Roma, 16 febbraio 1999
Qualche giorno fa Marco Pannella e' intervenuto sulla questione della possibilità da parte della autorità giudiziaria di poter disporre direttamente della polizia giudiziaria per far svolgere le indagini, principio sancito dall'art. 109 della Costituzione. il risultato - secondo Pannella - nella applicazione che ne viene fatta dell'articolo e' uno stravolgimento dei compiti e delle funzioni proprie dei corpi di polizia, sequestrati a favore esclusivamente dei compiti di polizia giudiziaria sotto il controllo dei magistrati.
Su questo argomento, Radio Radicale ha raccolto alcuni commenti:
Vincenzo Caianiello - Presidente Emerito della Corte Costituzionale:
"L'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia. Questa norma fu oggetto di attento dibattito in assemblea costituente, perché da taluni si voleva affermare il principio che dipendesse esclusivamente mentre altri - tra cui l'artefice dell'articolo, Giovanni leone - erano interessati alla possibilità della dipendenza. Con questo si voleva evitare che il magistrato dovesse rivolgersi ai capi degli uffici e chiedere che venissero messi a sua disposizione agenti di polizia giudiziaria per far svolgere le indagini. Il punto focale fu il termine "direttamente": non si voleva una intermediazione. Con il nuovo codice la situazione si è ancor di più irrigidita: all'art.56 dice che le funzioni di polizia giudiziaria sono svolte alla dipendenza e sotto la direzione della autorità giudiziaria. Allo stato attuale, non vi è quindi un'autonomia della polizia giudiziaria."
Giovanni Conso - Presidente Emerito della Corte Costituzionale:
"Questo problema da tempo è sul tappeto e occorre affrontarlo. Naturalmente non è facile trovare una soluzione perché si tratta di bilanciare posizioni , esigenze e ruoli soprattutto. Però è chiaro che bisogna ridare alla polizia giudiziaria una possibilità di attivarsi anche per iniziative proprie di ricerca di elementi, di notizie di reato soprattutto; sempre sotto il controllo della autorità giudiziaria.
Io credo che alla polizia giudiziaria bisogna ridare un certo ruolo, una certa autonomia di iniziative, sia per l'efficacia della sua opera, ma anche per rivalutare il rango. Noi abbiamo bisogno di stimolare le persone che operano nel pubblico e quindi è chiaro ce se li si riduce ad esssere dei meri esecutori essi perdono slancio. "
Antonio Baldassarre - Presidente Emerito della Corte Costituzionale:
"Il rapporto tra autorità giudiziaria e polizia- così come è configurato dalle leggi e dalla costituzione - una amministrazione di pubblica sicurezza che gode della propria autonomia, ma che di fronte agli atti giudiziari deve dipendere dagli ordini che vengono dati dal magistrato. Il rapporto non è di subordinazione gerarchica ma di reciproca autonomia, con un comando funzionale in capo al magistrato.
Nel caso Marta russo - indicato come esemplare da Pannella - troppi errori sono stati compiuti dalla Procura, cioè è stato un processo condotto male e anche con una certa arroganza, con un modo di trattare le persone coinvolte a vario titolo come testimoni, come sospettati, con troppa superficialità e ancora una volta come sé il pm fosse un soggetto dotato di un potere "assoluto" sui soggetti. Tutto questo ha inquinato profondamente il processo e se questo processo dovesse avere un esito negativo, la responsabilità di tutto questo - mi sembra di poter dire - ricade sul cattivo comportamento della procura. "
Giovanni Aliquò - Sindacato funzionari di Polizia:
"La collaborazione tra forze di polizia e magistrati è stata anche molto proficua, laddove ci sono stati da una parte e dall'altra elementi intelligenti che hanno interpretare i rispettivi ruoli. Bisogna arrivare, però, ad un riequilibrio della normativa. Bisogna iniziare a spostare un po' gli equilibri dalla polizia giudiziaria alla funzione più propria di polizia che è quella di prevenzione , quella funzione di conoscenza del territorio, di conoscenza di fatti e persone e anche di intervento amministrativo sui personaggi più pericolosi, che consente di limitare il danno prima ancora che esso si manifesti, perché la polizia giudiziaria interviene quando il reato è stato consumato."
Oronzo Cosi - Segr. Gen. SIULP:
"Noi temiamo che sia ormai giunto il momento di denunciare che l'efficacia dell'intervento della Polizia è minato dalla mancanza di autonomia investigativa. Abbiamo spiegato che c'è stata un interruzione tra tutto il servizio di prevenzione
- che prima veniva dato come continuazione logica per lo sviluppo delle indagini - con l'avvento del nuovo codice di procedura penale che ha rotto questo legame tra polizia di prevenzione e i primi accertamenti di carattere esecutivo, che poi venivano successivamente dati al pm. Oggi, oltre al nostro lavoro di prevenzione dobbiamo solo riferire tutto quanto al pm, che certamente non può avere tutta quella disponibilità e neanche la possibilità di avviare indagini, in special modo sulla criminalità diffusa."
Segue il testo dell'intervento di Marco Pannella, di giovedì 11 febbraio:
gli orrori dei palazzi siciliani e il processo marta russo conseguenza della distruzione della funzione di polizia e del suo patrimonio professionale e tecnico. le polizie tacciono. i gruppi di potere che dominano il sistema giudiziario rappresentano una eversione mortale contro l'ordine e la democrazia.
"Lo svolgersi del processo per la morte di Marta Russo, il filtrare o l'irrompere dalla Sicilia delle informazioni torbide ed orrende dai palazzi di giustizia, cronache quotidiane univoche impongono a chi non voglia esser cieco l'evidenza di un altro disastro in corso; la distruzione ad opera del sistema di potere giudiziario italiano della funzione autonoma della polizia, del suo patrimonio culturale e professionale.
La direzione delle indagini, i luoghi e i tempi e gli oggetti sui quali indirizzarle, sono permanentemente sequestrati a favore delle funzioni di polizia giudiziaria, che stravolgono e stanno distruggendo in Italia tutti i corpi di polizia.
Gli organismi rappresentativi di questi corpi, i momenti sindacali riconosciuti e permessi, continuano a tacere; così come governi, forze politiche, e "esperti".
La Costituzione stessa aveva previsto una ben diversa caratterizzazione della funzione di polizia giudiziaria, e la piena autonomia tecnica e professionale degli altri corpi.
Oggi, invece, una miriade di magistrati e di giudici a ciò assolutamente impreparati hanno messo strutturalmente le mani su tutti i corpi di polizia, a partite dalle loro basi; le usano e ne abusano, al servizio dei propri strapoteri e delle proprie incompetenze.
E' giunta l'ora di denunciare le "mani sulla città e sul paese" di questi moderni eredi dei "generali" e dei "militari" quali pretesi strumenti di purezza e di efficienza in alternativa alla "corruzione" democratica e degli assertori dello Stato di diritto.
Occorre, infine, salvaguardare, salvare gli stessi giudici italiani dalle minoranze impazzite, megalomani, che li dominano e li comprano quotidianamente con possibilità di carriere, con remunerazioni e privilegi. Occorre denunciare il governo della totale distruzione della amministrazione della giustizia, assicurato dal CSM, organismo anticostituzionale ed eversivo.
Il movimento radicale sembra dare qualche segnale di ritorno.
Uno dei primi compiti che lo attendono e quello di seppellire con tutta la forza popolare e democratica, con una nuova ondata referendaria, se possibile, questo vero e proprio impero del male antidemocratico e neo-fascista, dell'irresponsabilità e dell'incompetenza, che manda in rovina la società italiana.
Più efficacemente di qualsiasi maledetta mafia. Si lasci al Polulivo le grandi manovre sul super 513 e dintorni, espressione di una politica e di ceti dirigenti subalterni a tutto".
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