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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 27 febbraio 1999
IL SENTIERO EUROPEO DEI MODERATI NEL "LIBANO" DEI PARTITI IN CRISI
da IL CORRIERE DELLA SERA, sabato 27 febbraio 1999

Il Punto di Stefano Folli

Quando non ha voglia di scoprire le sue carte, Silvio Berlusconi usa sempre la stessa battuta. Dice: "Non partecipo al teatrino della politica". Anche ieri il "teatrino" e' stato evocato per sfuggire a domande circa le candidature di Forza Italia al Quirinale. Il che conferma, in realta', il carattere esoterico del negoziato per eleggere il presidente della Repubblica. Del resto, Berlusconi da tempo insiste sul "metodo". Ossia sulla necessita' di un accordo-quadro tra maggioranza e opposizione prima che le Camere si riuniscano. Solo a quel punto si chiarira' il rebus del nome, anche se e' nota la preferenza di Berlusconi (dietro le quinte del "teatrino") per un moderato dell'area del centro-sinistra: Nicola Mancino, in primo luogo, senza escludere subordinate come Lamberto Dini. Questa propensione per il "metodo" il capo dell'opposizione la condivide con il presidente del consiglio e con Franco Marini.

Ma al momento non c'e' molto di piu'. In particolare non esistono certezze che D'Alema e Berlusconi, con il contributo del segretario del Ppi, siano in grado di costituire un blocco parlamentare capace di orientare l'elezione. Troppe variabili sono ancora da definire, a cominciare dal peso effettivo della galassia Prodi-Di Pietro: il partito "delle manette", cioe' la minaccia giustizialista secondo la descrizione berlusconiana. Questo spiega la filosofia del doppio binario con cui Forza Italia si avvicina alle scadenze di primavera. In attesa che maturino (se matureranno) le intese per il Quirinale, Berlusconi concentra le sue energie sul terreno elettorale.

Non da oggi guarda alle elezioni europee, svolte con il proporzionale, come a una ghiotta occasione di rivincita. E cala sul tavolo la carta del partito popolare europeo, nel tentativo evidente di sfruttare la crisi dei vari gruppi centristi. Simboleggiata ormai dalle convulsioni un po' grottesche dell'Udr.

S'intende che e' tutto da verificare l'effetto sul corpo elettorale di questo legame tra Forza Italia e il Ppe di Kohl e Aznar. Ma sul piano del gioco politico si tratta di un successo per Berlusconi. Il richiamo ai popolari europei tende a ridurre lo spazio che il Ccd di Casini si era ritagliato con pazienza e abilita' nei mesi scorsi (e che ha portato Casini a muoversi in apparente sintonia con Fini). E quanto al centro del centro-sinistra, Berlusconi si sforza di sedurne l'elettorato: anche per evitare che tale opera di seduzione venga compiuta da Romano Prodi.

La strategia di Forza Italia e' dunque ancora una volta elettorale, mirata al 13 giugno. Ma questa volta deve intrecciarsi con un appuntamento tipico del "palazzo" qual e' l'elezione del capo dello Stato. Cioe' di un "garante" in grado di condizionare per anni gli sviluppi politici. E' un passaggio decisivo per il Berlusconi "centrista" della primavera '99. Il che implica un buon rapporto con i D'Alema, i Marini e persino i Cossiga: gli stessi personaggi che Forza Italia dovra' combattere nelle piazze quasi nelle stesse settimane.

Tale contraddizione rischia di creare un labirinto. Anche perche' il quadro della politica presenta crescenti zone d'ombra. A parte le critiche feroci dell'Economist e di altre testate straniere, c'e' la definizione inquietante offerta dal commissario europeo Emma Bonino: l'Italia, secondo lei, costituisce ormai una sorta di "Libano della partitocrazia". Un Libano in cui il degrado della politica tende a essere generale (non si salva il "nuovismo" dei prodiani) e in cui la salvezza puo' venire solo da una "rivoluzione liberale" per la quale si mobilitano i radicali.

Non sappiamo quale esito avra' questa eterna utopia che s'intreccia con le scadenze della realpolitik. E' certo pero' che anche altrove, da punti di vista opposti a quello della Bonino, si avvertono scricchiolii. E' il caso di Armando Cossutta che ieri, parlando del futuro della sinistra, si e' detto "critico" sul governo D'Alema e "preoccupato" per la tenuta della maggioranza. Non e' poco, da parte di un politico che tanto ha contribuito alla nascita dell'attuale esecutivo.

 
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