Da "La Stampa" di lunedì 8 marzo - pag. 3"BONINO? MEGLIO LA ANSELMI"
Bertinotti: sul Quirinale faremo contropiede
"Il caso-Cermis rivela la nostra sovranità limitata. No a un baratto con la Baraldini, la dignità non è merce"
ROMA
ORA, BERTINOTTI, LEI SARA' FINALMENTE CONTENTO DI D'ALEMA...
"Perché, scusi?".
PERCHE' IL NOSTRO PREMIER E' ANDATO DA CLINTON E GLI HA DETTO ''COSE DI SINISTRA'' SUL CERMIS, SULLA NATO, SULLA BARALDINI.
"Francamente, ho un'idea del tutto opposta. Anzi penso che, ancor più dopo questo viaggio, vada messa all'ordine del giorno la questione della nostra sovranità nazionale".
ADDIRITTURA.
"Ma lei ha presente che cosa ha significato l'assoluzione del pilota americano? E' stato un atto di autentico vandalismo contro l'Italia. Non solo gli Usa tengono le loro basi nel nostro Paese, non solo consentono comportamenti intollerabili verso chi le ospita, non solo requisiscono il processo e lo affidano a un tribunale militare, ma alla fine di tutto questo emettono pure una sentenza del genere!".
D'ALEMA HA PROTESTATO...
"Se è per questo, in Italia hanno protestato tutti, perfino la destra. Lasciamo perdere le banalità. Dopo questo incontro con Clinton, io vedo che continua a non esserci giustizia sul Cermis e che ci teniamo le basi Usa. Ma le proteste che lasciano le cose come stanno non sono vere proteste".
COS'ALTRO AVREBBE DOVUTO FARE, IL NOSTRO CAPO DEL GOVERNO?
"Doveva compiere un gesto che ci rimettesse in pari con gli americani. Di fronte a un contraente che compie una violazione così manifesta e provocatoria, D'Alema aveva un'unica risposta possibile: annunciare la rescissione degli accordi internazionali".
E' IL PARLAMENTO CHE FA E DISFA GLI ACCORDI, NON IL GOVERNO...
"Certo. Il governo doveva assumersi le sue responsabilità e annunciare che avrebbe fatto al Parlamento questa proposta. Verso l'America vedo invece una sudditanza. Come con un sovrano: si protesta, ma poi si piega il capo alla sua legge".
NON E' PROPRIO COSI'. D'ALEMA, PER ESEMPIO, SI E' BATTUTO PER LA BARALDINI. E NON SARA' LEI A SOTTOVALUTARNE L'IMPORTANZA...
"Pur di portare Silvia in Italia collaborerei con il diavolo, figurarsi con D'Alema. Se il governo ci riuscisse, sarebbe effettivamente un successo. Però dall'89 gli Usa hanno già respinto ben cinque tentativi di riportarla in Italia, spero che questo non diventi il sesto. E comunque, guai se si innestasse una relazione di scambio col Cermis: l'infamia cadrebbe sui poveri morti della strage e su Silvia medesima".
NIENTE BARATTI?
"Neanche per sogno. Gli Usa non possono pensare di ridurre a merce una caso di dignità umana, come quello della Baraldini".
INSOMMA, D'ALEMA A WASHINGTON NON E' STATO ABBASTANZA DI SINISTRA...
"Ha scelto di non arrivare al punto di rottura, di non varcare mai la soglia critica. Non è una novità. Si pensi ai bombardamenti Usa in Iraq: il governo ha balbettato. Su Ocalan, dopo un inizio promettente, ha fatto cadere le speranze. Ripeto, c'è un grande problema di sovranità nazionale. Perfino su Telecom".
IN CHE SENSO?
"Mettiamo da parte le ipocrisie. Nella scalata a Telecom bisogna scegliere se il rapporto con i capitali stranieri dev'essere di dipendenza oppure no. Se dobbiamo subire un processo di colonizzazione o dobbiamo affermare un criterio di reciprocità. Credo di non svelare un mistero dicendo che dietro agli ''scalatori'' c'è il capitale straniero".
IL GOVERNO SI E' DICHIARATO NEUTRALE.
"Se si è neutrali si è complici. E a sinistra cresce la preoccupazione che le politiche economiche del governo stiano mettendo in discussione la sovranità del Paese".
NIENTE TREGUA IN VISTA CON D'ALEMA, DUNQUE?
"Siamo e saremo alternativi. Faremo leva sulle molte contraddizioni che si aprono nello schieramento di centro-sinistra".
DOVE LE SCORGE?
"Sul Cermis vedo affacciarsi tra i Ds, tra i Verdi, tra i comunisti italiani, una propensione a considerare insufficiente la linea del governo. E nel dibattito alla Camera sulle basi Usa noi daremo battaglia".
E POI?
"Su Telecom ho ascoltato molte posizioni critiche, così pure sulla scuola privata, con la grande manifestazione di Bologna in difesa dell'istruzione pubblica. Ci sono aree crescenti della sinistra che assumono un atteggiamento interessante. Basta leggere il manifesto per averne la prova".
DENTRO LA MAGGIORANZA, CHI SARA' LA VOSTRA SPONDA PRIVILEGIATA: PRODI O VELTRONI?
"Sarebbe bello poter dire: ne scegliamo uno per cavalcarlo. In realtà non possiamo buttarci con l'uno o con l'altro, dobbiamo lavorare sui limiti di entrambi. Perché sono due posizioni politiche diverse, che però hanno lo stesso fondamento: il primato del mercato, il clintonismo come punto di riferimento. Dicono Clinton, ma del programma democratico americano lasciano cadere le politiche espansive contro la recessione e - cito Fitoussi - si prendono invece la flessibilità. Cioè la cosa di destra".
VI TERRETE FUORI DAI GIOCHI ANCHE NELLA CORSA PER IL QUIRINALE?
"Non è detto. Dipende".
DA CHE COSA?
"Dalle candidature che si affacceranno. Noi intendiamo giocare in contropiede. Se verranno lanciati nomi nel segno del presidenzialismo, noi li contrasteremo a fondo. Lo stesso faremo per le soluzioni che nasceranno da una voglia d'intesa tra centro-sinistra e destra. Oppure per le candidature troppo condivise".
VALE A DIRE?
"Sento che viene rilanciato di qua e di là il nome di Nicola Mancino, come ipotesi che potrebbe piacere a tutti. Noi vogliamo invece una scelta, diciamo così, più partigiana, più netta su alcune scelte di fondo, più nello spirito della maggioranza del 21 aprile 1996".
LE ANDREBBE BENE EMMA BONINO?
"Pur essendo rispettabile, e certo sufficientemente di parte, è una candidatura che non va. Ha un handicap: un'ispirazione neoliberista, anzi liberale, che metterebbe in ombra la prima parte della Costituzione".
FUORI UN NOME, ALLORA.
"Tina Anselmi. Per il respiro del suo impegno sociale, per la sua storia personale, per il suo modo di intendere la politica, penso che sarebbe proprio il nome di cui c'è bisogno".
Ugo Magri