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Conferenza Rivoluzione liberale
Saggese Mimmo - 4 marzo 1999
alcune considerazioni

1.

Tra il 1985 e il 1987 i radicali hanno determinato scientificamente l'impossibiltà di battere il regime partitocratico. La Risoluzione di Firenze, (novembre 85) il questionario rivolto agli operatori della giustizia (primavera 86), la mozione del 32· Congresso (1987) sono le tappe cardine di questa chiarificazione, al punto che potrebbero essere adottate come standard di qualità (tipo "ISO9000") della democrazia.

2.

Altrettanto si possono considerare analisi scientifica, gli ultimi 30-35 anni di lotte radicali. La "classe dirigente formata sulla galera e sul digiuno" (Pannella, 1986) come anche la lista delle sue frustazioni e defezioni. Sono tutte prove, collaudi, test dell'impossibilità di vincere questo regime.

3.

Nei dodici anni seguiti al 32· Congresso abbiamo riscontrato unicamente la validità del progetto transnazionale e l'impraticabilità della politica nazionale; tutto ciò malgrado l'esiguità dei mezzi, la incomprensibilità del progetto transnazionale ai più, le nostre incertezze, la periodica richiesta, da parte dell'opinione pubblica, di un ritorno in Italia del PR. L'ultima terribile battaglia "per Radio Radicale" è tristemente esemplare; rischiare la vita di Pannella, vedere decine di scioperanti della sete, per difendere quella Radio Radicale che da sola non bastava *secondo noi dodici anni fa*, a garantire livelli accettabili di democrazia.

4.

Dodici anni fa avavamo capito tutto, ma non il problema dei problemi: chi dirige questo regime? Come può un regime senza capo essere così forte? Perché c'è il regime?

5.

Ancora oggi noi siamo nelle condizioni di Winston Smith in "1984" di Orwell e possiamo dire come lui: "Ho capito come, ma non ho capito perché".

6.

Lo stato Italiano non è stato MAI democratico. Parlare di "Risorgimento Liberale" è inutile mitologia. Il Risorgimento era pre-fascismo, come la partitocrazia è post-fascismo. La famiglia Agnelli, nata nella pastura del Piemonte sabaudo che saccheggiava il Sud, finanziatrice del fascismo, braccio economico della partitocrazia, rappresenta simbolicamente la continuità sia della non-democrazia, che della colonizzazione del Meridione. Tre regimi, 140 anni, sei generazioni di classe dirigente.

7.

Tutti i grandi confilitti interni allo scenario politico italiano sono falsi o falsificati. Cattolici contro Comunisti, "antifascisti" contro "fascisti". IL RISORGIMENTO E' STATO LA MADRE DI TUTTE LE FINZIONI. Rivoluzione liberale a carico dello Stato, "Unità nazionale" a carico del Sud, unica, vera colonia.

8.

Anche lo scontro tra leghisti e risorgimentali è finto. Chi afferma che il Sud deve essere aiutato ancora, è destinato a far prevalere chi dice che 140 anni di salvezza e aiuti non sono stati sufficienti a civilizzarci.

9.

E la Padania già esiste.

10.

L'Italia oggi "entra in Europa" come un paese doppio: per metà Germania o Francia e per metà Grecia o Portogallo. In Italia vi sono la Regione più ricca d'Europa (Lombardia) e la più povera (Calabria). Questa non è la questione meridionale. Questa è almeno, la questione nazionale, se non una questione degna di tribunali internazionali.

11.

Sono razzisti tutti i partiti che proponendo un dato programma politico, ritengono che gli squilibri interni del Paese siano un "incidente", una eccezione, una "Questione Meridionale", una nota a margine del loro programma.

12.

Perché delle due l'una: o i meridionali sono una razza inferiore, o esiste una seria motivazione politica che li tiene nel sottosviluppo.

13.

Motivazione politica così radicata da essere sopravvissuta all'Italia Risorgimentale, Fascista, Repubblicana. Tre regimi, 140 anni, sei generazioni di classe dirigente.

14.

Ogni giorno, tonnellate di merci prodotte al Nord si vendono al Sud; ogni giorno si lavora "nero" al Sud; ogni giorno una quantità incalcolata di operai del Nord timbra l'uscita dalla fabbrica, e resta a lavorare in nero, cosa vista come una meritata pacchia in comune con il "padrone"; ogni giorno qualche giovane meridionale, mantenuto agli studi un po' troppo a lungo, trova finalmente lavoro, a Nord. Chi è lo sfruttato e chi è lo sfruttatore?

15.

Del resto, a parte la superficiale unità di religione, l'Italia è un paese molto più "lungo" e differenziato etnicamente della ex-Iugoslavia. Chi, che cosa tiene insieme sardi, valdostani, sloveni, tirolesi, siciliani?

16.

L'Italia non può essere una democrazia, perché il Nord deve sfruttare il Sud; il Sud non può emanciparsi, perché la partitocrazia fagocita qualunque istanza, anche quelle meridionali. E perché il Sud viene educato a pensarsi COLPEVOLE delle sue mancanze, sin dal brigantaggio. Tre regimi, 140 anni, sei generazioni.

17.

Quali sono le parole d'ordine che sono sembrate scuotere il regime negli ultimi anni? Quelle liberiste e quelle federaliste. Perché dopo 140 anni si deve ridiscutere (ovviamente in termini falsi) il rapporto tra le parti del paese e quello tra mercato e Stato? Perché proprio questi due?

18.

Silvio Berlusconi è stato, a torto o a ragione, il simbolo dell'imprenditoria del Nord che non vuole più esere PARASSITA dello stato, e che ritiene, a torto o a ragione, di essere matura per il mercato.

19.

Analogamente, La Lega di Bossi è stata ed è l'espressione dello stesso Nord che non ha più bisogno - o almeno così sente - della colonia meridionale che coltiva forza-lavoro e compra le merci del Nord.

20.

Perché sono emerse queste due esigenze, quella del libero mercato e quella federalista? Avanzo l'ipotesi che nell'ultimo decennio si sia dato fondo allo sfruttamento coloniale delle ex-Due Sicilie. Che l'imprenditore del Nord oggi non viva solo del divieto di imprenditoria legale del Sud, del consumo da parte del mercato coloniale, anzi, sopratutto dopo la crisi dei primi anni '90, il "sciur Brambilla" viva di esportazioni.

21.

Se così stanno le cose, non è il regime che sta per cadere; è la struttura economica su cui si basa; ma restano inossidabili le oligarchie e le corporazioni USIGRAI, Cgil-Cisl-Uil, le finte concorrenze tra Capitalismo di Stato e capitalismo foraggiato dallo stato; le finte concorrenze dei partiti, le finte legiferazioni, i finti referendum. Tutti fanno i fatti loro, tengono in pugno un Titanic che va a picco.

22.

Allora il partito di cui proprio l'Italia ha bisogno per le sue questioni più profonde e intime, non è il partito dell'Italia democratica, ma il partito degli Stati Uniti d'Europa.

E il partito di cui l'Europa ha bisogno, è il partito per l'abolizione, lo scioglimento dell'Italia; che sarebbe una lezione uguale e contraria all'unica grande lezione politica che l'Italia ha dato al mondo, il Fascismo.

23.

Evitiamo, dunque, qualunque forma di Partito Radicale Italiano; regaliamo al mondo il bisogno d'europa di sardi, tirolesi, napoletani, lombardi; regaliamogli uno stato romano-vaticano con qualche milione di cittadini (Pannella, 1988) e regaliamoci a tutti la fine del più ridicolo e demoniaco "stato nazionale"

Nota conclusiva: sono consapevole del fatto che parte delle affermazioni sarà assurda per i miei compagni radicali e parte sarà assurda per i miei compagni del Movimento Meridionale; quello che più è divertente è che due minoranze non fanno una maggioranza, ma una solitudine. Spero che la mia solutidine degli ultimi sei anni, oltre ad avermi fruttato un matrimonio, un figlio ed una professione, abbiano fruttato anche un ragionamento utile a qualcuno.

mimmo saggese, marzo 1999

 
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