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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 8 marzo 1999
RASSEGNA STAMPA
Da "La Repubblica" di lunedì 8 marzo 1999 - pag. 1

LA CANDIDATA ANTIPALAZZO

La campagna per Emma Bonino al Quirinale

di MIRIAM MAFAI

LA CAMPAGNA radicale intitolata a "Emma for president", sostenuta da molte importanti personalità è ben condotta, molto brillante e, dopo il crisma ottenuto dall'Assemblea dei Mille (che erano in realtà quasi duemila) e da Marco Pannella, si trasferirà da oggi nelle piazze di tutta Italia dove vedremo sorgere i tradizionali banchetti per la distribuzione del materiale di propaganda, la vendita dei gadget (maglietta con l'immagine di Emma, portachiavi etc.) e, naturalmente, per la raccolta delle firme. Siamo dunque all'organizzazione di una vera e propria, anche se anomala, campagna elettorale per una carica, la presidenza della Repubblica, alla quale fino a oggi non si accede per via di elezione diretta, ma attraverso un voto della maggioranza del Parlamento, senatori e deputati cui si aggiungono, in questo caso, anche i delegati delle Regioni.

NATURALMENTE tutto questo lo sanno benissimo sia i radicali, sia Emma Bonino e i suoi sostenitori, sia Marco Pannella che, perfetto conoscitore dei meccanismi e degli umori parlamentari, nel 1992 propose per primo la candidatura di Oscar Luigi Scalfaro e la impose a deputati e senatori che apparivano storditi per la propria impotenza e sconvolti per la notizia della strage di Capaci.

Oggi gli eredi di Pannella disegnano un diverso percorso, che, in qualche modo potremmo definire extraparlamentare, nel senso che intende raccogliere adesioni e consensi fuori del Parlamento sia pure sotto la singolare parola d'ordine "dell'assalto al regime, per batterlo e abbatterlo" (che in verità sembra un singolare proposito per un candidato al Quirinale). E non so se Pannella pensa realisticamente di poter portare al successo quella candidatura, o se pensa piuttosto che quella possa utilmente essere giocata in Parlamento da una pattuglia di "grandi elettori" contro eventuali accordi tra maggioranza e opposizione sul nome del futuro inquilino del Quirinale. Non possiamo sapere oggi quale sarà la consistenza, il peso, la capacità di manovra di quella pattuglia, e in che modo giocherà al momento opportuno, e contro quali candidati.

Ma la campagna "Emma for president" ha fin d'ora un altro obiettivo che in qualche modo è già stato raggiunto e che certamente verrà amplificato nelle prossime settimane. I banchetti in piazza, la raccolta delle firme, renderanno evidente di fronte alla pubblica opinione la differenza che passa tra due diversi modi di far politica, e due diverse procedure nella scelta del candidato alla più alta carica dello Stato. Da una parte la esplicita richiesta della simpatia e della fiducia, dall'altra gli imperscrutabili intrighi di palazzo. Da una parte una candidatura pubblicamente e limpidamente proposta e accettata, dall'altra l'oscuro balletto dei nomi, degli identikit, dei candidati che tutti conoscono ma che testardamente rifiutano di dichiararsi tali. Da una parte l'ostentata "innocenza" della Bonino, dall'altra il diniego tanto ipocrita quanto perentorio di molti che aspirano al Colle.

STA QUI, in questa contrapposizione esibita e sottolineata, l' importanza maggiore dell'operazione, che fa passare del tutto in seconda linea le qualità personali di Emma Bonino, la sua attitudine o meno all'incarico. Tutto questo diventa secondario, quasi irrilevante. Ciò che secondo Pannella e i suoi deve, ancora una volta, esser messo in luce, ciò che in effetti verrà messo in luce da questa campagna, è la miseria della politica, i suoi ritardi, le sue oscurità, la sua incapacità di parlare ai sentimenti del paese. E allora, per sconfiggere questa politica, viene proposta l'alternativa plebiscitaria e dunque un nome attorno al quale raccogliere emozione e consenso. Per questo Emma Bonino è il personaggio giusto, non solo perché è donna, o perché ha fatto bene come commissario europeo, ma anche, e forse soprattutto, perché è donna di emozioni e passioni, un personaggio "caldo" in una fase in cui la scena politica italiana è occupata prevalentemente da personaggi di scarso carisma. Non credo tuttavia che la

politica italiana, per uscire dalla crisi in cui da troppo tempo si trova (e che ieri ha nuovamente sottolineato con argomentazioni convincenti Ernesto Galli della Loggia) debba imboccare queste scorciatoie, segnate dalla confusione e dalla demagogia.

NON CREDO cioè che dalla critica ai partiti si debba passare all' idea di un loro azzeramento, optando per un modello che ignora la complessità dei problemi (anche nel caso della elezione del presidente della Repubblica) e la difficoltà delle soluzioni e consente agli elettori di esprimersi solo su scelte semplificate di tipo binario.

 
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