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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Angiolo - 11 febbraio 1999
Inserisco in Conferenza l'articolo apparso oggi su "l'Opinione", relativo al convegno su Carlo Rosselli promosso da Veltroni per il 27 del mese, che non è stato letto in rassegna stampa. Ritengo che, al di là dell'occasione, il taglio dell'intervento possa essere utile nel dibattito attuale coi DS, ecc.

"SE VELTRONI VUOL FAGOCITARE ANCHE L'EREDITA' DI ROSSELLI"

di A. Bandinelli

L'Opinone, 11 febbraio 1999

Ci risiamo. Dopo Silone e Sciascia, ora i Democratici di Sinistra stanno cercando di fagocitare Carlo Rosselli. Il segretario dei DS, Walter Veltroni, ha annunciato un convegno per celebrare il grande agitatore che dall'esilio parigino si sforzò di superare i partiti dell'antifascismo (i progenitori degli attuali) e, conseguentemente, di organizzare e far vivere una forza politica nuova, agile e creativa, che attorno a un programma di socialismo pragmatico desse ampio spazio all'iniziativa individuale: insomma, il movimento "Giustizia e Libertà", da cui successivamente nacque il Partito d'Azione. Ora, ci riesce difficile afferrare cosa possano rivendicare di quella formazione gli attuali Democratici di Sinistra, così inelutabilmente ancorati, nonostante tutto e tutti, al loro passato, compreso quello che Rosselli mise in mora.

Eppure, oltre mezzo secolo dopo Rosselli, non c'è commentatore politico, o addetto ai lavori, che non dichiari ancora una volta esauriti i partiti tradizionali, e non trovi almeno buone ragioni per chi cerca (e in questo Prodi e Rutelli, con il loro ulivo e il "centopadelle", hanno colto la palla al balzo) di rinnovare il menu della politica italiana attraverso un profondo rimescolamento dei sapori e degli intingoli. E se solo lo volesse, nel nome di Rosselli Veltroni potrebbe trovare una occasione per davvero far crescere il progetto disegnato alla Bolognina da Occhetto e subito abbandonato da D'Alema, che ne ha consegnato a Prodi gli strumenti e l'esclusiva. Invece, pur mugugnando, anche lui insiste sulla via dell'utilizzazione strumentale delle diversità e del dissenso. Il suo convegno ricorda maledettamente la vecchia pratica di Palmiro Togliatti, il quale operò comunque su ben diverse dimensioni, riuscendo ad accreditare come anticipatori del progressismo gramsciano colossi come De Sanctis, Croce e fina

nco Gentile.

Il recupero di Rosselli è l'ultimo gradino (per ora) di una operazione che aveva già colpito Ignazio Silone e, recentemente, Leonardo Sciascia. Per quel che riguarda lo scrittore siciliano, anche grazie al fattivo contributo della Fondazione che porta il suo nome e pretende di interpretarne e custodirne i valori e gli ideali. Un paio di mesi fa, la Fondazione promosse a Racalmuto un convegno per ricucire la lacerazione prodottasi tra le sinistre e lo scrittore quando, nel 1987, questi denunciò certe procure siciliane "antimafia" per comportamenti da lui sentiti come un brutto modo di farsi largo nel sistema giudiziario, o anche in politica. Le critiche provocarono allo scrittore, da parte di ambienti e giornali di sinistra, attacchi velenosi e diffamatori. Il convegno ha cercato di chiudere la vertenza; ma per giungere al risultato ha dimenticato di ricordare che la polemica sciasciana era la conseguenza della sua militanza decennale nelle file del partito radicale, anche come deputato. Per arrivare alla rap

pacificazione si sono puramente e semplicemente cancellati fatti clamorosi, come le prese di posizione di Sciascia sulle vicende Moro, D'Urso, o Tortora, pur ampiamente note a tutti. E' il solito metodo. Come dimenticare a quali deformazioni sia ricorso recentemente un giornalista anche serio, Giuseppe Fiore, per dare di Ernesto Rossi una immagine monca, quella dell'antifascista di stampo tradizionale e non, come invece fu, del rosselliano, dell'europeista e perfino del radicale in dura polemica con la politica economica, protezionista e reazionaria, del Pci? Da questa pratica non si cava nulla di buono. Essa porta, per smania di risultati, anche a inaccettabili confusioni: recentemente, Veltroni ha rivolto i suoi ambiziosi gesti "ecumenici" anche all'area cattolica di Dossetti e di don Lorenzo Milani, il prete di Barbiana. Per quanto ci si sforzi di renderlo appetibile, l'intingolo in cui siano affogati insieme il populismo cattolico e lo sforzo innovatore di Carlo Rosselli appare indigesto, non degno di Vi

ssani.

Qualche settimana fa, il senatore Salvi auspicava che al prossimo congresso dei DS potessero intervenire, in parità di diritti congressuali, socialisti e radicali. Per quanto riusciamo a interpretarne i gesti simbolici, Veltroni non intende seguire questa strada preferendo quella, più rozza e sbrigativa, del puro e semplice assorbimento. Al convegno rosselliano del 27 febbraio parleranno, si annuncia, Napolitano, Mussi e Valdo Spini, membro del comitato direttivo dei DS in rappresentanza socialista. Anche in termini meramente strumentali, sul pullman con cui vuol fare loro concorrenza Veltroni ammannisce una salsa insipida e scolorita, molto meno appetitosa di quella cucinata dalle "centopadelle" di Prodi e di Rutelli.

 
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