potuto gettare uno sguardo sul funzionamento del sistema politico, sul rapporto tra politica e impresa, tra potere legale e potere criminale. Siamo sicuri che alla fine della fiera non sia proprio questo che non vogliano? Ci stiamo appassionando tanto sulle sorti di personaggi che in un modo o nell'altro sono "pubblici", e che devono ringraziare di vivere in un paese come l'Italia: dove c'e' un sistema informativo anche troppo ossequiente. Li vorrei proprio vedere, questi liberali in pectore nella patria del liberalismo - gli Stati Uniti - che farebbero. Lì sì, che dovrebbero sudarsi le loro settecento camicie di fronte ai mastini dell'informazione, che una volta addentato l'osso non lo mollano fino a quando non è triturato.
Per tornare a noi.
Io penso che i giornali e i giornalisti abbiano peccato nel non avvertire che si trattava d'istruttorie, cioè d'inchieste; che si era in attesa del contraddittorio processuale e della sentenza. Ma voglio anche dire con chiarezza che le notizie coperte dal segreto istruttorio assoluto sono tutto sommato davvero poche. Quando le carte vengono depositate in cancelleria, a disposizione dei difensori, perdono il loro carattere di segretezza. Posso confessare che le mie fonti migliori sono gli avvocati, vale a dire proprio i difensori?
Faccio un caso concreto. L'inchiesta su Cesare Previti era coperta da segreto assoluto. Era poi davvero così giusto che il suo caso - autorizzazione a procedere e richiesta d'arresto - venisse discussa in Parlamento senza che l'opinione pubblica sapesse nulla della questione? Lui si sarebbe limitato a dire che si trattava di una manovra denigratoria ordita dal pool di Milano, contro di lui, contro Berlusconi, contro Forza Italia. E non avrebbe dovuto minimamente spiegare perché ad un certo punto qualcuno gli consegnò decine di miliardi. Ripeto: è giusto? Perché una cosa deve essere ben chiara: tutto questo scandalo non nasce quando si parla del signor Rossi, del signor Bianchi, del signor Verdi, la cui privacy non so da chi possa essere minacciata, dal momento che solitamente i signori Bianchi, Verdi e Rossi non fanno notizia. Noi stiamo parlando di personaggi pubblici, ritenuti potenti e non di rado prepotenti. Il caso si fa quando sono loro ad essere coinvolti e a fare notizia. E non è giusto, visto che so
no personaggi, appunto, "pubblici"? Per inciso: molti di costoro parlano a schiovere (altra dotta espressione in uso ad Oxford). Perché i fascicoli una volta che vanno al GIP sono a disposizione degli avvocati della difesa, e non sono più coperti dal segreto istruttorio
A proposito di una marginale osservazione sui giornalisti arrestati o no:
8 maggio 1979: arrestato Fabio Isman del "Messaggero" con l'accusa di rivelazione di segreti d'ufficio.
31 dicembre 1979:arrestati Mario Scialoja e Giampaolo Bultrini dell'"Epresso",per aver pubblicato documenti relativi alla vicenda del giudice D'Urso.
21 febbraio 1980:arrestato Bruno Maffeis di "Settegiorni", per aver pubblicato una lettera non firmata con accuse nei confronti dei dipendenti comunali di Rho,e non aver voluto rivelare la fonte.
10 marzo 1982:arrestato Pier Vittorio Buffa per non aver voluto rivelare le fonti che gli avevano consentito di scrivere articoli su casi di torture inflitte a presunti terroristi.
30 marzo 1982:arrestato Luca Villoresi di "Repubblica", per non aver voluto rivelare la fonte che gli aveva consentito di scrivere alcuni articoli su torture denunciate da brigatisti rossi arrestati.
23 dicembre 1982: arrestato Luigi Irdi dell'Europeo, per non aver rivelato le fonti che gli avevano consentito di scrivere articoli su traffici di Carboni e Wilfredo Vitalone.
13 ottobre 183: Arrestato Cosimo Mancini di Stampa Sera, per violazione del segreto istruttorio.
2 febbraio 1984: Arrestato Giuseppe Parrello, dell'ANSA, per rivelazioni di notizie coperte da segreto istruttorio.
12 febbraio 1985: Arrestato Paolo Longanesi del Giornale, per non aver voluto rivelare le fonti che gli avevano consentito di scrivere un articolo sul boss mafioso Epaminonda.
31 marzo 1985: Arrestato Francesco Damato, de la Nazione, per aver pubblicato un dossier sul terrorismo.
Sono solo alcuni casi che ti cito a memoria; e risparmio i querelati, denunciati, condannati a pesantissime pene pecuniarie. Sbaglio certamente, ma sono contento che tutti questi miei colleghi abbiano pubblicato quello che hanno pubblicato e scritto quello che hanno scritto.
Per ora passo e chiudo. Cari saluti.