Roma, 12 marzo 1999
Il Senatore Pietro Milio della Lista Pannella ha presentato oggi un'interrogazione al Ministro di Grazia e Giustizia e al Ministro dell'Interno sull'uso dei pentiti. Il Senatore denuncia che con il volgere degli anni e il mutare degli scenari giudiziari e politici l'istituto dei "collaboratori di giustizia" è divenuto una specie di ufficio di collocamento per criminali professionali organizzati i quali sono gestiti irresponsabilmente, ben pagati e protetti dallo Stato.
Nell'interrogazione si fa presente che è rimasta senza risposta la grave denuncia del dirigente del servizio centrale di protezione che ha rivelato - nel novembre 1997 - alla Commissione parlamentare antimafia prima ed alla Commissione giustizia del Senato, gli "oltre 600 incontri" illeciti tra pentiti presumibilmente per "aggiustare processi" e la scandalosa inerzia giudiziaria che ne è conseguita.
Viene ricordato come si attendono ancora spiegazioni sulla crociera di Tommaso Buscetta, sugli omicidi di Di Maggio Baldassare - testimone al bacio - denunciati dai carabinieri e non creduti, così come sulla crociera in Kenya e dintorni di Monticciolo con al seguito la famiglia - tutti poi fermati con documenti falsi - ed un congiunto condannato con sentenza passata in giudicato ad anni 24 di reclusione, sulle performaces di Siino-Angelo-bifronte che da confidente ha offerto "una verità" e poi da pentito "la verità opposta" utile solo a favorire improprie promozioni ed a coprire gravi responsabilità e sulle "verità" di Scarantino suggerite con "segnalibri e promemoria" manoscritti da altri in cui si leggono frasi di questo tenore: "motivazioni del pentimento: che cosa deve dire" ;
Il Senatore chiede se non è il caso di disporre un'immediata indagine ispettiva al fine di verificare la legalità nella gestione ed utilizzazione dei pentiti, in particolare l'elargizione (talvolta prima di essere interrogati nei dibattimenti ) di somme di denaro agli stessi (ivi comprese le somme date in mutuo trentacinquennale senza interessi a Marino Mannoia Francesco nonché le liquidazioni miliardarie). In particolare l'interrogante chiede di verificare se la pretesa intransigenza nella lotta alla mafia non si risolva di fatto in una concreta messa in pericolo delle istituzioni perché rivolta più che a combattere la criminalità a combattere gli avversai politici.