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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Claudio - 5 marzo 1999
Naturalmente l'intellettuale organico Bandinelli prende lucciole per lanterne....
Giuseppe De Rita, sul Corriere del 4 marzo non parla della "crisi del blocco storico" bensì della crisi dell'"idea" di blocco storico.

Cito: "Finora si è lavorato - dice il sociologo - su una impostazione, quasi alla ricerca di un nuovo blocco sociale, ma si tratta di una impostazione duplicemente vecchia, perchè ragiona in termini classisti e perchè ragiona comunque in termini nazionali e statuali".

Come si puù vedere il De Rita pone ben altro problema, quello del superamento dell'analisi e della prospettiva dei "blocchi sociali".

E qui si arriva ad un punto rilevante per chi propone una "rivoluzione liberista" individuando alla De Marchi un potenziale blocco sociale di ceti produttivi alternativo ed antigonista del blocco dei ceti burocratici. Questa visione della società capitalista come di schieramenti di classe contrapposti fieramente è semplicemente sbagliata e fuori dal tempo.

La società capitalista dei servizi, o postindustriale, ha linee di conflitto sociale non più "dicotomiche" come quelle tradizionali (capitale/lavoro, oppure stato/mercato). Esiste, più che due classi o due blocchi sociali contrapposti, una grande classe sociale "intermedia", "parzialmente garantita", che ha allo stesso tempo un interesse forte alla riduzione fiscale e al mantenimento delle reti di protezione sociale; un classe semigarantita che da un lato vuole più mercato e più apertura internazionale e dall'altro ne ha paura per la precarizzazione in atto. In questa grande classe semigarantita prevalgono orientamenti "congiunturali" spesso contradditori in funzione di una molteplicità di fattori. In una società del genere, non ha senso parlare di "blocchi sociali" strutturati sulla base di identità classiste contrapposte: ha molto più senso parlare di un grande "corpo sociale", con molte contraddizioni e conflitti, organizzabile sulla base sulla base di identità territoriali o comunitarie. Più che identità

di classe forti, in una società postindustriale, ci sono identità di ceto forte (per stare a Weber).

Questo discorso vale anche per l'Italia, anche se con caratteristiche proprie (come al solito) della nostra storia e della nostra società.

Per tutto questo, il ragionamento di De Rita può essere importante: perchè dovrebbe far riflettere proprio sul concetto di "blocco sociale", sulla sua "inattualità" ( non a caso sono totalmente in disaccordo con De Marchi) e quindi su quali gambe far camminare il Cambiamento Politico e Sociale in Italia e fuori Italia.

 
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